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A causa di un temporale improvviso, Valentina si era rifugiata all'interno di un supermercato, approfittandone per fare la spesa e rifornire il suo frigorifero.

Non era la sola ad aver avuto quell'idea, infatti quel giorno i corridoi erano particolarmente affollati nonostante non fosse un giorno festivo.

«Te lo giuro, Sue, mi ha fatto fare una figura del cazzo.» si lamentò la mora prendendo un pacco di biscotti dal ripiano.

«Calcola che all'inizio stava pure andando tutto bene, tutto liscio; i ragazzi parlavano con lui tranquillamente. Non hanno fatto neanche una battutina su di lui, zero. Sono stati carinissimi.» spiegò.

Suzanne, una delle sue più care amiche, l'aveva salvata dalla noia del supermercato con una chiamata improvvisa.

«Prendo il succo all'arancia o quello all'ACE?» chiese, interrompendo il suo monologo.

«Arancia, l'ACE a casa tua farebbe la muffa.» rispose l'amica. «Continua a raccontare.» la sollecitò poi, curiosa.

«Giusto, vabbè a 'na certa stava parlando di non mi ricordo cosa con due di loro e se n'è uscito con un congiuntivo sbagliato.» disse, scuotendo la testa ed esaminando le calorie dei Kinder Bueno.

Non che le importassero particolarmente, tanto li avrebbe comprati comunque.

«Vabbè non è così grave, capita a tutti di sbagliare.» lo giustificò l'amica.

«Si, ma se dopo che ti correggono, tu vai avanti a sbagliare sei proprio un gran coglione.» la interruppe, dando un colpo al carrello per spingerlo più in avanti.

La ragazza dall'altro capo del telefono scoppiò a ridere, interrompendosi poco dopo per rispondere ad una voce che la chiamava.

«Scusa Val, devo andare, la mia coinquilina ha bisogno di non so cosa.» spiegò con tono annoiato e con una punta di fastidio.
«Passo da te più tardi così finisci di raccontare.»

Valentina fece un mugolio di assenso, prima di salutare la ragazza e continuare con la sua spesa.



Dopo aver salutato tutti, la sera prima, non aveva perso occasione per rimproverare Mirko.

E che cazzo, doveva per forza farsi dare dell'ignorante da tutti?

Valentina sbuffò per l'ennesima volta, ancora risentita.

Era in coda alla cassa quando, dagli speaker della stazione radiofonica del supermercato, sentì la voce di Damiano risuonare per tutto lo stabile.

Chosen, il loro primissimo singolo, quello con cui si erano presentati al talent.

Valentina lo riconobbe subito; dopo aver scoperto l'esistenza dei Måneskin era diventata la loro fan numero uno.

Canticchiò il ritornello, tenendo basso il volume della voce.

Non voleva di certo dare spettacolo.

E si sa che, parlando del diavolo poi, spuntano le corna.

Più o meno.

Si sentì chiamare da una voce che non avrebbe potuto non riconoscere.

La madre di Damiano era a qualche metro più in là, anche lei in coda per il suo turno alla cassa.

Valentina sorrise, era un po' che le due non si vedevano.

«Ciao, Rosa!» esclamò scuotendo la mano leggermente.

«Ciao tesoro, tutto bene?» domandò la donna.

Damiano aveva detto alla madre che lui e Valentina si erano rivisti dopo tanto tempo.

Le aveva già raccontato tutto quello che la ragazza aveva raccontato a lui, senza dimenticare un particolare.

Sua mamma era una tipa davvero curiosa ed estremamente intelligente, non le si poteva tenere nascosto nulla.

«Si, tutto bene. Voi? Ho visto Dem ieri ma non mi ha detto niente né di Jacopo né tantomeno di te e Daniele.» disse, alzando gli occhi al cielo.

I genitori di Damiano era tornati insieme dopo nemmeno due anni dalla separazione, fortunatamente.
Quei due, insieme, erano spettacolari.

Rosa ridacchiò, conosceva suo figlio quindi non se la prese più di tanto.

«Tranquilla, è fatto così.» sorrise. «Tutto bene anche noi, grazie.»

Non fece in tempo a terminare la frase che la commessa la richiamò.
La coda era diminuita e le due erano rimaste ferme ai loro posti.

Dal momento che aveva già terminato, Rosa aspettò che la mora finisse di posizionare la spesa già pagata nelle borse.

«Ti ho aspettato, così ti saluto bene che mi sei mancata, topina. » disse, con la stessa voce che usava quando era più piccola.

Valentina abbracciò la donna, era mancata anche a lei, in fondo.

«Te l'ha detto Damiano che ho rotto la macchina l'altro ieri? Sono disperata.» chiese la donna, sospirando.

«Io sono al tuo stesso livello, l'ho portata ieri dal meccanico per la revisione ma non si è ancora fatto sentire.» scosse la testa la ragazza.

«Sei a piedi, quindi?» chiese e, quando Valentina annuì, si precipitò ad offrirle un passaggio.

«Uno dei due sta arrivando a prendermi, anzi, dovrebbe già essere qua.» disse riferendosi ai figli.

Fece passare lo sguardo per tuto il parcheggio cercando una macchina conosciuta.

Quando la trovò, si incamminò verso l'auto, assicurandosi che Valentina la seguisse.

«Certo che sei peggio del prezzemolo, Nina.» commentò Damiano, appoggiato alla carrozzeria.

La madre lo schiaffeggiò dicendogli di tacere.

«Pija 'e borse, Damiano. Datte 'na mossa.» concluse.

Il ragazzo obbedì alla madre, borbottando tra sé e sé.

«Ormai potrei cambiare lavoro, porto più donne a fare la spesa io che un taxi.»

hills. ↠Damiano David, Måneskin ↞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora