28.

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Sbuffai innervosita mentre ci allontanavamo sempre di più da quel ring improvvisato. Purtroppo la mia occasione di vendicarmi era stata spazzata via, ma speravo ardentemente che se ne presentassero di nuove. Non avrei lasciato passare le sue parole chiudendo un occhio. 
Zoe mi lasciò andare solo quando mettemmo piede in un'aula vuota. Si chiuse la porta alle spalle e si girò ad osservarmi con un sorriso divertito. <<Che cos'è successo tra te e lei? Sembravate piuttosto pronte ad uccidervi a vicenda>> perspicace la ragazza
<<Ed è così>> convenni sbattendo una mano sulla cattedra. <<Quella stupida mi è venuta addosso come un rinoceronte facendomi cadere tutti i libri. In più ha osato tirarmi i capelli con una brutalità tale da trascinarmi col sedere a terra>> gridai furiosa. Ridussi gli occhi a due fessure e gli puntai un dito contro. <<Non avresti dovuto intrometterti, almeno non prima che le mettessi le mani addosso>> mi lamentai con uno sbuffo seccato.
Avanzò verso di me e la sua espressione si fece seria. <<Hai idea di cosa sarebbe successo se qualche professore vi avesse viste?>> 
Sì, lo sapevo eccome. Una sospensione di qualche settimana non me l'avrebbe tolta nessuno, specialmente se si considerava da che genere di situazione eravamo tutti appena usciti.
Sbuffai ancora e spostai lo sguardo irritata. 
<<Allison ! >> Il suo tono di rimprovero mi spronò a tornare con gli occhi nei suoi. Erano indubbiamente severi, ma non la severità con cui può guardare un professoressa. Si trattava di una diversa: una tipica di una ragazza amorevole che rimprovera la propria migliore amica di un'azione sconsiderata. E bastò quello per farmi sbollire totalmente la rabbia. 
Sospirai e mi sedetti sulla cattedra.
<< Sì, ho sbagliato >> ammisi puntando lo sguardo sulle mie mani. << Ma dopo la sua frecciatina ed avermi tirato i capelli non ci ho più visto. >> Aggrottai la fronte e mi umettai le labbra.
Intravidi le scarpe di Zoe entrare nel mio campo visivo, successivamente le sue mani si posarono sul tavolo ai lati delle mie gambe. << Che ti ha detto?>> domandò abbassando il capo per cercare d'instaurare un contatto visivo. 
<< Mi dà fastidio solo ripensarlo >> confessai con una smorfia
<<Zoe sono innamorata pazza di Heiden e sono così gelosa di lui che non permetteró mai a nessuno di portarmelo via,lo sai>> affermai con un'espressione consapevole,con queste semplici parole Zoe riuscì ad immaginare come fossero andate le cose,visto che non era la prima volta.
<<Lo so benissimo e ho notato anche che le cose tra voi due stanno andando davvero bene ultimamente>>
Scosse il capo e tornò a guardarmi divertita
<<Si è tutto così strano,ma credo davvero che anche lui come me vorrebbe qualcosa di più di una semplice amicizia>> dissi in modo serio ed ero così convinta di quello che avevo appena detto
<<Lo so Allison,adesso ci penserò io sistemarvi la cosa e oh mio Dio,diventerò zia quindi,dovrò battezzare tuo figlio e diventeremo cognate è fantastico>> iniziò a saltellare dalla troppa felicità
<<Ma tu non sei mia sorella>>
La guardai interrogativa
<<Certo che lo sono! Non di sangue ma per scelta,quindi lo sono>> esclamò lei continuando a saltellare per tutta l'aula vuota,battendo le mani
<<Zoe,Zoe>> cercai di farla stare ferma e di farla tornare alla realtà
<<Tu non devi fare niente,ci penserò io tranquilla e adesso calmati,non voglio illudermi>> era davvero incontrollabile,non ascoltò una parola di quello che le avevo appena detto e continuò a saltellare ancora per un po' come un canguro,mi sta davvero infastidendo adesso
<<D'accordo,va bene,ho capito,ritorno in me>> finalmente ha capito che è arrivata l'ora di darsi una calmata
<<Bene,era ora>> con un movimento rapido la salutai
<<Adesso devo andare Zoe,ci vediamo dopo>> lei mi abbracció forte e stava quasi per strozzarmi.
Adoro Zoe,senza di lei non so cosa avrei fatto. 

Uscii dall'aula vuota e sospirai stancamente mentre percorrevo il corridoio gremito di studenti. Non vedevo l'ora di tornare a casa e gettarmi sul letto. Quello era uno dei momenti più soddisfacenti di tutta la giornata. 
Fulminai un tipo che nella foga di raggiungere il proprio armadietto mi aveva quasi lussato una spalla e sbuffai dal naso. Perché la gente non stava attenta a non urtare il mio sistema nervoso? Mi costringevano a girare per la scuola con una di quelle specie di armature da giocatore di football. E come accessorio mi sarei portata dietro una mazza da baseball. Così ogni qual volta qualcuno avesse osato colpirmi, anche distrattamente, io avrei restituito il colpo. 
Procedetti lungo quel campo di battaglia che era il corridoio e lanciai un'occhiata al mio armadietto ormai vicino.
Il cuore mi ballò nel petto dinanzi alla vista di uno stupendo ragazzo appoggiato al blocco di latta, il cui sguardo era alto e sicuro e la cui postura mandava in pappa il mio cervello. Un sorriso mi affiorò istantaneamente sulle labbra mentre acceleravo il passo per raggiungerlo. Ma con la stessa velocità con cui esso nacque, morì. 
Vidi il mio futuro ragazzo vagare con gli occhi nel fiume di persone fino a puntarli su una ragazza, o meglio dire, su un'oca a me molto familiare. 
Di colpo si staccò dall'armadietto ed avanzò verso la tipa che nel frattempo gli stava sorridendo viscidamente. 
Rimasi a bocca aperta in mezzo al corridoio. 
Non sapevo cosa fare o cosa pensare. Avevo solo una domanda che mi martellava nella testa: cosa diavolo stava combinando? Non solo non mi considerava a pranzo, in più se ne andava a chiacchierare con quella... con quella vipera ossigenata. 
<<Ehi, ma ti levi?>> mi domandò una voce maschile. Neanche mi voltai a guardare chi fosse per dirgliene quattro. Ero troppo imbestialita con Heiden per dare spago ad un altro deficiente. Avanzai furiosa fino al mio armadietto e lo aprii con un colpo secco. 
Riposi alcuni libri lanciandoli malamente e ne afferrai altri per sistemarli nella mia borsa a tracolla. Richiusi quel pezzo di latta con forza e m'incamminai spedita all'uscita della scuola. 
Se voleva starsene a parlare con quella cretina non avevo nessuna intenzione di essere d'impiccio. Preferivo tornarmene a casa a sgozzare qualche peluche per sfogare la rabbia. 
Avrei sopportato che parlasse con qualsiasi altra ragazza, ma, Dio, non quella! Non Grace !
Si vedeva lontano un miglio che quell'oca gli moriva dietro e che voleva riprenderselo a tutti i costi. Poveretta, non aveva fatto i conti con me. 
<<Oh, dove vai?>> Venni agguantata per un polso e strattonata fuori dalla calca senza che il mio cervello riuscisse a registrare la successione di quelle azioni. 
Una decina di secondi dopo la mia schiena si scontrò contro la parete di un corridoio vuoto.
Quando i miei occhi incontrarono quelli interrogativi di Heiden e fui capace di recepire la sua domanda, sollevai un sopracciglio stizzita. <<Mi sembrava che tu fossi impegnato.>>
Aggrottò la fronte ed un sorrisino sghembo si affacciò sulle sue labbra. <<Ti riferisci a Grace?>> 
Mi morsi l'interno guancia per il nervoso e feci vagare lo sguardo sul pavimento. <<No, a Madre Teresa di Calcutta>> borbottai pregna di acidità. Alzai il capo e lo fulminai con i miei occhi fiammeggianti. <<Secondo te a chi? A quella gallina, è ovvio>> sbottai con uno sbuffo. 
Scrollò le spalle con un sorriso divertito e posò le mani sui miei fianchi. Infervorata com'ero, gliele tolsi un millesimo di secondo dopo. Se pensava di poter aggiustare le cose col suo solito modo di fare si sbagliava di grosso. Mi sentivo una iena incallita in quel momento.
<< Sei parecchio arrabbiata >> constatò con un tono scherzoso. Mi chiedevo cosa ci trovasse di tanto spassoso. Io mi stavo trattenendo dal prenderlo a pugni e lui ridacchiava. 
Lo fissai con uno sguardo gelido e la mascella contratta. <<Cosa volevi da quella?>> 
Si portò le mani nelle tasche dei pantaloni e reclinò la testa per sgranchirsi il collo. Ma certo, se voleva fare anche un po' di stretching non c'erano problemi. Tanto io avevo tutta la pazienza del mondo. 
Quando riportò i suoi occhi nei miei, ero già arrivata al mio massimo livello di sopportazione. << Volevo solo mettere delle cose in chiaro >> asserì perdendo il suo sorrisetto ed osservandomi serio. 
A quelle parole la mia rabbia cominciò a scemare. << Del tipo? >> domandai in un sussurro mentre il mio sguardo si caricava di aspettativa. 
Avanzò di un passo e mi circondò la vita con le mani, facendo agitare il mio povero cuore. << Le ho ricordato un paio di cose. Del tipo che non deve osare toccarti, che deve girarti al largo e che non sono interessato a lei,mi hanno raccontato quello che è successo durante la pausa pranzo Ally>> elencò senza allontanare le sue intense pozze ambrate da me. Il tono roco e sempre più basso con cui sciorinò quelle parole bastò ad elettrizzare i miei neuroni ed ucciderne la maggior parte. 
E con questo quindi che cosa vuole dire? Che gli interesso io e non quella stupida biscia velenosa di Grace?
Per qualche istante mi rifiutai di parlare, poi alzai una mano e la strinsi su un lembo della sua camicia. Portai gli occhi nei suoi e mi schiarii la voce. <<Lei non ti piace più, vero?>> Il filo di voce che mi uscii dalla bocca fu talmente rauco ed impercettibile che persino io faticai a capire cos'avessi chiesto. 
Sulle sue labbra si delineò un sorriso sghembo. << Non mi è mai piaciuta. Era solo una delle tante con cui andavo a letto. Nessun legame sentimentale o di altro tipo >> rispose facendo un passo avanti per accorciare le distanze. 
<< Ma... >> Deglutii e mi sforzai di guardare i suoi occhi, invece che la sua bocca. << Fisicamente ti piaceva, no? >> sto facendo la gelosa e non mi importa è arrivato il momento di dire la verità,non voglio più nascondermi
<< Be', certo >> sussurrò con una scrollata di spalle. Il mio stomaco si contorse ed il mio cuore aumentò i battiti.
Heiden si accorge subito della mia gelosia,il suo sguardo mi fa comprendere che ha capito tutto,non è mica scemo e io sono abbastanza sgamabile quando si tratta di queste cose,ed è proprio in quel momento che anche lui rivela i suoi sentimenti,si avvicina lentamente e mi guarda dritta negli occhi
<<Ma poi è arrivata un'imbranata nanerottola di cui mi piace il fisico...>> Mi sfiorò l'orecchio con le labbra e depositò un piccolo bacio sul lobo.
<<Il carattere...>> Proseguì verso lo zigomo e si aprì in un sorriso.
<< Anche se lì pecca di difetti. >> Ridacchiò per il debole calcio che gli tirai e spostò la bocca sulla mia mandibola. << Di cui mi piace il sorriso... >> Raggiunse il mento e pose un altro bacio. << Il suono della voce... >> La sua voce invece sfumò e divenne roca e profonda. << E di cui non potrei fare a meno neanche volendo >> si liberò tutto d'un fiato, una volta giunto a contatto con le mie labbra. 
Il mio cuore palpitò emozionato ed i miei occhi, come i suoi, si chiusero per il languore provocato dalla vicinanza. 
D'istinto dischiusi le labbra che vennero dolcemente catturate da quelle di Heiden.
Una sua mano mi sollevò il mento mentre la mia scivolò lungo il suo costato per depositarsi sulla sua schiena. 
Il nostro contatto fu cauto, delicato e lento. La sua bocca si mosse con flemma sulla mia, senza brama o urgenza; la sua mano invece non si spostò mai dal mio mento. 
Con degli ultimi teneri e rapidi baci si distanziò da me quel tanto che bastava per far convergere i nostri sguardi. I suoi occhi ambrati, lucidi ed intensi contribuirono ad esasperare il mio ritmo cardiaco. 
Non mi sarei mai abituata alla sua presenza, ma mi avrebbe sempre emozionata come il primo giorno che avevo iniziato a provare qualcosa nei suoi confronti. E ciò che più di tutto faceva svolazzare i condor nel mio stomaco era la certezza che lui fosse mio e che mi amasse a sua volta. Mi sarebbe bastato quello per morire felice. 
Mi destai dai miei pensieri appena sentii una sua mano giocare con i miei capelli. I suoi occhi si concentrarono sulla ciocca che teneva tra le dita ed un suo sopracciglio scattò verso l'alto. <<E quindi ti ha quasi scotennata>> constatò irrigidendo la mascella. 
Da quel piccolo particolare capii che la cosa lo innervosiva parecchio. Mi scappò un sorriso e cercai il suo sguardo. <<Ti dà fastidio?>> 
Riportò le sue serie pozze ambrate su di me e lasciò cadere la ciocca.
<< Secondo te? >> ribatté seccato.
<< Le avevo intimato di non azzardarsi a toccarti un'altra volta. Evidentemente non ha recepito il messaggio. >> Schioccò la lingua al palato e si rizzò dritto in piedi con un lungo sospiro irritato. Incrociò le braccia sul petto e focalizzò lo sguardo sulla porta, immerso tra i suoi pensieri.  
Per un minuto buono lo osservai ammaliata. Nonostante fosse inverno teneva la camicia risvoltata sulle maniche in modo tale da scoprire gli avambracci, ed in quel momento pensai che mancasse qualcosa... Sì, qualcosa attorno al suo polso. Ci sarebbe stato bene un braccialetto di cuoio nero, magari regalato dalla sottoscritta. 
Emozionata da quella mia geniale idea saltai giù dalla cattedra e lo raggiunsi. Con un sorriso posai le mani sulle sue braccia ed i suoi occhi saettarono immediatamente nei miei. Mi studiò per qualche istante, dopodiché abbozzò un sorrisino sghembo e mi afferrò entrambi i polsi. << Quest'aula è vuota >> considerò sollevando un sopracciglio in modo malizioso. 
Aggrottai la fronte e mi guardai attorno senza capire cosa volesse dire. Era impazzito? Lo vedevo anch'io che la classe era priva di presenze umane eccetto le nostre, ma... << Oh >> esclamai appena realizzai il significato velato delle sue parole. Subito dopo assunsi un'espressione scandalizzata e spalancai gli occhi.
<< Che? Ma sei impazzito? Oh mio Dio, spero tu stia scherzando. Ci siamo appena baciati Heiden rivelando i nostri sentimenti,e tu cosa fai? Rovini tutto così?>> La mia voce raggiunse ottave talmente alte e stridule da rintontirmi. 
Heiden scoppiò a ridere e mi lasciò andare per reggersi la pancia e piegarsi su stesso. 
<< Ma t'immagini se qualcuno ci vedesse? >> continuai a dire con la mia irriconoscibile voce acuta. Un velo di rossore mi ricoprì le guance. << Oddio, sarebbe imbarazzantissimo. Non posso nemmeno pensarci. >> Scossi la testa e mi portai una mano sugli occhi. 
<< Quindi... >> Una risata interruppe le sue parole. << A preoccuparti sarebbe solo questo? >> Lo sentii avanzare e così aprii due dita per osservarlo guardinga. Sul suo volto era disegnato un sorriso divertito e al contempo provocatorio, i suoi occhi erano lucidi ed un suo sopracciglio era sollevato in maniera palesemente maliziosa. << Perché per eliminare il problema basterebbe chiudere a chiave. Nessuno ci vedrebbe. >> Appunto, come volevasi dimostrare. 
Scostai la mano ancor più sconcertata ed il mio mento per poco non sbatté a terra. << Ma... >> Che cos'aveva appena detto? Non potevo crederci. << Ma come ti vengono certe idee? >> esclamai mentre il rossore si espandeva sempre di più. <<Tu... tu...>> Non mi venivano nemmeno le parole, accidenti! 
Il suo sorriso divertito si allargò. << Io? >> 
<< Tu sei un depravato! >> prorompetti additandolo scandalizzata. La sua forte risata si propagò per tutta l'aula. 
<< Non ho parole, me ne vado >> convenni scuotendo la testa mentre mi dirigevo alla porta.

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