14 - Accettiamo

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Sembra una storia horror, una di quelle che racconti da bambino per far impaurire i tuoi amici, prima di tornare a casa e metterti sotto le coperte.

Sembra una storia horror, ma quando la barella coperta con un telo bianco gli passa davanti, prima di essere caricata sull'ambulanza, capisce che non è un film o una storiella per ragazzini, quella è la realtà.

Non dovrebbe essere lì.
Non dovrebbe stare impalato davanti quella casa, dovrebbe essere a letto.
Se lo ripete mentalmente ormai da dieci minuti.

I lampeggianti della macchina di suo padre non gli permettono di vedere bene la madre di quella ragazza in lacrime, accasciata sulla porta d'ingresso di una delle tante villette a schiera in quel quartiere, ma ne sente benissimo le urla.

Sente le urla della donna, strazianti e agonizzanti; gli lacerano quasi il petto.
Riesce a vedere suo padre, lo sceriffo Stilinski, parlare con il signor Fry.
Amber, sua figlia, è l'ultima vittima ritrovata di quell'essere.

Siamo a quota cinque.
A Stiles viene quasi da vomitare se pensa a quante vite innocenti sono state spezzate, a quanto dolore è stato rilasciato in quella piccola cittadina.
E non soltanto adesso, ma in tutti quegli anni in cui lui e i suoi amici si sono ritrovati ad affrontare degli esseri sovrannaturali.

Cerca di non farsi vedere dallo sceriffo, mentre varca la soglia dell'abitazione.
Casa Fry è quasi completamente silenziosa.
I muri riescono a lasciare quasi tutto il rumore fuori dalla villetta beige e l'unica cosa che sente, appena entra nel corridoio, è un pianto leggero proveniente dal salotto.

Si avvia verso quella direzione, lancia di nuovo uno sguardo verso la porta per accertarsi che nessuno l'abbia notato entrare, e continua cercando di capire da dove viene quel lamento.

Quando arriva davanti al divano, i singhiozzi si fanno più pesanti.
Sporge la testa verso il lato appoggiato al muro e una cesta di capelli ricci gli si presenta davanti agli occhi.

Come se sentisse il suo sguardo su di lui, il bambino alza la testa e punta le sue pupille dilatate in quelle di Stiles.
Il castano cerca di fare il più piano possibile mentre si abbassa al livello del piccolo, che sembra più impaurito del normale.

Non si è accorto nessuno che si è svegliato?
"Ehi, ciao." Sussurra queste parole mettendosi seduto a gambe incrociate. Non è mai stato bravo con i bambini, ma non può essere così difficile calmarlo, no?

Vedendo che non riceve nessuna risposta, cerca di continuare la conversazione.
"Come ti chiami?" La cesta di riccioli balza da una parte all'altra mentre il piccolo alza la testa.
"Io sono Stiles." Conversazione a senso unico, con nemmeno un minimo di cedimento da parte del bimbo.

Il castano tende la mano, cercando di fare il suo miglior sorriso.
Sono le 3:00 di notte e più che un sorriso, quello che fa Stiles, sembra una smorfia fatta dopo aver mangiato un limone intero.
Però sembra funzionare, perché il ricciolino appoggia la mano su quella del ragazzo e sorride.

"Jack." E nel dire queste parole una fossetta si forma sulla sua guancia sinistra.
Stiles mette in moto il cervello, cercando qualche frase da dirgli, ma non riesce a trovare niente.
Cosa si dice ad un bambino a cui è appena morta la sorella nel bel mezzo della notte?

"Vuoi dirmi perché stai piangendo?"
Decide di fargli la prima domanda che a lui sembra più sensata, perché oltre a consolarlo vuole capire se lui ha visto qualcosa. Se ha sentito qualche rumore.
Sono tutti fuori a parlare con i loro genitori, ma nessuno si è preoccupato del piccoletto.

Al bambino vengono di nuovo gli occhi lucidi e Stiles si maledice per questo.
"No no no, non piangere.- cerca di asciugargli le lacrime come meglio può.- se non vuoi dirmelo non importa."
Sorride di nuovo e spera vivamente che basti per farlo smettere di singhiozzare.
È un suono straziante.

Incubus || SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora