Belive 28

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"'Avete tutti ragione

Sono il mio male peggiore

Sono il mio male migliore''

-Giorginess, Avete tutti ragione.

Mi sentivo come l'acqua che bolle in pentola. Sotto pressione. Piena di rabbia.

Me lo si leggeva in faccia che ce l'avevo con il mio corpo.

Dopo diciotto anni si ripresenta come un ospite indesiderato che alle tre di notte bussa fuori alla tua porta perché non sa dove passare la notte.

Mia madre era sempre stata una persona molto aperta, che rivelava sempre tutto a tutti. Che mia sorella aspettava un bambino lo sapeva ormai tutto il quartiere, anzi oserei dire tutta la strada.

Lo stesso, purtroppo, valeva per me.

Le sue amiche, nella quale lei aveva cercato e ricevuto conforto, mi guardavano con compassione e pietà.

Lo stesso era per i miei parenti, che venivano assiduamente a casa con qualche smanceria.

«Sei proprio sicura di voler partire?»

Io intanto, avevo già lasciato tutto alle spalle e avevo iniziato a prepararmi la valigia con largo anticipo, non desiderando altro di salire su quel areo e volare via da tutti. E se proprio dovevo marcire, volevo che fosse a Londra. Lontano da tutti.

Non mi serviva la compassione di nessuno. Nemmeno una mano. Sapevo di avere le forze, e quando proprio mi mancavano era perché non sapevo dove le avessi messe. Un po' come quando perdi il mazzo di chiavi e allora frughi nella borsa e nelle tasche nella speranza di trovarle il prima possibile e di non averle dimenticate o perdute da qualche parte.

Succedeva cosi con me, mi frugavo un po' dentro e sapevo che prima o poi ce l'avrei fatta ad andare avanti contando solo su me stessa.

Il Dottor Giorgio Valluzzi mi aveva solo detto che non si trattava di nessun follicolo, ma proprio di quello.

Avevamo visto entrambi la massa presente nel mio unico ovaio e avevamo constatato che non era affatto cresciuto, per mia fortuna.

Ho passato l'intera settimana fra prelievi vari e una risonanza magnetica per capire precisamente se è già maligno e dove è situato.

Ora, avevo bisogno solo di riposarmi e sistemare la valigia. La volevo pronta il prima possibile. Per Daniel, era la stessa identica cosa. C'eravamo organizzati in tutto, su che prodotti poter portare e su quali no. Sui vestiti, il tempo, le proposte di lavoro e dove alloggiare.

Eravamo pronti. Lo eravamo davvero.

Volevamo lasciare L'Italia e la primavera per imbatterci in un tempo repentino, fulmineo e ancora sconosciuto, ma più di tutto, volevamo stare insieme.

Per questo non abbiamo esitato a mettere i piedi sull'aereo. Abbiamo allacciato le cinture di sicurezza, ascoltato attentamente tutte le indicazioni delle hostess in caso di emergenza e messo tutti i dispositivi offline.

Ma io già ero pronta a questo. Avevo messo offline il mondo già da molto prima.

Mentre l'aereo si prepara al decollo, i miei occhi contemplano il finestrino e raggiungono i ricordi più cari che ho. Come quando siamo passati a salutare tutti i nostri famigliari prima di partire. Mi volto e vedo Daniel guardare la mia stessa direzione, poi nota che lo sto fissando e mi sorride. Uno di quei sorrisi veri.

«Pronta?»

Si è mai pronti a qualcosa di cosi grande? a uno stravolgere di vita da un giorno all'altro? insomma solo pochi mesi fa avevo conosciuto Daniel in Best Shop ed ora mi ritrovo su un aereo con lui, le nostre mani intrecciate e i cuori che pulsano forte nel petto. Non pensavo potesse accadere e invece...

Come fiori sull'asfaltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora