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Mi stavo dirigendo verso la porta,fino a quando tutti gli studenti vennero interrotti dalla voce strillante della mia professoressa di matematica
<<Ragazzi e ragazze abbiamo avuto un problema con la campanella e ci siamo accorti solo ora che è questo il momento della pausa mensa,sfortunatamente è suonata prima quando non era ancora il momento,quindi per voi è iniziata ora la ricreazione,ovviamente al suono della campanella ognuno di voi deve rientrare nelle rispettive aule,grazie per l'attenzione>>
Ah perfetto,i bidelli sono stati disattenti con l'orario e giuro che io adoro queste cose.
Almeno adesso posso mangiare qualcosa e arrivarci tranquillamente.
Non potevamo ricevere notizia più bella di questa.

Avvertii i rapidi passi di Heiden dietro di me, poi un suo braccio mi circondò la vita e mi strinse a sé con vigore. Ridacchiai divertita mentre mi solleva da terra << Dove credi di andare, nanetta? >> fiatò avvicinandomi ulteriormente al suo petto. 
<< A mangiare, pervertito >> risposi con una risata. 
<< Mm. >> Allentò la presa e sentii la sua bocca inspirare tra i miei capelli. << Te lo permetto, tanto anch'io devo andare. >> Sicuramente neanche lui è arrivato a mangiare prima.
<< Ti sono infinitamente grata per questa generosa concessione >> scherzai appoggiando una mano sulla sua. 
Le sue labbra si trascinarono sino al mio orecchio con una lentezza sensuale, provocandomi una scarica di brividi lungo tutto il corpo. << Avrai modo di sdebitarti, non ti preoccupare >> mormorò malizioso. 
Be', se voleva giocare sporco lo stava facendo benissimo. Dopotutto lui era un maestro in quello. E la sottoscritta non era abbastanza allenata a resistere a tutte le sue provocazioni, specialmente se pronunciate con quel tono roco e profondo. 
Inspirai a fondo e chiusi gli occhi assuefatta, mentre la sua mano saliva morbida lungo il mio braccio. Che schifo di autocontrollo il mio. Un secondo prima piantavo i piedi per terra e lo fissava scandalizzata, un attimo dopo avrei desiderato "sdebitarmi" in quell'aula fregandomene di tutto e tutti. 
<< Cambiato idea? >> sussurrò divertito sul mio collo. 
Mi morsi un labbro e scossi il capo. D'accordo che con un solo suo tocco perdevo il novanta percento dei miei neuroni, ma c'era pur sempre un dieci percento di valorosi superstiti che mi vietavano di compiere pazzie. 
La sua risata sommessa m'inondò le orecchie, facendomi scendere altri brividi lungo la spina dorsale. 
Dovevo staccarmi da lui e dal suo corpo. Subito. Immediatamente. 
Mi schiarii la voce e riaprii gli occhi, stordita come dopo venti ore di sonno e rintronata come una che è stata appena investita. Dovevo ammettere che Heiden, sul mio cervello, aveva proprio un effetto salutare e benefico. 
<< Bene, ehm... >> Fissai la porta ed aggrottai la fronte per riprendere pieno controllo delle mie facoltà mentali. Obiettivo: mensa. Mezzo per arrivarci: piedi. Perfetto.
<< Dobbiamo andare a mangiare. Adesso >> dichiarai categorica, liberandomi dal braccio di quella piovra del mio ragazzo. 
Avanzai con passo risoluto in stile militare in direzione della porta e l'aprii con uno scatto. Osservai il corridoio deserto come una spia della CIA ed infine decisi di tornare con lo sguardo su Heiden. Vederlo camminare verso di me con le mani nelle tasche dei pantaloni, la testa bassa ed un sorrisetto impertinente pennellato sulle labbra mi fece, per un attimo, venire la malsana idea di richiudere quella dannata porta e saltargli addosso. 
Da quando in qua ero una tale pervertita? Probabilmente il fatto di non averlo potuto vedere e toccare per un mese aveva contribuito a trasformarmi in una specie di gatta in calore. 
Lo fissai quasi con la bava alla bocca per tutta la durata della sua traversata. Quando i suoi vispi occhi lucidi si posarono sui miei, il mio cuore accelerò come se avesse preso la scossa. E bastò quello per farmi capire ciò che la mia mente, i miei istinti ed il mio battito cardiaco avevano cercato di rendermi palese per tutto il giorno. 
La verità era che ero ancora più innamorata di lui rispetto a quanto già non fossi. 
Mi bastava guardarlo in quei suoi pozzi ambrati per averne la conferma. Bastava una sua occhiata per farmi librare in aria con i pensieri. Bastava un suo tocco per farmi vedere tutte le stelle dell'universo. E bastava la sua vicinanza per farmi provare la felicità più estrema. 
Il suo sorriso si allargò. << Che c'è? >> domandò incuriosito, accennando un movimento del capo nella mia direzione. 
Espirai piano e sul mio volto si fece largo un tenero sorriso. << Niente >> sussurrai scuotendo la testa. Mi strinsi nelle spalle e ridacchiai timidamente. << Sono solo felice. >> 
Non me ne accorsi nemmeno tanto fu rapido. Fatto stava che mi ritrovai le sue labbra sulla fronte intente a depositare più di un piccolo bacio.
<< Anch'io >> dichiarò insieme ad un leggero sospiro. << Non puoi immaginare quanto. >> 
Mi ritrassi e sollevai un sopracciglio in modo scherzoso. << Quindi sarò la tua ragazza da ora in poi? >> affermai con una linguaccia. 
<<Già,proprio così è questo il mio destino>> mi fece l'occhiolino <<Non sottovalutarmi, spaccone >> affermai con una smorfia.
Incrociò le braccia sul petto e mi rivolse un'occhiata dall'alto al basso. << Se no che mi fai? >> Le sue labbra si distesero in un sorriso sghembo che uccise la maggior parte dei miei neuroni superstiti. Di quel passo sarei diventata una decerebrata con uno sguardo da ebete e la bava alla bocca. Che triste destino. 
Sfoggiai sicurezza e gli rivolsi uno sguardo intimidatorio. << Potrei strapparti le gambine a morsi. >> Una minaccia più assurda non l'avevo mai tirata fuori. Se solo avessi avuto un briciolo di dignità mi sarei già dileguata, invece me ne restavo lì come una cretina solo per poterlo ammirare ancora un altro po' prima di mettere piede nella mensa. 
<< Morsi? >> Un suo sopracciglio scattò verso l'alto insieme ad un sorrisetto malizioso da capogiro.
<< Puoi darmene quanti vuoi. >> Oh Signore, avevo generato un mostro. 
Aria. Avevo bisogno d'aria fresca e pulita. Faceva fin troppo caldo lì dentro. D'accordo che era inverno, ma a quanto cavolo avevano impostato i termosifoni? 
Deglutii accaldata sotto la famelicità dei suoi occhi. Non poteva guardarmi in quel modo, altrimenti io...
<< Ally. >> Schizzai in aria come una molla e cambiai repentinamente visuale, focalizzandomi su Zoe.
<< Hey Heiden >> aggiunse con un sorriso ed un cenno amichevole della mano. 
Signore santissimo, avevo decisamente rischiato l'infarto con l'imboscata della mia amica. Se solo non fossi stata tanto stordita avrei immediatamente notato il sorrisino che mi stava rivolgendo con una certa insistenza. 
<< Hai già mangiato? >> mi domandò, notando la mia incapacità nel spiccicare parola. 
Sbattei le palpebre come una mentecatta in attesa che il mio cervello si riconnettesse alla Terra. Uno, due... segnale riacquistato.
<< No, non ancora >> risposi scuotendo il capo. 
Il suo incarnato s'illuminò insieme alla strana luce presente nei suoi occhi. << Perfetto, nemmeno io. Possiamo andare insieme. >>
<< Oh, ehm... ok >> acconsentii annuendo. Mi voltai verso Heiden ed il mio cuore perse un altro battito nell'osservare la profondità travolgente delle sue iridi.
<< Vieni con noi? >> domandai speranzosa. Già immaginavo la scena di noi due che varcavamo la porta della mensa l'uno accanto all'altra con gli occhi di tutti puntati addosso. Era sempre stato noto a mezza scuola che tra me ed Heiden ci fosse dell'odio manifesto e profondo, perciò vederci entrare appiccicati senza scannarci avrebbe destato più di un sospetto. Non vedevo l'ora di mostrare a tutte le ragazze che gli andavano dietro chi fosse l'unica ad averlo tutto per sé. 
Mentre lo guardavo, potevo distintamente avvertire il rimbombo della mia risata malefica nella mente.
Scrollò le spalle ed immise le mani nelle tasche dei pantaloni.
<< Andiamo >> disse soltanto, superandomi di qualche passo. 
Ottimo. Sul mio viso si affacciò un sorriso dannatamente soddisfatto. Il mio piano stava andando a gonfie vele. 
Feci un cenno del capo a Zoe per intimarle di sbrigarsi e raggiunsi il mio ragazzo con una piccola corsetta. Aveva le gambe troppo lunghe e stargli dietro era, per la sottoscritta, un'impresa titanica, ma avrei tenuto duro almeno fino alla mensa. 
Che dannato genio che ero! 
Mentre camminavo al suo fianco nascondendo la mia folle gioia, avvertivo i passi della mia migliore amica dietro di noi. Girai il capo e le lanciai un'occhiata che mi restituì accompagnata da un sorriso complice. Aveva capito tutto. Il secondo posto nella classifica dei geni spettava a lei senza ombra di dubbio. 
Quando le mie orecchie udirono i consueti e familiari schiamazzi, non riuscii a trattenere un risolino maligno. Fortunatamente Heiden sembrava non avermi sentita, altrimenti avrei dovuto rispondere al suo sguardo interrogativo. 
Dopo all'incirca una decina di passi entrammo nell'enorme sala fornita di decine di tavoli dalle varie dimensioni e di banconi da cui le addette spartivano cibo con un muso lungo fino ai piedi. 
Era giunto il tanto atteso momento di agire, perdinci! 
Mi guardai attorno e notai una serie di teste voltate nella nostra direzione. Ottimo. Anche da quella distanza potevo percepire gli ingranaggi delle loro menti mettersi in moto alla ricerca di risposte. Le avrebbero ricevute molto presto, specialmente le ragazze. Soprattutto Grace,el toro nero.
Alzai il mento e posai lo sguardo sul mio ragazzo, di fianco a me con la solita postura da menefreghista capace di farmi scoppiare il cuore. 
Sollevai lentamente un braccio con l'intento di avvolgere il suo e far capire a chi appartenesse, ma appena prima di portare a compimento il mio geniale piano Heiden si mosse in avanti per raggiungere la fila di studenti in attesa dei loro piatti. 
Inutile dire che rimasi con un braccio a mezz'aria ed un'espressione da ebete sul volto. Ma non avrei demorso. Certo che no.
Abbozzai uno stiracchiamento per dissimulare il fallimento e lo seguii con un'andatura pacata. Mi posizionai nuovamente al suo fianco ed abbassai il capo per esaminare con la coda dell'occhio quanto distante fosse il suo braccio. Non avrei fallito un'altra volta. A costo di strappargli quel benedetto arto e sventolarlo come un trofeo per tutta la mensa. 
Mi schiarii la voce, m'impettii come uno struzzo ed allungai silenziosamente la mano. Mi sentivo una completa demente a compiere tutto quel teatrino per mostrare agli altri che Heiden fosse il mio ragazzo, ma era necessario affinché raggiungessi la mia pace interiore.

Appena sentii sotto alle dita la sua camicia, oltre a liberare un urlo di gioia nella mia testa, mi girai per guardarlo. I suoi occhi saettarono nei miei un nano secondo più tardi. Erano interrogativi, sorpresi e dannatamente belli. Come faceva a far ingranare la quinta al mio cuore con un solo sguardo? 
Boccheggiai per una decina di secondi alla ricerca di una scusa plausibile, dopodiché sbattei le palpebre in rapida successione e schiaffeggiai la sua camicia con un sorriso angelico. << Avevi una bestia addosso >> mentii diminuendo la forza con cui lo colpivo fino a trasformare le percosse in carezze. 
Sollevò un sopracciglio e si osservò il braccio che avvolgevo con la mano.
<< E me l'hai spiaccicata sulla camicia? >> 
Scoppiai in una risata acuta ed enfatizzata all'inverosimile per farmi sentire dalle ochette nei dintorni. Dovevano vederci come il ritratto della coppia perfetta e felice.
<< Ma no, l'ho solo mandata via. >> Quasi urlai tra le risa, tirandogli delle pacche amichevoli. 
In vita mia non ricordavo di essermi mai abbassata a tanto: a passare per una deficiente in un teatrino ai limiti del grottesco. Ma in fondo lo stavo facendo per una buona causa. 
Heiden studiò concentrato l'espressione beota sulla mia faccia. Non volevo sapere cosa stesse pensando di me in quel momento, probabilmente che fossi impazzita o ubriaca. 
Per fortuna dopo poco vidi spuntare sulle sue labbra un piccolo sorriso sghembo. Ma non disse nulla. Si limitò a rialzare la testa e puntare lo sguardo davanti a sé con quell'enigmatico sorrisetto. 
Lo osservai incuriosita per un po', finché non dovetti allontanarmi da lui per prendere un vassoio e seguire la fila di ragazzi che come me attendevano di scegliere una portata. 
Una decina di minuti più tardi vidi Heiden uscire dalla coda col suo pranzo tra le mani e dirigersi...Che diavolo? Dove si sta dirigendo? Un tizio che avevo davanti m'impediva la vista con la sua possente stazza. Porca puzzola, tutti io li beccavo. 
Sporsi il collo come uno struzzo ed immediatamente individuai il mio ragazzo tra le centinaia di persone sedute ai vari tavoli. Il fatto che si fosse accomandato a quello dei suoi amici significava che ognuno avrebbe mangiato per conto suo? Be' di certo non sarei andata fin lì per fare la ragazza cozza. Insomma, avevo ancora un briciolo di dignità da salvaguardare come un animale protetto. E poi se avesse voluto mangiare insieme a me avrebbe cercato un altro tavolo. Quello era un gesto più che eloquente. 
Con un misto di delusione e rabbia avanzai nella fila fino ad impossessarmi del mio pranzo ed evadere dalla calca. 
Mi spostai da un lato ed attesi che anche Zoe uscisse dal trenino umano.
Fortuna che ho sempre avuto lei, altrimenti mi sarei dovuta ritirare, sola come un cane, in un tavolo popolato da sconosciuti. 
Mentre la seguivo con lo sguardo, avvertivo la delusione scemare e la rabbia raggiungere picchi epici. Cosa cavolo sarebbe costato a quello stupido dirmi chiaro e tondo che avrebbe pranzato coi suoi amici? Invece se n'era stato muto come un pesce ed aveva imboccato la sua via. Non pretendevo che abbandonasse tutte le sue conoscenze e le sue abitudini per stare con me, ma almeno... almeno cosa? Se ne ero rimasta tanto delusa era ovvio che sperassi che decidesse di pranzare in mia compagnia. 
Sbuffai seccata dalla vocina nella mia testa intenta a sgridarmi. 
Sì, d'accordo lo ammetto. Avrei voluto che rinunciasse ai suoi amici e che stesse con me. Ebbene sì, ero egoista e viziata. Oltre che stupida... 
Abbassai la testa e guardai con sguardo vitreo il mio piatto. 
Non potevo pretendere che tutto il suo mondo ruotasse attorno a me, esattamente come non avrebbe dovuto fare il mio. Io avevo Zoe, lui avrebbe dovuto avere i suoi amici. Le amicizie e la nostra relazione dopotutto erano due sfere separate, e non per questo una avrebbe dovuto prevalere sull'altra. Ed era anche naturale che non mi avesse avvertita, ma che fosse andato dritto verso il suo solito tavolo. 

 

Un amore imbranato [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora