Root 17

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"Per questo mio carattere assurdo mi sono guadagnato la fama d'essere senza cuore e solo io so quanto sia immeritata."
-Emily Brontë

Non c'era nessun raggio di sole, né pioveva. Era un tempo mite, con nuvole grigie e bianche sparse per il cielo, in netto contrasto fra di loro.

A guardare il cielo, spesso mi facevano male gli occhi, e questo mi portava spesso a pensare che alcune cose belle, come anche il sole, facevano male da morire.

Non sapevo effettivamente che clima c'era, perché io da quando avevo lasciato Chris sentivo sempre un freddo perenne.

Avevo evitato di farmi venire a prendere da lui sotto casa e ora, stavo passeggiando a piedi verso il luogo in cui ci dovevamo incontrare.

Erano passati due giorni in cui non ero andata a lavoro fingendomi malata e non avevo risposto a Daniel in nessun messaggio ricevuto.

Ora era il tempo di Chris, il nostro tempo.

Nello stesso luogo in cui sei anni fa era iniziato tutto, ora stava per finire a rovescio ogni cosa buona.

Appena entrai nel vicoletto del parco comunale, vidi la sua auto parcheggiata accanto al cancello chiuso.

Quando entrai e mi accomodai sul sediolino, mi sentii subito a disagio. Lui mi sorrise falsamente, un sorriso che nascondeva milioni di sensazione contrastanti fra di loro.

Mentre io, non ci riconoscevo più.

Chi eravamo ora? Eppure un tempo, eravamo stati qualcosa. Non proprio un fuoco ardente, ma qualcosa che assomigliava di più ad una tana sicura dove potevamo rifugiarci sotto alle tempeste imminenti.

E ora che rischiava di perdermi, era diventato un'altra persona. Un Chris. Più comprensivo.

«Ciao» sussurrò.

Ricambiai il saluto e subito sfuggii ai suoi occhi, rivolgendo lo sguardo oltre le nuvole.

«Allora dimmi un po', che cos'è questa confusione? Che ti succede?» me lo chiese come se stesse domandando quale era il mio colore preferito, la risposta sarebbe dovuta essere semplice, ma per me non lo era per nessuna delle due domande.

Alla domanda: qual'è il tuo colore preferito? Provo a rispondere decisa «Blu. Ma anche il viola...e il verde... e l'arancione...» e non so più dare nessuna risposta valida. Come avrei potuto rispondere invece a una domanda più complessa? Non avevo risposte da dare perché ero io la prima a cercarle e a non trovarle.

La risposta che si aspettava sarebbe dovuta essere chiara e definitiva.

Caldo o freddo.

Ma non era cosi, io non sapevo niente di quello che mi stava succedendo. Sapevo che ero cambiata, certo. Ma non sapevo il perché, che cos'è che non andava più bene nella mia vita.

Era successo e basta.

Come glielo spiegavo? Ero incomprensibile e mi sentivo una pazza anche solo a provare a spiegare il miscuglio di sentimenti e pensieri che avevo in testa.

Era come se provassi a parlare in latino da un momento all'altro. Chi mi avrebbe saputo decifrare?

«Non lo so. Non mi capisco più quindi non so come farmi capire dagli altri, Chris. Non penso sia colpa tua, è partito da me. Credimi, non sei tu. Sono io» sembrava quasi una frase di circostanza, ma lo pensavo davvero.

L'avevo ferito e mi dispiaceva a morte, ma soffrivo anch'io come lui, nello stesso e identico modo.

«Scusami» aggiunsi poi, abbassando lo sguardo.

Come fiori sull'asfaltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora