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«Sandro, non dirlo a mia madre, ma questa pasta è decisamente migliore della sua!»
Damiano, con la bocca piena, si congratulò con il padre di Victoria, che aveva cucinato la cena per tutti.

«È la mia specialità.» rispose l'uomo, sorridendo.

«N'è vero, dice così solo perché è l'unica cosa che sa fare.» disse Nica con un occhiolino.

Sia Victoria che Valentina risero di gusto.
«Povero Sandro, bullizzato.» lo prese in giro la figlia maggiore.

«Provaci, tu, domani mattina a chiedermi "papà, preparami la colazione" che ti ribalto.» la minacciò lui, infilzando due o tre pennette e puntandole la forchetta contro.

«Capito, capito.» rispose Victoria, alzando le mani in segno di resa.

La bionda era molto legata al padre, dopotutto, dopo l'improvvisa morte della madre era l'unico a cui poteva affidarsi.

«Passi l'acqua, Nica?» domandò Damiano alla ragazza, dal momento che la bottiglia era troppo lontana da lui.

Lei accontentò la richiesta del moro che, solo in quel momento, si rese conto della loro disposizione al tavolo.

Da un lato erano seduti lui e il padrone di casa, mentre dall'altro le tre donne.

«Triplo V. » disse, scherzando.

Sandro ridacchiò leggermente, stando attento a non sputacchiare pezzi di pasta sulla figlia minore.

«Veronica, Victoria e Valentina.» disse, non appena ebbe terminato di masticare.

«Bravo, papà. Hai indovinato i nostri nomi!» gli disse Nica strafottente.

«Signorina, i toni.» la riprese lui.

"Che ho fatto di male per ritrovarmi delle figlie del genere?" si domandava.

Valentina, nel frattempo, osservava quel quadretto particolare rimanendo in disparte senza, però, sentirsi esclusa.

C'era Sandro, che con le sue battutine sui capelli che ormai non c'erano più, l'aveva fatta subito ridere.

C'era Victoria, esuberante, mai banale e con un energia che avrebbe potuto far crollare un muro.
In lei aveva trovato la sua valvola di sfogo, il suo sostegno.

C'era Nica, così diversa dalla sorella nel modo di vestire e nell'aspetto fisico ma allo stesso tempo così simile a lei.

Per ultimo ma, come si suol dire, non per importanza, c'era Damiano.

Nemmeno lui in quella tavolata c'entrava tanto ma, ormai, era da considerarsi parte della famiglia De Angelis.

Sandro l'aveva praticamente adottato, dal momento che i suoi genitori erano spesso via a causa del loro lavoro che li costringeva in un modo o nell'altro, ad allontanarsi spesso da casa.

Jacopo studiava fuori sede e Damiano, approfittava della situazione per "evitare di cucinare e di lavare i piatti spesso" e scroccare pasti gratis ai De Angelis.

«Vieni a fumare?» propose Valentina, dopo aver riposto l'ultimo bicchiere nella lavastoviglie.

Damiano accettò, recuperando il pacchetto quasi finito che teneva nella giacca.

Aprirono una finestra della cucina dove, ormai, non c'era più nessuno e non avrebbero dato fastidio.

«Perché le Camel?» chiese lei sbuffando, dopo aver notato il cambiamento dalle solite Lucky Strike.

«Perché sbuffi?» le domandò lui di rimando, senza rispondere alla domanda della ragazza.

«Perché me fanno schifo.» disse. «Ora non potrò più scroccartele.» si lamentò con voce infantile.

Damiano mimò un alleluja con le labbra tra cui, subito dopo, aveva già infilato la sigaretta.

«Stronzo, devi pensare anche a me in queste situazioni! Lo sai che sono in grado di avere quattro accendini carichi e nemmeno una sigaretta.» gli disse, accendendo l'ultima Chesterfield che le era rimasta.

Passò l'accendino a Damiano che glielo restituì subito dopo.

«Vic mi ha detto che è successo un casino con Mirko.» esordì.

«Mh, sì. È geloso di te e vuole impedirmi di vedervi.» spiegò sinteticamente.
«Manco mi' madre nei suoi tempi peggiori.» aggiunse poi.

Damiano si voltò leggermente per osservarla meglio.
Non sembrava averla presa così male, era serena.

«Cosa vuoi fare tu?» domandò in tono pacato e conciso.

«Non lo so, sinceramente.» rispose.
«Intendo riguardo alla relazione,» chiarì. «perché, per quanto riguarda il resto, lui non ha diritto di parola.»

«Vie' qui.» le disse, alzando un braccio per permetterle di infilarsi dentro.

«Dem.» lo chiamò, dopo un tiro.
«Non sto capendo più niente.» gli confidò.

Aveva paura che Mirko la odiasse, aveva paura che in un modo o nell'altro avrebbe dovuto rinunciare a un tassello della sua quotidianità.

«Posso fa' 'na cosa?» le chiese, dopo qualche minuto di silenzio dove entrambi si erano fatti prendere dai pensieri.

Ormai anche le sigarette si erano consumate.

«Cosa?» chiese Valentina, chiudendo la finestra a cui erano affacciati.

«Ci parlo io con lui, almeno sistemiamo le cose.» le disse, incerto sulla sua reazione.

Valentina ci pensò bene prima di rispondere positivamente.

«Se riesci a farlo ragionare, o perlomeno, a chiarire il tuo punto di vista, fallo.» disse decisa.

Damiano annuì, ammirando quella determinazione che stava mostrando nelle risposte.

«Fantastico.» le disse, sperando che l'incontro con Mirko avrebbe portato buoni frutti.

«Grazie, Dem.»

Valentina abbracciò il ragazzo, ringraziandolo ancora mentalmente per l'aiuto.

Aveva passato un pomeriggio intero a pensare a Mirko e alla sua insensata sceneggiata di qualche ora prima.
Se non fosse stato per Victoria, la sua famiglia e Damiano, in quel momento avrebbe già avuto parecchi crolli psicologici.

«A' sfigati! Ho messo il Trono, dateve 'na mossa.» urlò la bionda, spalancando la porta della cucina e invitandoli gentilmente ad aggiungersi a lei sul divano.

Damiano sbuffò.

«Vic, ancora? L'abbiamo già visto tutti!» esclamò allargando le braccia.

Victoria scosse la testa prima di trascinare i due in salotto.

«Nina no, dobbiamo acculturarla.» gli disse.

Damiano, scioccato tanto quanto Vic, iniziò un monologo su quanto fosse interessante la serie.

«Dem, fermo.» lo interruppe lei, tornando a sedersi sul divano, dove era stata fino a poco prima di cena.
«Fallo iniziare, poi vedremo se è così bella come dite.»

Le ultime parole famose.

Quando si resero conto di aver passato tre ore a condividere i problemi degli Stark e dei Lannister, era ormai troppo tardi.

Valentina era distrutta, aveva passato una lunga giornata e la stanchezza si era fatta sentire presto.

Non appena vide i titoli di coda della terza puntata crollò.

Gli altri due non furono da meno; Victoria era nelle stesse condizioni dell'amica.
Damiano, un po' più sveglio, riuscì a recuperare due coperte, allungandosi di lato.

Ne mise una sopra le ragazze e una la usò per coprire sé stesso.

Biascicò un buonanotte più al vento che alle due, che non potevano sentirlo, e si lasciò andare anche lui al mondo dei sogni.

hills. ↠Damiano David, Måneskin ↞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora