Appena arrivammo a casa sua, mi portò nella camera da letto, composta unicamente da un letto singolo attaccato al muro, una scrivania incasinata di fili e un armadio che ingombrava tutto il lato sinistro della parete.
«Mi sei mancata» mi sussurrò, fiondandosi sul mio collo.
Mi baciava con foga il collo, sembrava mi stesse sbranando, in realtà.
Le sue mani secche e piene di calli mi spostarono i capelli, graffiandomi quasi la pelle chiara.
Continuavo ad essere immobile con un pezzo di ghiaccio.
Puntò alle mie labbra spalmandole sulle sue umide, mentre la sua mano destra si chiuse a coppa sul mio seno poco prosperoso.
«Oh, andiamo» mi incitò. Ma io mi ero fatta piccola, volevo sparire.
Continuò a baciarmi e mi prese la mano per portarla sul cavallo dei suoi pantaloni.
Ma niente.
Mi ero svuotata di tutto.
«Che ti prende ora? Sei stata via un mese e non ti manco neanche un po'? Continui a non voler fare l'amore con me?» sbottò, allontanandosi di colpo.
Non risposi. Proprio io che avevo sempre la battuta pronta. Proprio io che ero un irrimediabile logorroica.
Iniziò ad urlare, come faceva da mesi ormai. E questo mi fece rimpicciolire ancora di più.
«Io ti amo, ma non posso fidarmi di te così. Che c'è che non va?» continuò.
Ma le parole non c'erano o ero io a non trovarle.
«Non hai mai voglia tu...» insisteva.
Forse avrebbe dovuto sedurmi a dovere, ma sapevo che non era nemmeno più quello il problema.
Avevo paura di ammetterlo e non l'avrei mai fatto, ero consapevole della mia confusione ed ero stata fedele sempre a ciò che provavo.
E in quel momento sapevo di essere lontana anche da lui, come dal resto del mondo, come se fossi un pesce in un'ampolla di vetro stretta. Guardavo il mondo esterno in modo distorsivo e lontano. Tutte le voci erano ovattate dall'acqua calma che mi ricopriva, solo che, improvvisamente, si era scatenato uno tsunami ed io continuavo a galleggiare sulle onde anomale finendo schiacciata sul vetro.
«Devo andare di nuovo avanti da solo?»
Non risposi.
Mi rifiutai.
«Vado a casa ora, non ne voglio parlare» dissi in fretta, mentre mi alzavo dal letto. Ultimamente me ne uscivo sempre così.
Lo sapevo che era sbagliato nei suoi confronti, ma come potevo aiutarlo a fare chiarezza su di me, se nemmeno io sapevo cosa avevo che non andava?
«Ma no, dove vai? Resta qua» mi pregò, afferrandomi e guardandomi negli occhi.
«Non ti è piaciuto stare a Roma? A me si, da morire» provò a farmi ricordare la nostra piccola fuga d'amore di quella stessa estate. Era l'inizio della mia confusione.
Avevamo fatto l'amore tante volte ed io, ogni volta, volevo che terminasse il prima possibile.
Era la prima volta che provavo emozioni simili.
Spesso, dopo il nostro rapporto, mi sentivo sbagliata. Ma a Roma sentivo che era sbagliato in ogni momento.
Ed era proprio da luglio che non ci toccavamo più nonostante fosse già arrivato novembre.
«Sì, è stato carino» mentii.
Lui sorrise soddisfatto.
«Ecco, ne avremo tanti di viaggi così. E saranno belli tutti, vedrai» mi rassicurò, baciandomi il naso.
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Come fiori sull'asfalto
Romance(TRATTO DA UNA STORIA VERA) Spesso è difficile accettare il cambiamento. Accettare di dover porre fine a qualcosa che ci sa fare maledettamente male, mentre prima invece, ci rendeva vivi. Stella non è altro che una ragazza con la voglia impetuosa di...