10- Normalità

2.7K 170 20
                                    

Non ha idea di quante volte abbia appuntato la matita, non ha idea di quante volte abbia cancellato e riscritto quella stessa frase, premendo su quelle lettere come se volesse renderle ancora più evidenti e marcate.

L'orologio appeso al muro segna le 10:23 e sa benissimo che non gli resta molto tempo.
Il paesaggio fuori dalla finestra è cambiato, il ragazzo pensa che l'abbia quasi fatto apposta per rispecchiare perfettamente il suo umore.
Il cielo pumbleo sembra promettere pioggia da un momento all'altro e il vento, fischiando fin troppo forte, é ormai entrato nella testa di Stiles come una fastidiosa melodia.

Gli alberi stanno iniziando a perdere le loro foglie, quei bei rami verdi e rigogliosi si sono trasformati in scheletri.
In molte occasioni il ragazzo si è ritrovato a camminare per quel cortile di notte, durante l'autunno, e quelle querce così maestose ed imponenti riuscivano sempre a farlo rabbrividire.

Ormai dovrebbe essersi abituato ad esse perché si è ritrovato a passarci accanto per parecchie sere, ma tutte le volte, quella strana sensazione di disagio che prova lo porta automaticamente a guardarsi intorno per assicurarsi che nessuno ci si sia nascosto dietro.

La punta della matita si spezza di nuovo e Stiles sospira, frustrato, trattenendo a stento una serie di colorite imprecazioni.
Gli mancano soltanto due risposte e poi ha finito quel maledettissimo compito di chimica, per quale motivo l'universo ha deciso di scagliarsi contro di lui quella mattina?

Appunta di nuovo il lapis* con foga.
10:27, non ce la farà mai.
Si affretta a scrivere quelle parole che ormai ha imparato a memoria.
Se gli chiedessero cosa diavolo vogliono dire, la sua risposta sarebbe un chiaro e coinciso "non ne ho più la pallida idea."

Lydia gli ha fatto imparare tutto come un pappagallo, e lui le è infinitamente grato per esserci riuscita.
Sono stati un pomeriggio intero a studiare, accantonando ogni cosa e ogni distrazione.

Il castano non ha toccato nemmeno il cellulare per cinque ore di fila, il che è un gran bel record per lui.
Quando è andato a controllarlo aveva un'infinità di messaggi da parte del suo migliore amico e qualche minaccia di suo padre, del tipo "mangia il pollo che è nel microonde o stasera te la farò pagare."

Lì per lì ha riso, ma poi si è resto conto di quanto effettivamente fosse grave la sua situazione se anche suo padre, che non era mai a casa, si è accorto che lui salta in continuazione i pasti.
Probabilmente la sua continua perdita di peso è un problema palese a tutti. Tutti tranne lo stesso Stiles, si intende.

La campanella suona, facendolo sobbalzare sulla sedia. In meno di mezzo millesimo di secondo scrive l'ultima parola sul foglio e posa la penna, alzando quel pezzo di carta stropicciato, e fin troppe volte cancellato, in aria.
"Si!" Esulta, come se avesse in mano una coppa.

Adrian Harris lo guarda con un sopracciglio alzato, e quando il ragazzo sbatte il suo compito sulla cattedra tira un sospiro esasperato.
"Devo veramente correggerlo o posso scrivere direttamente la solita F?"

L'occhiata che gli rivolge il professore, così altezzosa e viscida, lo fa per un momento innervosire, ma subito dopo un sorriso strafottente gli stira le labbra.
"Lo corregga adesso, voglio vedere la sua faccia quando dovrà scriverci una B sopra a quel foglio."
Lo sfida, e non sta affatto scherzando.

Il professore resta per un attimo interdetto, ma decide di acconsentire, di solito ci mette dieci secondi a correggere i test fatti dal signor Stilinski.

Scott passa accanto al suo amico, non riuscendo a capire la situazione, ma quando sente un cumulo d'ansia nell'aria e vede Harris piegato sulla cattedra, decide di non chiedere niente e uscire di classe insieme Lydia.

Incubus || SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora