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«Dovevi girare a destra e prendere la seconda!»
Valentina si mise le mani nei capelli, era la terza volta che sbagliavano strada.

«Vale, cazzo, se continui a strillarmi nelle orecchie non arriveremo mai.» le disse Damiano guardandola fisso negli occhi.

Valentina mormorò un «scusami» prima di ripristinare per l'ennesima volta il GPS della macchina.

Damiano scosse la testa divertito.

«Comunque sei pazzesca, riesci a farmi confondere su una strada che avrò fatto cento volte e che, per di più, è tutta dritta!»

Valentina sorrise imbarazzata, stringendo Mojito al petto.

«Lo sai benissimo che il mio senso dell'orientamento fa davvero schifo.» si giustificò lei.

Rimase qualche secondo ad osservare il ragazzo, concentrato sulla la strada davanti a lui, che canticchiava a tempo le canzoni proposte dalla radio.

Non si era mai soffermata ad osservarlo così intensamente.
Era proprio bello.

Sentì la necessità di fargli sapere ciò che passava per la sua testa ed era talmente tranquilla in quel momento che non ci pensò due volte prima di aprire la bocca.

«Dam.» lo richiamò.
Il ragazzo si voltò leggermente per farle capire che la stava ascoltando per poi ritornare con gli occhi sulla strada.

«Sei bello.» gli fece sapere. «Non te l'avevo mai detto.»

Damiano la guardò con la coda dell'occhio, incerto su come reagire a quell'affermazione.

Le prese una mano intrecciandola con la sua, poggiandole entrambe sul cambio dopo averle lasciato un bacio sul dorso.

«Grazie.»

Valentina sorrise per l'ennesima volta. Quella che era iniziata come una giornata da dimenticare si era ben presto trasformata nell'esatto opposto.

«Questa era Champagne Supernova dei meravigliosi Oasis. Proseguiamo annunciandovi che è arrivato il tanto atteso momento in cui leggiamo i vostri messaggi!» esclamò entusiasta il presentatore radiofonico. «Luigi ci scrive: Vorrei fare un saluto a mia figlia Tiziana, oggi è il suo compleanno! Auguri Titti, ci manchi!»

Come non detto.

Valentina percepì una forte fitta allo stomaco.
Approfittò del fatto che Damiano avesse tolto la mano dal cambio per far scivolare via le dita dalla sua presa.

Titti.
Era un po' che non sentiva quel soprannome. Quello che Mirko le aveva affibbiato.

Non l'aveva più sentito da quella sfuriata che gli aveva fatto prima di lasciarlo.
Non che lui non avesse provato a chiamarla ma lei non aveva né la voglia né l'intenzione di chiarire con lui.

Sua madre aveva rimproverato il suo comportamento infantile.
«Sei un'adulta ormai Valentina, non puoi evitare il confronto, anche se non ne hai voglia.» le aveva detto.

In parte le dava anche ragione, era davvero un comportamento infantile ma questi atteggiamenti, ai suoi occhi, risultavano semplicemente come una forma di autoprotezione.

La mora si rannicchiò vicino al finestrino, girandosi sul fianco opposto e accarezzando delicatamente Mojito.

Damiano le lanciò un'occhiata stranita.

«Che c'hai?» domandò, senza però ricevere risposta.

Valentina non l'aveva nemmeno sentito, era troppo coinvolta dal flusso dei suoi pensieri.
Le era venuta un'improvvisa paura di aver sbagliato tutto, sia a lasciare Mirko sia riguardo a Damiano.
Nonostante fosse chiaro e palese che, dalla sua parte, ci fosse un'attrazione nei confronti del cantante, Valentina non riusciva ancora a dimenticare il pensiero di Mirko.

Erano trascorse solo poche settimane dalla loro rottura ma le domande rimaste senza risposta erano molte.

Questo era il motivo principale per cui non stava nemmeno ascoltando il ragazzo accanto a lei che la richiamava come un disco rotto.

«Oh, Valentina! Scendi, almeno, che siamo arrivati.» la informò scocciato.

Lei come un automa aprì la portiera e scese assicurandosi che Mojito fosse al suo seguito.

Damiano sbatté la sua portiera allargando le braccia esterrefatto dal comportamento della ragazza.

«Dimmi che t'ho fatto ora.» le intimò affiancandola.

«Niente, non mi sento bene.» gli rispose lei fredda, mentendo spudoratamente.

«Vabbè, 'fanculo Nina. Vai tu da Suzanne, ti aspetto in macchina.»

Il ragazzo sbuffò per l'ennesima volta facendo dietrofront verso il parcheggio.

Valentina rimase per qualche secondo ferma davanti all'ingresso del gate, non era più sicura che ignorare Damiano fosse la soluzione migliore per superare i suoi problemi.

Superò le porte automatiche e cercò il punto ritiro bagagli dedicato al volo di Suzanne che, stando agli aggiornamenti dei tabelloni posti sopra i nastri, era in procinto di atterrare.

Non dovette attendere prima di sentirsi chiamare da Suzanne, intenta a non colpire nessuno con la valigia.

Valentina sorrise salutandola con la mano, cercando di scacciare per qualche minuto tutti i rancori della giornata.

«Scusami, scusami Vale per non averti avvisato prima!» esordì lei con le mani giunte davanti al viso.

Valentina si sporse per abbracciarla dimenticandosi di avere un cane al seguito che ora veniva sballottato dai movimenti bruschi della padrona.

«Non tiriamo fuori questo discorso che ormai non ha più senso.» le disse la mora, non in vena di litigare anche con la sua migliore amica.

Aveva bisogno di raccontarle tutte le ultime novità e i gossip che si era persa in quella settimana.

Nel frattempo Damiano, chiuso in macchina, cercava di levarsi dalla testa le sue mille paranoie fumando una sigaretta.

Pigiò qualche volta sullo schermo del cellulare, sperando che Victoria rispondesse alla sua chiamata.

«Dimmi.» rispose lei, mettendo il cellulare in vivavoce, senza salutare.

«Sempre simpatica, eh? Hai cinque minuti o ti disturbo?» domandò lui.

«No, ci sono.» gli disse, sedendosi sul divanetto da parte ad Ethan che era da poco arrivato a casa sua per aggiustare qualche passaggio di una nuova canzone.

«Okay, allora, Valentina non mi parla.» iniziò titubante. «Sono passato da lei in ufficio oggi, andava tutto bene ma, a 'na certa s'è presa male per qualcosa ed è rimasta zitta muta per tutto il viaggio fino a che non ho sbroccato e l'ho mollata lì all'entrata dell'aeroporto.» raccontò tutto d'un fiato.

Victoria, dall'altro capo del telefono, guardò Ethan con un cipiglio prima di suggerire a Damiano di aspettare che ritornasse per poi provare a chiederle con calma cosa ci fosse che non andava.

Così fece.
Quando Valentina salì in macchina con Suzanne era già un'atra persona rispetto a prima, sembrava più solare e decisamente più con i piedi per terra.

Si sedette con Suzanne nei sedili posteriori, lasciando davanti Damiano  con alcune borse.

Quest'ultimo, sebbene non avesse un rapporto stretto con Suzanne, le chiese di raccontargli il viaggio, curioso di sapere come aveva passato quell'ultima settimana.

Mentre la ragazza descriveva estusiasta l'incontro con un suo lontano cugino, Valentina si sporse in avanti, appoggiando il mento sul sedile di Damiano e allungando le braccia per riuscire ad abbracciare il ragazzo nonostante il sedile facesse da ostacolo.

«Scusami.» sussurrò lei, vicino al suo viso.

Damiano si voltò leggermente, portando una mano ad accarezzare la guancia della mora.

Valentina sorrise, ritornando a sedersi comodamente.

Era consapevole, però, del fatto che avrebbe dovuto giustificare i suoi comportamenti precedenti, una volta rimasti soli.

hills. ↠Damiano David, Måneskin ↞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora