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«Un caffè, grazie.»
Damiano sorrise al ragazzo dietro al bancone, aspettando pazientemente che gli preparasse ciò che aveva appena ordinato.

«Arriva subito.»

«Vai, dimme.» Leo, impiccione com'era sempre stato, moriva dalla voglia di sapere il motivo per cui Damiano, qualche sera prima, non era uscito a festeggiare con loro.

«Che te devo dì?» chiese Damiano, nonostante sapesse già a cosa si riferisse il suo amico. Erano due giorni che chiedeva a destra e a manca per conto di Vic.
«Tu e la biondina dovete imparare a farvi un po' li cazzi vostri.»
Ridacchiò scuotendo la testa e ringraziando il barista che aveva appena appoggiato la tazzina davanti lui.

«Mi arrendo.» Leo alzò le mani in segno di resa. «Lascio a Vic il duro lavoro.»

Il moro aprì la bustina di zucchero versandone metà nel caffè.
«Ero da Valentina.»

Leo aggrottò le sopracciglia.
«E perché cazzo non l'hai detto subito? Saremmo venuti a fare un saluto anche noi.»

Damiano si voltò con un sorrisetto.
«Per questo non ve l'ho detto.» rispose, facendogli l'occhiolino.

Leo rise, schiaffeggiando la testa dell'amico scherzosamente.
«'A zozzone! Lasciala stare che è fidanzata.»

«Ti pare che mi vado a incasinare con una ragazza fidanzata, Leo?» ribeccò il cantante, portandosi platealmente una mano al petto.
«E comunque non sta più con il biondino.»

Gli occhi di Leonardo scattarono subito verso quelli di Damiano.

«Con questo "comunque" stai cercando di dirmi cosa? Perchè non penso di esserci arrivato.» chiese poi.

«Leo che cazzo, quante pippe che ti fai per un bacio.»

«Vi siete baciati?!»

Sì, si erano baciati. E non era stata neanche la prima volta.
Damiano si ricordava il loro primo bacio, quello che Valentina gli aveva dato all'età di dieci anni.
Non si ricordava il secondo ma era quasi certo che fosse successo.
Stando alle parole di Vic, lui e la mora avevano avuto un'altra esperienza simile dopo una festa entrambi ubriachi.

Il bacio di pochi giorni prima, il terzo, era tutto un'altra storia.
Non c'erano ricordi sfocati, ingenuità.

«Sì, ma non t'immaginare chissà che cosa. Semplice, spontaneo.»

Damiano sorrise, lanciando un'occhiataccia all'amico che lo fissava stralunato.
Semplice e spontaneo non erano due aggettivi che comparivano spesso nei racconti del cantante.

  ***


«Ma ti muovi? Sto per addormentarmi.»

Valentina sbuffò, cercando di non sporcarsi con lo scovolino del mascara che stava applicando.

«Se mi avessi avvertito anche solo una mezz'oretta prima ora sarei già pronta.»

Damiano alzò gli occhi al cielo.
«Donne, chi le capisce è bravo.»

Valentina, avendo finito di truccarsi lo superò uscendo dalla porta del bagno.
Prese la giacca e controllò nella borsa se ciò che le serviva era al posto giusto.

«Okay, pronta.» affermò con un sorriso. «Andiamo?»

Il ragazzo sorrise a sua volta, seguendola fuori dall'appartamento dopo essersi assicurato che il collare di Mojito fosse abbastanza stretto.
Valentina lo aveva obbligato a fare da dog-sitter per una sera.

«Come va con il lavoro? Mi ha detto Vic che state collaborando con una grossa azienda.» chiese Damiano, ricordandosi di quello che la bionda gli aveva raccontato.

«Sì, stanno ristrutturando dei nuovi appartamenti e ci hanno chiesto di occuparci degli interni.» spiegò lei, affiancandolo sul marciapiede sotto casa. «È stressante però, perlomeno per me.»

Damiano la ascoltava attentamente, per lui il mondo dell'interior design era sconosciuto.

«Perché?» chiese cercando di estrarre una sigaretta dal pacchetto con una mano.

«Perché sono costantemente al telefono, in chiamata con fornitori, clienti e il capo in vacanza che vuole aggiornamenti. I clienti, giustamente, vogliono sapere come procedono i progetti ma sono davvero tanti e alcuni molto sgarbati.» disse scrollando le spalle.

Il suo lavoro le piaceva molto, solitamente il clima era più rilassato ma la fama dello studio cresceva e se prima i progetti erano più pochi, ora le richieste aumentate e i dipendenti presenti dovevano farsi in quattro per stare al passo.

«Quando comprerò un appartamento verrò sicuramente da voi.» le disse Damiano continuando a camminare al fianco della ragazza stando attento a non inciampare nel cagnolino che gli scodinzolava in modo disordinato davanti.

«Hai intenzione di trasferirti a breve?» domandò Valentina.
Sapeva che Damiano, essendo in giro con la band molto spesso, non aveva ancora lasciato la casa dei genitori dal momento che pagare un affitto o comprare un appartamento per poi non viverci dentro, per lui era solo uno spreco di soldi.

«Non so, è qualche mese che ci sto pensando ma molto probabilmente non lo farò prima della fine del tour.» rispose soffiando fuori il fumo della sigaretta che aveva appena acceso.

Valentina annuì, convenendo con lui che fosse la scelta migliore.

Camminarono in silenzio per qualche minuto, sorridendo quando Mojito voleva avvicinarsi ad una cagnolina per annusarla.

«Oggi Vic mi ha chiamato blaterando qualcosa riguardo all'altra sera, ha chiamato anche te?» domandò Valentina guardandolo.

«Che ti ha chiesto?»

«Sinceramente non ho capito molto, mi ha chiesto se sapevo dov'eri tu ma prima che potessi anche risponderle si è messa ad urlare contro Nica e mi ha attaccato.» gli spiegò lei, prima di sedersi al tavolino di un pub.

«Vic e Leo hanno fatto comunella, volevano sapere perché non fossi rimasto con loro.» disse lui, scrollando le spalle e prendendo posto davanti a lei e portandosi Mojito sulle gambe.
«Gli ho detto che ero stato da te.» continuò coccolando il cagnolino. «E che mi hai supplicato in ginocchio e pregato insistentemente di baciarti.» aggiunse, sorridendo.

Valentina gli puntò un dito contro ridendo a sua volta.
«Ti ricordo che non sono stata io quella che supplicava, a me risulta che invece è stato qualcun altro in questo tavolo a pregare per un bacio.»

Damiano si guardò intorno in maniera plateale come se cercasse qualcuno.
«Ma chi, Mojito? Il cane? Dai, Nina la zoofilia anche no.» disse scuotendo la testa in disappunto.

Sollevò poi il cane per guardarlo negli occhi.
«Mojito, stamme a sentì, vedi di non fare lo scemo con Valentina, mi raccomando, trattamela bene.»

La ragazza osservava la scena ridendo a crepapelle.
«Smettila di fare lo scemo e lascia stare il mio cane. Anzi, dammi il mio piccolo amore.»
Damiano scosse la testa, ribadendo che quella sera il cane era suo.
Valentina continuò a ridere di gusto, scattando anche una foto ai due seduti davanti a lei.

«Comunque, parlando di quel bacio, non mi va di essere presa per il culo Dam.»

Valentina si era fatta tutto d'un tratto seria.
L'aveva presa alla leggera, era capitato e non voleva farsi mille paranoie come le era già successo in passato.
Voleva viverla più "alla giornata", ma nonostante questo era consapevole che non poteva lasciarsi andare completamente.
C'era una buona parte di lei che stava ancora male per la fine della storia con Mirko e che, pur essendo stata lei a volerla terminare, le aveva lasciato un vuoto.

«Ho bisogno in questo momento di stare tranquilla. Se con te posso farlo allora mi va bene qualsiasi cosa ma se tutto questo deve farmi stare male, allora no. Scusami, ma no.» continuò.

Damiano la guardò fisso negli occhi per qualche secondo in più.

«Vieni con me, devo farti vedere una cosa.»

hills. ↠Damiano David, Måneskin ↞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora