Tra fogli, telefonate e urla per l'ufficio, Valentina aveva più che bisogno di una dose di quei calmanti per animali che vengono usati negli zoo.
«Amelia, scusami, potresti controllarmi se Paba ha versato almeno l'acconto?» domandò la ragazza, avvicinandosi alla scrivania della sua datrice di lavoro.
«Paba?» chiese di rimando lei, non ricordandosi minimamente di quel cliente.
«Paba Giacomo, l'appartamento boho a Parioli.» specificò lei.
Amelia, dopo aver digitato qualche codice sulla tastiera le porse una schermata stampata su carta dove risultavano tutti i dettagli relativi al cliente.
«Grazie mille!» salutò lei, uscendo il più velocemente possibile dall'ufficio per tornare al suo lavoro che voleva terminare al più presto.
Quello che Valentina definiva il suo stressometro aveva toccato picchi altissimi durante la giornata, soprattutto dopo la strigliata di Amelia a tutto lo staff.
«Siamo davvero indietro con il lavoro, dovete ottimizzare i tempi!» aveva detto strillando.
Valentina in quel momento avrebbe tanto voluto sbuffare, le sembrava di essere tornata a scuola quando, a metà del secondo anno, prima di partire per la Spagna, la sua professoressa di matematica ribadiva quotidianamente che fossero "indietro con il programma".
Probabilmente non ci credeva nemmeno lei a quello che diceva.Se con Amelia lo stressometro aveva sfiorato i novanta, Suzanne era riuscita a raggiungere il culmine.
Erano trascorsi ormai svariati giorni dall'ultima volta che le due avevano parlato faccia a faccia. La settimana precedente, infatti, la ragazza era partita per la Germania in visita ai suoi parenti.
Suzanne non amava molto la compagnia della famiglia, nonostante volesse loro un bene dell'anima, di conseguenza sarebbe rientrata a Roma in giornata.Valentina si era offerta di passare a prenderla in aeroporto per evitare che lei prendesse i mezzi o che lasciasse la macchina nel parcheggio inutilmente per un'intera settimana.
Aveva anche chiesto un permesso di uscita anticipata per riuscire ad arrivare in orario, pur consapevole che avrebbe dovuto recuperare il giorno seguente l'ora che avrebbe perso.“Tra poco ci fanno salire sull'aereo, forse mi passa a prendere Monica.” le aveva scritto.
Valentina, dal momento che stava lavorando, non aveva letto subito il messaggio e quindi non aveva potuto chiederle spiegazioni.
«Ma ti pare che mi deve avvertire di questo due ore prima scrivendomi un messaggio del genere?» aveva sbottato Valentina, sfogandosi con un malcapitato collega che aveva fatto il gravissimo errore di trattenersi qualche minuto a parlare con lei.
«Che poi, voglio dire, conosco a malapena di vista questa Monica! Non posso nemmeno chiamarla per capire come organizzarci!» sbuffò. «Oggi poi, che già sono indietro e ho trentamila cosa da fare, se devo uscire un'ora prima per niente mi incazzo.» disse, spostando nervosamente i fogli presenti sulla sua scrivania.
Il povero Matteo le aveva rivolto una frase di incoraggiamento, confidando nella buona fede di Suzanne, prima di congedarsi educatamente e tornare ai suoi progetti.
Valentina borbottò qualcosa di poco comprensibile e si rimise al lavoro, sperando in un segnale divino che le dicesse cosa fare.
«Ti stanno facendo lavorare troppo, Cenerentola?»Valentina alzò lo sguardo dal computer, sorridendo alla figura slanciata che aveva appena fatto capolino nel suo ufficio.
«Evitiamo, oggi non è giornata Dam.» gli disse, controllando l'orologio.
Sospirò sollevata nel notare che era arrivato il momento di uscire.
«Che ci fai qui? Hai sentito le mie preghiere e sei venuto a salvarmi?» chiese ironica lei, recuperando ciò che le serviva dalla scrivania e gettando gli oggetti alla rinfusa nella borsa.
Damiano ridacchiò, prendendo il cappotto della ragazza dall'appendiabiti.
«No, mi ha chiamato l'amica tua, Suzanne.»
Valentina sbuffò al sentire il suo nome, «Oggi mi ha fatto incazzare.» lo interruppe.
«Mi ha detto che ti ha mandato un messaggio ma non riusciva a chiamarti, ha detto che partiva la segreteria.» continuò lui, porgendole la giacca.
Valentina corrugò la fronte, aspettando che il ragazzo continuasse.
«Mi ha chiamato perché non sapeva come dirti che Monica, credo, non riesce ad andare a prenderla.» le spiegò. «Ho provato a chiamarti anche io ma non rispondevi nemmeno a me, quindi ho approfittato del fatto che fossi in zona e sono venuto a prenderti.»
Valentina annuì, facendo un cenno di saluto ai suoi colleghi prima di uscire velocemente dall'ufficio.
«Non mi hai neanche salutato oggi.» si lamentò lei con un finto broncio.
Damiano sorrise all'atteggiamento infantile della ragazza prima di allargare le braccia e lasciare che si avvicinasse a lui e lo stringesse in un abbraccio.
«Meglio?» chiese il moro lasciandole un bacio tra i capelli.
Valentina scosse la testa, staccandosi leggermente per poterlo guardare.
«No, non ci siamo ancora.» rispose con un sorrisetto furbo ad incorniciarle il viso.
Il ragazzo, a quel punto, si lasciò scappare una risatina divertita.
Sollevò con due dita il mento di Valentina prima di attirare le sue labbra in un bacio leggero.«Ciao, Nina.» le disse a qualche centimetro dal suo viso.
Valentina sorrise, trattenendo il labbro inferiore tra i denti.
«Ciao.»
Il rapporto tra i due non era ancora chiaro e ben definibile.
Di certo non erano più semplici amici ma non potevano ancora identificarsi come una coppia.Da quando Damiano aveva portato Valentina al Fontanone i due avevano passato molto tempo insieme.
Valentina era andata più spesso a casa di Victoria per assistere alle prove dei ragazzi e Damiano si era presentato qualche volta a casa della mora per aiutarla con i bambini.Vic e Leo erano sicuramente i loro fan numero uno, la bionda in primis.
Aveva sempre avuto una sensazione riguardo ad una possibile relazione e ora che c'erano tutti i presupposti, non perdeva occasione per ribadire ai due amici la sua approvazione.
«Guido io!» si propose Damiano non appena raggiunsero l'auto di Valentina, parcheggiata qualche via più in là.
«Non pensarci neanche, di chi è la macchina?» chiese retorica la ragazza. «Mia, quindi guido io.»
Damiano scosse la testa, allungando la mano per farsi consegnare le chiavi. Non si sarebbe fatto scarrozzare da lei.
«Daje, amò. Damme 'ste chiavi.» esclamò spazientito.
«Facciamo un patto.» propose la ragazza. «Ora guido io, andiamo prendere Mojito e poi puoi guidare tu fino a Fiumicino.» spiegò.
Damiano sbuffò, lasciando il volante alla mora che sorrise soddisfatta.
«Prima e ultima volta che guidi con me, Nina. Goditela.» borbottò Damiano.
Il suo ego stava risentendo molto di questo accordo.
***Scusate l'intrusione, ma sono contenta di dirvi che sono davvero soddisfatta di come si sta evolvendo la storia e spero che anche per voi sia lo stesso!
Spero che la situazione in cui si trovano Damiano e Valentina vi sia chiara, è ovvio che c'è un interesse reciproco ma è presto per poter mettere un'etichetta.
Fatemi sapere cosa ne pensate voi del rapporto tra i due!
Un bacio.❤️
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hills. ↠Damiano David, Måneskin ↞
Fanfic"T'amo senza sapere come, né quando, né da dove, t'amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vici...