«Valentina! La mamma ha detto che quella è una parola brutta, non si dice!»
Camilla, con fare saccente, riproverò la mora che si era lasciata scappare un'imprecazione.«Giusto!» la seguì il fratello.
Valentina si scusò con entrambi, dando ragione ad Alessia.
«Vic,» continuò poi, ritornando al discorso con la bionda.
«potresti chiedere a Damiano se si ricorda qualcosa?» domandò.«Va bene, anche se non ti assicuro niente.» le rispose Victoria.
«Grazie, davvero.» sospirò Valentina, passandosi una mano sul viso.
«Dio ma come é possibile?» aggiunse dopo un secondo di silenzio.
«Magari é una stronzata Val, può essere che mi sia sbagliata.» le disse la bionda, cercando di convincere l'amica.
I due bambini, sentite le parole di Victoria sbuffarono sonoramente, incrociando le braccia al petto.
«Valentina, dì alla tua amica che se dice un'altra parola brutta la portano in prigione.» suggerì Giorgio alla ragazza.
«Sentito, Vic? Moderati.» disse cercando di mantenere un tono neutro per mascherare le risate che stava trattenendo.
Victoria, dopo aver risposto al bimbo, inziò una conversazione con i gemelli riguardo ai nuovi panini del McDonald's.
A quanto aveva capito, i bambini li adoravano.
Joe Bastianich era il loro giudice di Masterchef preferito, di conseguenza qualsiasi cosa avesse fatto, loro l'avrebbero apprezzata.«Il mio preferito é quello al pollo!» disse Camilla, con l'acquolina in bocca.
Valentina rise, pensando a come, al contrario loro, da McDonald's aveva sempre preso il suo Crispy McBacon senza provare mai altro.
I gemelli e Vic rimandarono ad una "prossima volta" la discussione, che si era anche estesa all'Happy Meal, dal momento che Valentina era giunta a destinazione.
Salutò l'amica al telefono, promettendole che l'avrebbe richiamata.
Scese dalla macchina per riprendersi Mojito e dare così modo a Camilla e Giorgio di scendere dall'auto.
«Vale, la tua amica é simpatica.» disse Camilla.
Giorgio annuì, d'accordo con la sorella.
«Invitala a giocare con noi la prossima volta!» disse il piccolo.
«Sarà fatto!» rispose Valentina, facendo l'occhiolino ai gemelli.
«Ciao topini, ci vediamo dopo!» li salutò lei, dopo aver visto la zia avvicinarsi a loro.«Ciao Vale, ciao Mogino!» dissero in coro i bambini, salutando Valentina e il cane.
Valentina li salutò ancora, sventolano la mano nella loro direzione.
«Pronto Mogino?» domandò la mora al cane, «Adesso andiamo a casa che la mamma deve lavorare.» concluse ridendo leggermente.
***
«Posso?»
Valentina stava giocando con Giorgio sul pavimento mentre Camilla dormiva beatamente sul divano dietro di loro.
Si era appisolata poco prima, stanca dalla corsa che aveva fatto tutto il pomeriggio con Mojito.
Damiano era appena entrato nel salotto; prima di annunciare la sua presenza si era fermato qualche secondo ad osservare la mora mentre faceva saltellare un pupazzetto di peluche a forma di leone.
«Ciao rockstar, come stai?» domandò Valentina voltandosi, in modo da poter vedere l'amico appena entrato nel suo salotto.
Damiano le si avvicinò stampandole un bacio tra i capelli arruffandole, poi, i capelli.
La ragazza sbuffò, leggermente a disagio.
Non aveva ancora ricollegato i puntini della serata precedente e, di conseguenza, non aveva ancora chiaro ciò che era accaduto.«Meglio di quel povero orsetto blu lì a terra.» rispose lui, osservando il peluche che Mojito aveva mangiucchiato. «Decisamente.»
Appoggiò una busta e le chiavi di casa di Valentina sul tavolino, ringraziandola per avergliele prestate.
«Ciao.» disse in tono spavaldo il piccoletto che, da quando era entrato Damiano, aveva lasciato perdere la sua caccia nella savana.
«Sono Giorgio, tu?» domandò.Damiano guardò il bimbo dagli occhietti vispi e gli rispose sorridendo.
Dopo una serie di domande infinite, Giorgio decise che anche lui aveva voglia di dormire e si sistemò sul divano vicino alla sorella, rubandole la coperta.
Valentina scosse la testa, alzandosi per andare a prenderne un'altra in modo che entrambi fossero al caldo.
«Nina, posso parlarti un secondo?» chiese Damiano, seguendola.
«Certo, dimmi.»
Valentina era voltata, con il corpo proteso verso l'armadio aperto; sperò che Damiano non avesse visto il suo viso impallidire e tingersi di rosso subito dopo.
Si trattenne ancora per qualche secondo prima di voltarsi , cercando di prendere tempo per dar modo al suo viso di ripristinare un colorito accettabile.
«È una cosa abbastanza importante.» chiarì, dal momento che la ragazza apparentemente non gli stava prestando molta attenzione, più concentrata a girare per il salotto sistemando coperte e raccogliendo giocattoli.
«Scusa, vai.» disse lei, sedendosi su una poltroncina.
«Il fatto è che -» Damiano cominciò il suo discorso, sperando vivamente di ricordare le parole che aveva provato e riprovato durante il viaggio verso la casa della mora. «Non so quanto tu ti possa ricordare, ma sono venuto apposta per quello.»
Valentina prese un respiro e invitò con lo sguardo il cantante a continuare.
«Vic mi ha detto che mi ha visto con una ragazza e pensa che questa ragazza sia tu.» disse lui, decidendo di non girarci in torno.
«Dice che -» continuò.
«- Che ci ha visto mentre ci baciavamo; sì, lo ha detto anche a me.» lo interruppe Valentina, concludendo la sua frase.Damiano la guardò, cercando insistentemente di ricordarsi se quelle labbra le avesse già sfiorate e assaporate.
Quelle labbra che, ormai, desiderava.
Gli rodeva il fegato al solo pensiero.
“Cazzo, ho finalmente baciato Valentina e non me lo ricordo nemmeno.” si diceva.«Dem, io, sinceramente, non mi ricordo di questa cosa.» esordì lei, rompendo il silenzio che si era creato.
«Se nemmeno tu ti ricordi nulla, preferirei lasciar perdere e non complicare la situazione con Mirko.» continuò, esprimendo il suo pensiero.Damiano avrebbe preferito volentieri non sentire queste parole, ma le accettò e le diede ragione.
«Concordo, è la scelta migliore.» disse, abbozzando un sorriso.
«Comunque, ti ho portato i cornetti il pistacchio.»
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hills. ↠Damiano David, Måneskin ↞
Fanfiction"T'amo senza sapere come, né quando, né da dove, t'amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vici...