«Giù il primo al mio tre.»
Valentina aveva portato al tavolino del soggiorno tutto quello che aveva potuto trovare in casa che fosse alcolico o che potesse starci bene insieme.
Non che avesse trovato chissà quante bottiglie ma qualcosa di accettabile sì.Nel primo bicchiere, un po' troppo abbondante per essere considerato uno "shottino", aveva versato della vodka liscia che probabilmente proprio Damiano o i ragazzi avevano portato a casa sua in occasione di qualche serata o festa.
La vodka liscia non le era mai piaciuta particolarmente, la beveva solo nei drink.
«Uno, due, tre.» Damiano iniziò a contare. Non fece in tempo a finire l'ultima parola che Valentina aveva già portato alla bocca il bicchiere, terminando velocemente il liquido all'interno.
«Prometto solennemente che, dopo che il mio cervello sarà completamente purificato grazie a questa cosa trasparente, non berrò per minimo un mese.» disse Valentina con la mano sul cuore.
Damiano alzò lo sguardo puntando i suoi occhi scuri in quelli chiari della ragazza.
«Perché dovresti purificare la tua capoccetta?» domandò divertito.
La ragazza scosse la testa, facendo una smorfia poco convinta.
«Niente.» rispose, allungandosi verso il tavolino per riempire un altro bicchiere questa volta aggiungendo alla vodka anche della Coca Cola sperando che il risultato assomigliasse vagamente al suo amato cuba libre.
«Vuoi?» aggiunse, indicando la sua creazione.Damiano annuì, porgendole il bicchiere.
«Niente, però, non è una risposta.» disse. «Intendo dire, non è una risposta che accetto. Che c'hai Nì?»
Valentina fissò le fibre del tappeto per qualche secondo in più prima di trovare le parole giuste.
«C'ho una voglia matta di bere fino a spaccarmi per non vedere più la faccia di quel coglione.» rispose.
Damiano sospirò, facendo segno alla ragazza di avvicinarsi a lui.
Fece aderire la schiena al bracciolo del divano per permettere alla ragazza di rifugiarsi tra le sue braccia.«Avete parlato?» chiese, sperando che Mirko avesse dato peso alle cose che gli aveva detto poche ore prima.
Valentina annuì.
«Sì, ma non è andata molto bene. Diciamo che mi sono infuriata con lui dopo la sua ennesima giustificazione del cazzo.» spiegò la mora.
Sentendo il suo tono di voce agitarsi, il ragazzo fece scorrere leggermente la mano sulla gamba della ragazza per tranquillizzarla.«E dopo 'sta cosa gli ho detto, con tutta la calma che avevo, che lui non aveva mai fatto un passo in più verso di me e che, quindi, io mi ero stancata della situazione e di lui in generale.»
«Capisci anche tu che, su certe cose, quando stai con una persona da qualche mese sorvoli, ma dopo un anno di relazione non puoi permetterti di pensare, dire e soprattutto pretendere la luna, quando non hai mai fatto niente tu per migliorare il rapporto.
Mi sono stancata. Gli ho detto di non farsi sentire più perché, per il mio bene, nella mia vita lui non aveva più posto.»Valentina era stremata, non voleva rovinare la serata con i suoi problemi ma aveva davvero bisogno di sfogarsi con qualcuno.
Non aveva ancora detto della cosa nemmeno a Vic o a Suzanne.«Come stai te ora?» chiese Damiano, evitando intenzionalmente di dire la sua sulla questione sapendo che non sarebbe stato molto d'aiuto.
Mirko era un bravo ragazzo in fin dei conti, aveva solamente bisogno di un altro tipo di persona al suo fianco.
Una più tranquilla, meno intraprendente e probabilmente più simile a lui.«Male per colpa sua, ma non mi va di piangermi addosso ora con te, lo sai che non mi piace farmi vedere così.»
«Lo sai cosa diceva un vecchio saggio?» chiese il ragazzo.
«Dimmi.»
«Gli opposti si attraggono ma amano i propri simili.»Valentina ridacchiò.
«Fedez?»«Non sfottere Nina!» la riproverò lui ridendo a sua volta. «Sto cercando di spiegare un concetto intelligente.»
Damiano decise di tentare comunque di esporre il suo pensiero.«Dicevo, tu e Mirko eravate gli opposti. Anzi, siete gli opposti. Lui è un tipo troppo abituato ad avere tutto organizzato, sotto controllo e tu sei una mina. Nessuno riesce a controllare ciò che fai, le tue "giornate tipo" sono sempre imprevedibili. Un giorno ti svegli con la voglia di partire per un viaggio per il quale hai comprato il biglietto aereo mezz'ora prima e un altro hai solo voglia di dormire, dormire e dormire. E a te sta bene così, non ti fai problemi.»
La ragazza sorrise amaramente.
Damiano aveva centrato in pieno, a Mirko le sue libertà stavano strette, il modo di pensare nettamente diverso dal suo riguardo alcune situazioni particolari ad esempio sul lavoro o sui bambini che Valentina curava per conto di Alessia.
A Mirko non erano mai piaciuti più di tanto.«Gli opposti si attraggono, chissà perché.» sospirò Valentina, dando voce ai suoi pensieri.
«Perché il diverso incuriosisce, è nella natura umana. O incuriosisce o spaventa, ma non è nella tua natura spaventarti di ciò che non conosci.» sentenziò Damiano giocherellando con il bicchiere che teneva in mano, cercando di mantenerlo in equilibrio sul corpo di Valentina.
«Sai che ho fatto un sogno oggi? Non era proprio un sogno in realtà, più che altro mi sono immaginata una cosa.»
«Un sogno ad occhi aperti?» chiese lui, non capendo dove volesse arrivare con quel racconto.
«Più o meno.» annuì lei. «Ero con Vic e i bambini e mi sono immaginata di avere dei figli, tutti miei, che giocavano con il loro papà saltellando su e giù da divani e poi si lanciavano in braccio a lui che, dopo averli sollevati, li faceva girare in aria.» continuò lei con un tono di voce più basso del solito, fissando un punto nel vuoto.
Damiano sorrise, prima di rabbuiarsi leggermente.
«Non deve essere bello immaginarsi lui in quel ruolo sapendo che ora non è più niente.» le disse.
«Non era Mirko nel sogno, Dam, eri tu che giocavi con loro.» lo interruppe. «Ti assomigliavano, soprattutto la bambina. Aveva i tuoi stessi occhi.»
Valentina si girò lievemente, giusto il necessario per osservare la reazione dei ragazzo.
Lui, dopo qualche secondo di esitazione, allungò il braccio per raggiungere il telecomando della televisione intenzionato a guardare un film.
«Che figa quella bimbetta, allora. Con due genitori così boni non ci si poteva aspettare altro.»
Alla tv stavano trasmettendo "Juno", un film riguardante una ragazzina di sedici anni incinta del suo migliore amico.
Valentina l'aveva già visto più volte e ogni volta, come quell'ultima, scoppiava in un pianto sfrenato verso la fine del film.
Vedere quella ragazzina così debole ma allo stesso tempo determinata nel far crescere suo figlio in una famiglia adatta aveva fatto nascere in Damiano una serie di dubbi e paure, anche legate al racconto del sogno di Valentina.
«Nina.» la richiamò lui, facendola voltare. Il ragazzo passò le dita sulle guance della ragazza, eliminando alcune lacrime. «Posso baciarti?»
Valentina scosse la testa, sorridendo lievemente per poi appoggiare nuovamente quest'ultima al petto del ragazzo, stringendolo un po' più forte di prima.
Le prime note di "Anyone else but you" riecheggiavano nella stanza insieme ai singhiozzi di Valentina che dopo qualche secondo sbuffò prima di tirarsi su con la schiena.
«Al carajo.» sospirò Valentina tra sè e sè, voltandosi nuovamente verso il moro. «Dame un beso, por favor.»
Damiano sorrise, avvicinando le sue labbra a quelle della ragazza facendole toccare in un bacio semplice, senza pretese che non durò molto ma che lasciò intontiti tutti e due, tanto da non accorgersi che il film era ormai finito e che ora alla televisione trasmettevano una serie di televendite di materassi e cuscini.
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hills. ↠Damiano David, Måneskin ↞
Fanfiction"T'amo senza sapere come, né quando, né da dove, t'amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vici...