"rockstar" risuonava nell'abitacolo della macchina nuova di zecca di Damiano.
La sua gioia, la chiamava.
Si divertiva a girare per le strade di Roma, esibendo il suo nuovo gioiellino.
Non che fosse una Ferrari, chiariamoci.
Cambiò stazione radio, nonostante la canzone gli piacesse.
Era fatto così, gli piaceva cambiare.
Percorse ancora qualche metro di strada prima di accostare e suonare il clacson per avvisare della sua presenza.
La bionda che lo stava aspettando non ci mise tanto ad entrare in auto; salutò Damiano con un bacio sulla guancia prima di sistemarsi al meglio sul sedile.
«Ciao, Vic.» la salutò lui, senza troppo entusiasmo.
La ragazza non se la prese più di tanto, lo stava portando da Ikea, di sicuro non era così che avrebbe voluto passare il pomeriggio.
Era riuscita a convincerlo dopo minuti interminabili in cui aveva spergiurato promesse che era sicura di non poter mantenere.
Rise, "Dai, Dam, se mi porti giuro che a Natale ti compro tutto quello che vuoi. Anche quella cazzo de camicia che so' tre mesi che la cerchi.", già.
«Non metterci troppo oggi, te prego. Siamo da te stasera, ve?» chiese lui, controllando dietro di sé grazie allo specchietto.
La bionda mosse il capo, annuendo.
«Valentina viene?» chiese poi lei, alludendo alla proposta che gli aveva fatto qualche giorno prima.
«Sì, » rispose «viene con Mirko.»
Damiano non se ne rese conto ma la sua voce assunse un tono quasi schifato, nel pronunciare quel nome.
«E Mirko sarebbe?» domandò la bionda, usando inconsapevolmente le stesse parole di Damiano.
«Il suo ragazzo.» rispose conciso lui, rimanendo concentrato sulla guida.
«Ma chi lo vuole questo con noi...» borbottò Victoria, cercando di non farsi sentire.
La bionda era contrariata all'idea che Valentina venisse accompagnata da qualcuno.
Era pienamente convinta che tra Damiano e Valentina ci dovesse essere qualcosa in più che una semplice amicizia, seppur stretta che fosse.Con quell'invito non voleva solamente conoscere Valentina, voleva anche vedere il modo in cui i due interagivano.
La settimana prima aveva visto come gli occhi di Rosa, la madre di Damiano, si erano illuminati di gioia nel sentir ancora parlare di lei dopo tanto tempo.
Sarebbe diventata il loro personale Cupido.
«Gliel'ho detto io che se lo poteva portare dietro.» precisò il ragazzo, in un secondo momento.
La bionda si battè una mano sulla fronte ripetutamente, che cretino.
«Ma dimme 'n attimo, » disse Victoria voltandosi verso di lui. «come cazzo t'è passata pe' la capoccia 'sta stronzata?» chiese, poi, alzando le mani al cielo con fare plateale.
Lui si girò velocemente, guardandola di traverso per qualche secondo, prima di tornare a fissare la strada.
Perché l'aveva invitato?
Forse non era stata una buona idea ma, lì per lì, gli sembrava la cosa più giusta da dire.
Ci aveva pensato bene, però, prima di chiederglielo ma la risposta era subito apparsa chiara nella sua mente.
«Lo volevo conoscere, giusto pe' capì che tipo è.» rispose sinceramente all'amica. «È de Prati e pare 'n bamboccione.» spiegò.
Victoria annuì, il moro aveva ragione.
Avrebbe avuto modo di conoscerlo anche lei e di farsi un'idea.«Scendi, Vic.»
Damiano aveva appena appena parcheggiato l'auto davanti al l'imponente edificio svedese.
«Mi da noia anche solo a guardarlo da fuori.» commentò.
«Muovi il culo, devo comprare solo qualche cuscino nuovo e le mensole da mettere in camera, non ci mettiamo tanto.» disse, non credendo nemmeno lei alle sue parole.
Sapeva che, in ogni caso, avrebbe perso un sacco di tempo a guardare oggettini inutili, a provare nuovi divani e ad annusare centinaia di candele.
Victoria trascinò Damiano dentro e lo costrinse a seguirla tra gli ampi corridoi.
Due ore più tardi, i due erano usciti dalle porte con una scorta di matite per un anno, quattro cuscini, due mensole, un nuovo orologio da muro e un set di barattoli in vetro da mettere in cucina.
«L'unica cosa utile che abbiamo preso oggi sono state le matite.» commentò Damiano, ridacchiando.
In fondo non si era annoiato nemmeno più di tanto, aveva anche visto qualcosa di particolare che sarebbe sicuramente piaciuto alla madre.
Cercò di imprimersi nella mente l'appunto di ritornare per comprare qualche regalo di Natale.Mancava circa un mese alla festività e lui non aveva ancora cominciato a pensare ai regali, si sarebbe ridotto agli ultimi giorni, come sempre.
Dopo aver sistemato gli acquisti in auto, tornarono velocemente a casa della ragazza per riordinare prima dell'arrivo degli ospiti.
Entrambi volevano fare bella figura, come sempre.
Per la sua gioia, Victoria non avrebbe dovuto cucinare niente.
Era una cena informale tra amici, tutti quanti, quindi, avevano deciso che una pizza sarebbe andata benissimo.Victoria aveva già sistemato i nuovi acquisti al loro posto, lasciando però le mensole sul letto; le avrebbe messe a posto più tardi o addirittura il giorno dopo.
Damiano, insolente com'era, nel frattempo aveva tirato fuori da un cassetto la sciarpa dell' A.S. Roma che il padre di Victoria aveva regalato alla figlia qualche anno prima.
Passò una decina di minuti a studiare il salotto, in cerca del luogo perfetto dove poterla posizionare.La mise in bella vista, vicino al divano.
«Perfetto, così va bene.» disse tra sé e sé osservandola.
Non sarebbe sicuramente passata inosservata in quel punto della casa.
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hills. ↠Damiano David, Måneskin ↞
Fiksi Penggemar"T'amo senza sapere come, né quando, né da dove, t'amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vici...