Revive 22

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"Ti ricordi quando mi hai ucciso per la prima volta? Hai mirato al centro e hai colpito un po' per sbaglio e per sbaglio hai vinto."

-Negramaro

Forse non eravamo mai stati niente di buono Valerio, o forse eravamo stati tutto ma non sapevamo come riconoscere il bene dal male.

Tu mi avevi fatto del bene o del male?

Perché ci sarebbero varie tonalità a questa risposta. Mi avevi fatto sentire delle emozioni, e questo sarebbe dovuto essere un bene. Ma c'era anche da dire che i miei sentimenti si erano presto trasformati in un dolore puro di fronte alla rassegna del nostro amore.

Avevo gettato la bandiera bianca a terra ancora prima di combattere. E non l'avevo mai fatto nella mia vita.

Sono convinta che si nasce in due modi. Guerriero o perdente.

E io con te sono stata una perdente spudorata.

Ma ora potevo darmi la risposta che qualsiasi cosa fossimo stati, era finito. Tutto era finito.

E ne ero sollevata dopotutto.

Chi ha detto che l'amore è semplice? che è una cosa che viene naturale, da sé?

Io l'amore che provo lo racchiudo sempre in me stessa, lo lascio marcire in un lato del mio corpo finché non muore, a volte di freddo a volte di solitudine, a volte gli lascio il tempo che passi e basta.

Quello che provo non lo dico mai, non lo sussurro a nessuno. L'amore che provo non lo intreccio in nessuna mano, non lo verso sul cuscino di notte, non lo nascondo dietro agli occhi, ma nel cuore. Sotto pelle, lentamente che va nelle vene. C'è un punto in una parte di me, che se guardi bene lo vedi tutto l'amore che c'è e che ho. Ed è esattamente sopra al cuore, ai confini fra la spalla e il collo. Lo vedi là. L'arteria che lo nasconde dietro di sé, che lo spinge verso il cuore. L'amore che provo non viene da sé, non viene da me, ma viene da lui. Dal cuore che non accetta ragioni o divieti ma accelera sempre di più, superando ogni limite.

Viene in me ogni volta che lo guardo con la coda dell'occhio. Viene da lui ogni volta che si siede lontano da me, attento a non sfiorarmi e detesto me stessa per volergli stare in qualche modo più vicina, sentire cosa si potesse provare toccandoci con la punta dei piedi.

Detesto qualsiasi cosa che riguarda lui. Ma ho capito che è amore dal momento che nonostante detesto me stessa e lui per ciò che mi provoca, per quanto mi indebolisce l'animo, nonostante io ci provi e nonostante io abbia tutti i motivi del mondo per farlo e tutte le ragioni, io non ci riesco.

Si era insinuato in me senza chiedermi nessun permesso e ora dovevo imparare solo a conviverci.

Sollevai le mani in aria per avvisare a Daniel di essere lì, accanto al marciapiede. Lui appena mi vide, costeggiò l'auto al mio fianco e mi lasciò salire.

Non mi disse nulla, ma non mi guardava neanche. Probabilmente perché aveva paura di vedere qualcosa di diverso sul mio viso. Un amore diverso.

Non aveva il coraggio di guardarmi e accettare di perdermi ancora prima di avermi.

Strinse le mani sul volante, fece un enorme sospiro e andò avanti. Camminando a vuoto per la città.

«Come hai fatto a riconoscermi nel traffico?» Domandò sorpreso ma senza mai guardarmi.

Mi trattenni dal dirgli che penso che lo avrei riconosciuto ovunque, anche fra i libri scritti da qualcun'altro

tra le guerre che combinavi tra i tuoi guai

tra i sorrisi stanchi di qualcun'altro

lo riconoscerei ovunque andasse perché infondo: ti ho sempre portato dentro

Invece risposi solo con «A pelle»

«Allora? com'è andata?» Me lo chiese come se si stesse aspettando una sentenza in un tribunale.

«E' andata bene, mi ha aiutata a farmi capire tante cose» Risposi ambigua.

Lui parcheggiò nel primo vico che trovò, spense il motore e chiuse gli occhi, lasciandosi andare contro il sediolino.

«Daniel. Non... Non sento più nulla di rilevante per Valerio» Dissi infine, prima di adagiarmi lentamente sul suo petto, respirando il suo odore.

«E come l'hai capito?» Mi alzai di poco, giusto per poterlo guardare negli occhi.

«L'ho capito vedendolo. Non ho provato nulla Lele, non ho bisogno di baciarlo per capire che non c'è più nulla che mi lega a lui ora. Era un rimorso certo, ma ora non lo è più.» Lasciò andare un sospiro afflitto e mi portò una mano sulla schiena, costringendomi ad abbassare di nuovo la testa sul suo petto. Il suo cuore pulsava freneticamente sulla mia guancia destra.

«Non importa cosa succederà domani, importa solo che io, in questo preciso momento, sento di dirti che ti amo. Poi fra un secondo forse non sarà più vero. Ma io, ora, ti amo.» Sputai fuori, mantenendo ancora gli occhi chiusi. Serrati dalla paura di poterlo perdere, di poter non vivermi ciò che sento per lui.

Qualcosa che è nato con poco, come una piccola scintilla verso una carica esplosiva. Si inizia con poco, ma una volta che abbiamo preso fuoco, scateniamo l'inferno.

Mi strinse ancora di più se possibile. E rise di una risata allegra, spensierata, spontanea.

Era vero. Io amavo Daniel.

Ci sarebbe più stato qualcosa che fosse stato in grado di fermarmi?

«Anche io, Sunny. Anche io.»

Mi toccò le mani e in un attimo sembrò toccarmi il cuore.

Mi lasciai cullare per la prima volta dalla sensazione di essere abbastanza per qualcuno. Di non essere un fiume in pena che travolge tutto ma di essere l'orizzonte calmo di un mare piatto.

Sul letto di casa, guardavo il soffitto bianco con delle stelle attaccate ad esso con la colla. Quelle stelle erano lì da anni, da quando eravamo piccoli e mamma decise di metterle lì perché con la poca luce diventavano fluorescenti.

Erano carine, un po' sparse per la stanza in modo disorientante ma mi piaceva lo stesso. Allungai poi lo sguardo verso la camera di mio nonno che intravedevo a metà. La stessa in cui mio nonno dormiva da solo, lasciando sempre l'latra metà vuota e immacolata.

Anche dopo dieci anni dalla morte di mia nonna, per mio nonno non c'era differenza. Passava ancora tutti i giorni a pensarla e a volte mentre era fuori al balcone a fumarsi una sigaretta mi sussurrava che l'aspettava ancora. E ogni volta che me lo diceva mi si appesantiva sempre il cuore.

Guardai l'orologio che segnava le due di notte e pensai che ormai non importa che ore si fanno, la mia mente è troppo sveglia per smettere di pensarlo.

Come fiori sull'asfaltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora