Prologo.

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È notte.
La luna piena risplende alta nel cielo sopra le piccole villette a schiera di Beacon Hills, e il leggero venticello muove le foglie ancora verdi degli alberi che si trovano lungo la strada.

Le case intorno sono ormai avvolte dal buio da un pezzo, da alcune finestre escono piccoli fasci di luci dovute alle televisioni scordate accese, ma a parte questo tutto intorno tace.

L'uomo è accompagnato da una piccola lampada, posta accanto a lui sul tavolino di legno scuro.
Si passa le mani sugli occhi per cercare di risvegliarsi, o almeno di non crollare proprio a dormire sui fogli.

Sono ore che se ne sta seduto su quella seggiola in salotto, così tante ore che ormai il cuscino sopra di essa ha preso la forma del suo fondoschiena.
Sbuffa, frustrato, e inizia di nuovo a leggere il fascicolo.
Sarà forse la decima volta che i suoi occhi si posano su quelle parole, ma sembra proprio che il suo cervello non ne possa fare a meno di assimilare, di nuovo, quelle lettere stampate sopra la carta bianca.

Logan Miller.
Simon Allen.
Due persone così diverse tra di loro, ma con così tante cose in comune.
Entrambi caucasici, capelli scuri così come gli occhi, di un colore quasi simile da mettere i brividi.
Tutti e due adolescenti.
Frequentavano la Beacon Hills High School, proprio come tutti i ragazzi di quella città.

Strappati alla vita troppo presto.
Si ritrova a chiedersi, come quasi ad ogni indagine, come fosse possibile l'esistenza di una mente così malata e contorta.

Si ritrova a chiedersi cosa o chi, possa far scattare un meccanismo così brutale nella testa di quelle persone.
Si tratta di una cosa che tengono nascosta da sempre dentro di loro, oppure mutano il loro comportamento nel tempo?

Esiste davvero una parte malvagia dentro ognuno di noi, o è soltanto una scusa per attenuare i sensi di colpa che le persone altrimenti si porterebbero dietro?

Cosa provano gli assassini quando prosciugano le loro vittime, facendoli diventare dei corpi inermi, senza più una goccia di sangue dentro di essi?

Ma come sempre non riesce a darsi una risposta, perché il suo cervello si rifiuta anche soltanto di pensarla una cosa del genere.
Una cosa così macabra e contro natura.

Quando arriva alla fine del primo fascicolo decide di prendersi dieci minuti di pausa. Ha la gola secca e gli occhi stanchi, avrebbe decisamente bisogno di una vacanza.

Si alza dalla sedia e stira i muscoli delle gambe, che quasi cedono dato il troppo tempo passato a sedere.
Sente la schiena emettere dei leggeri pop, mano a mano che la sua postura torna ad essere eretta.

Si dirige verso la cucina e si versa un bicchiere d'acqua.
È quasi completamente al buio, ma abita da così tanto tempo dentro quella casa che ormai conosce ogni angolo di essa come le sue tasche.

Si appoggia al ripiano della cucina e lancia uno sguardo all'orologio, appeso sopra porta.
Le lancette segnano le 4:12 di notte, troppo tardi per mettersi a dormire e troppo presto per prepararsi e recarsi a lavoro.

Sente il liquido scorrergli lungo l'esofago e le forze tornano per un attimo, facendolo sospirare di sollievo.

Lascia il bicchiere ormai vuoto nel lavabo e si avvia di nuovo, a passo stanco, verso il soggiorno.
Il suo sguardo cade involontariamente verso una foto sul cassettone.
Ci sono lui e suo figlio che sorridono, dopo una delle partite di lacrosse del ragazzo.
Se la ricorda bene quella partita, si ricorda perfettamente la prima rete fatta dal suo primo e unico erede.

I suoi occhi tornano ai fascicoli, come se fossero stati attratti da una calamita.
E se il prossimo fosse proprio suo figlio, cosa farebbe lui?
Se il prossimo ragazzo ad essere ucciso in un modo così brutale, fosse proprio la persona più importante della sua vita?

Una morsa gli stringe lo stomaco, facendogli venire la nausea. Sente la bile salirgli in gola e l'ansia prendere possesso del suo corpo.

Non può permettersi di perderlo, non può perdere anche l'ultima persona che gli è rimasta.

Torna a sedere su quella sedia, che ormai è diventata la sua migliore amica per quella sera e si ributta a capofitto sul lavoro, cercando in tutti i modi di riuscire a trovare una piccola traccia da dove iniziare sul serio.

Lui non può perdere suo figlio, ma al destino non è mai importato di cosa volessero le persone.

Il destino continua a solcare la sua strada, continua a battere quelle vie strette o larghe, lunghe, corte o tortuose che siano.
Il destino continua a fare il suo lavoro, senza rendere conto a nessuno.

Ehi ciao!

Questa storia sarà scritta a quattro mani. Siamo due ragazze, amiche a distanza, e ci conosciamo ormai da quasi sei anni.

Abbiamo deciso di condividere i nostri "sogni" insieme a voi, e speriamo vivamente di riuscire a farvi appassionare alla storia di questi due ragazzi stupendi.

Ci scusiamo per qualunque disagio,
ma non è semplice scrivere con più di 400km tra di noi.
Cercheremo di farvi avere capitoli più lunghi possibili e ricchi di azione.

Comunque,
parlando di cose serie,
cosa ne pensate?

Mettete una stellina se vi è piaciuto il trailer e fateci sapere se almeno un po' vi ha incuriosito questo piccolo prologo.

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Ps: mi scuso immensamente per l'errore nel trailer. Il correttore mi ha messo McCole invece di McCall.
Scusate davvero. - Erika.
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Baci.
Alice ed Erika.

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