18 - Sei Tu

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È frastornato.
Anzi, frastornato è dire poco.

Sembra uno che si è appena scolato dieci birre una dietro l'altra senza riprendere fiato.

Tenta quattro volte di infilare le chiavi nella serratura, senza riuscirci, gli cadono anche di mano, e recuperarle accucciandosi senza rovinare con il sedere per terra è già un grosso traguardo.

Il quinto tentativo pare essere quello buono, infatti riesce ad aprire la porta di ingresso ed entrare in casa.
Il buio lo avvolge appena se la chiude alle spalle e ci si appoggia pesantemente contro, segno che è solo, di nuovo.

Con una smorfia muove alcuni passi verso le scale, di mangiare non se ne parla proprio, a meno che non voglia passare la nottata in bagno a vomitare.
No, non ci tiene grazie tante.

Quando raggiunge il primo gradino lo guarda come se fosse alto quanto l'Everest, le gambe sono pesantissime, le sente come se fossero fatte di piombo e non sa davvero come arriverà a camera sua senza cadere quelle 5/6 volte.

Sospira e decide che è meglio darsi una mossa o sarà costretto dormire proprio su quegli scalini.

Quando riesce a mettere un piede sul pianerottolo al secondo piano vorrebbe davvero esultare di gioia, non fosse troppo stanco anche per quello, si intende.
Si trascina fino al bagno dove si da una veloce sciacquata abbandonando i vestiti da qualche parte sul pavimento, dopo di che, in tempo zero, si trova avvolto nel suo amato piumone.

Gli occhi sono pesanti, così come la testa, è come se qualcuno gliela stesse stringendo in una morsa.

È sicuro di potersi addormentare ancor prima di aver finito di contare fino a tre, se non fosse che un forte rumore lo fa sobbalzare, facendolo finire quasi sul pavimento.

Si siede di scatto, pentendosene l'istante dopo, quando la sua testa comincia a girare e una fitta alle tempie lo immobilizza.

Un altro rumore lo fa voltare verso la finestra, il cuore gli finisce dritto in gola quando questa si spalanca e una figura alta e aggraziata atterra sulla moquette.

Sente la rabbia scandagli il sangue nelle vene.
Un'altro spavento come questo e ci rimette le penne, lo sa.

"Derek sul serio, devi almeno mandare un messaggio prima di piombare qui come un serial killer!"  Sbotta crollando nuovamente sul cuscino, le mani premute sugli occhi mentre tenta di regolarizzare il suo respiro.

"e dove finirebbe l'effetto sorpresa?" Scherza il licantropo, beccandosi quasi un cuscino in piena faccia, riflessi da lupo, già.

"cosa succede?" Domanda Stiles dal suo rifugio di coperte.
Non ha intenzione di uscirne, non vuole che Derek si renda conto di quanto è debole, se scoprisse cosa lui e Scott hanno fatto di certo non ne sarebbe contento.

Proprio no.

"deve per forza essere successo qualcosa?" Chiede l'alpha stizzito, irrigidendo appena i muscoli della schiena e stringendo forte i pugni, confermando solo che è teso, più del solito.
Quindi come al solito Stiles ha indovinato in pieno.

"non mentirmi" mormora puntato gli occhi dritti in quelli del più grande. Non avrà un super udito per ascoltare i battiti cardiaci, ma non è uno stupido, si accorge di certe cose.

"non ti ho visto e sentito per giorni" sputa diretto Derek, dopo un prolungato silenzio riflessivo "non capivo cosa potesse essere successo" e questo quasi lo ringhia, frustrato.

Perché è così che si sente. Tremendamente frustrato da tutta quella situazione, il fatto di non essere in grado di capire quel ragazzino a pieno lo manda in confusione, lui che le persone le ha sempre capite e inquadrate al volo.

Incubus || SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora