"Maledetti siano i vostri occhi: m'hanno stregata e m'hanno diviso in due. Una metà di me è vostra, l'altra metà è ancor essa vostra. Vorrei poterla dir mia. Ma se è mia, ne consegue che è vostra. E così è tutto vostro."
-W. Shakespeare.L'altra faccia di Best shop era ormai il negozio in cui lavoravo da tre settimane. Nonostante gli stessi proprietari, era completamente diverso.
Questo era... vecchio. Non mi venivano altri sinonimi.
Brulicava di gente nonostante gli scaffali ricoperti da spruzzi di ruggine e ammaccati dall'usura. Nonostante le pareti bianche sporche e il pavimento scuro. L'ufficio era minuscolo per non parlare del bagno. A malapena riuscivi a muoverti per via di un enorme armadio montato in malo modo dove tenevano rinchiusi alcuni detergenti per pulire il pavimento e le casse e altre cianfrusaglie lasciate lì a marcire, evidentemente da secoli.
In questi giorni avevo conosciuto tutti i membri dello staff, e loro avevano conosciuto me come la ragazza di Daniel. Quella che gli aveva fatto perdere completamente l'unica briciola di ragione che aveva.
Daniel era molto conosciuto qui, in quanto prima di Best Shop ci aveva lavorato per sette anni, proprio come Giulio. E anche se non c'era con me, potevo sentirne la presenza percorrendo gli stessi corridoi dove lui era stato per anni.
Avevo già imparato a sopravvivere anche qui con dei semplici passaggi:
Sophia era come un budino al cioccolato con la crosta bruciata. Sapevo comunque capire i suoi giorni ''no'' da quelli positivi. Se volevi farle un favore bastava che restavi fissa in cassa cosi lei poteva sistemarsi per bene i suoi reparti, che tanto adorava.
Giulio invece, era tranquillo. Fumava troppo e portava con sé una scia di fumo perenne. La madre lo aveva abbandonato da pochi mesi e nonostante fosse un uomo di mezza età non c'era ancora nessuno, oltre al padre, ad attenderlo a casa.
Aurora era la mia preferita. Una mamma per tutti e avevo scoperto che fra lei e Daniel c'era un bellissimo rapporto, oltre a questo, avevo smascherato anche il fatto che fosse la madre di Gioele e la sorella di Eric.
Lei era buona e genuina come una pasta di pane.
Per completare il team c'erano altre due persone: Moha e Denise;
Denise era la responsabile, una giovane donna emancipata e piena di vitalità ed intelligenza. Aveva un carattere forte e molto simile a Daniel, condividevano anche la voglia di scappare via da quel posto e da quelle persone.
Aveva vissuto anni fuori da questo paese in una città d'arte come Parigi. Ma era stata costretta, per il lavoro del marito, a tornarsene in Italia.
Per lei, come per me, Daniel era intoccabile. Era l'unica persona su cui poteva fare affidamento.
Moha invece, era un uomo venuto dalla guerra, scappato in Italia per poter sopravvivere con la sua famiglia. Aveva iniziato a stare fuori alla porta del negozio a chiedere qualche spiccio, poi poco alla volta, avevamo convinto Eric a farlo lavorare definitivamente con noi.
È stato fra i giorni più belli della mia vita, perché non solo comunicammo a Moha di essere stato assunto, ma Eric e Aurora gli trovarono anche una casa decente in cui poter vivere con la sua famiglia.
Gli occhi scuri di Moha furono spezzati dalle lacrime di gioia.
E mi domandai quanto avesse sofferto, per meritarsi questo.
Guardavo Moha entrare l'ultimo bancale nel magazzino e ci mettemmo a controllare subito la bolla.
«Vuoi?» gli proposi lanciandogli una sigaretta, lui annuì flebilmente prima di sedersi su uno scatolone con me; mi piaceva la sua compagnia, mi rilassava in un certo modo.
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Come fiori sull'asfalto
Romance(TRATTO DA UNA STORIA VERA) Spesso è difficile accettare il cambiamento. Accettare di dover porre fine a qualcosa che ci sa fare maledettamente male, mentre prima invece, ci rendeva vivi. Stella non è altro che una ragazza con la voglia impetuosa di...