«Damiá ma che ti prende?» Chiese Victoria una delle sue più care amiche stufa di dover sopportare i suoi silenzi restando in una condizione di profonda impotenza.
«Niente Vic, fra un po' mi passa» Si giustificó lui strofinandosi il volto, sperando di poter in qualche modo offuscare il suo essere.
Niente aveva detto.
E invece era tutto.Niente.
E non si sentiva più a suo agio in quello che agli occhi degli altri era il suo corpo prestante.Niente.
E non riusciva più ad emozionarsi quando cantava.Niente.
Ed erano notti che non dormiva.Niente.
E non si riconosceva più.Niente.
Ed era solo un ricordo di se stesso.Cosa ne è della mia sicurezza?
Si era chiesto più di una volta quando specchiandosi nel suo riflesso non aveva visto nient'altro che un corpo nudo nelle sue fragilità, gracile, consumato dagli anni e dalle esperienze negative che restava inerme contro le numerose ferite che la vita gli infliggeva.Non era più lui e non dipendeva dagli altri, non era stata Charlotte a farlo ricadere in quel circolo vizioso che gli girava intorno da anni, né tantomeno lui aveva fatto lo stesso con la bruna che, pareva emotivamente omologa a lui.
Le strade continuavano ad essere fredde ed inospitali, il cielo manteneva la sua aria nostalgica, la scuola non smetteva di urlare, i vestiti erano gli stessi, ma lui non era lui.
E chissà quando sarebbe tornato ad esserlo, chissà quando il sorriso sarebbe ritornato ad essere sfacciato e gli occhi ad infuocare e scaldare chiunque.Confuso era il termine più adatto per indicare il caos che aleggiava nella sua mente, troppe domande e nessuna risposta, troppe ambizioni e nessuna voglia, infiniti sogni e mille paure che li distruggevano rendendolo schiavo di un passato troppo burrascoso, dal quale evadere era impossibile.
C'era qualcosa che spingeva nel suo petto, faceva troppa pressione,
lo opprimeva,trasformandosi in piccole mancanze ed infiniti rimorsi.E poi c'era Charlotte, che cosa le aveva combinato?
Erano giorni che la guardava da lontano,
ed era spaventato, la vedeva perdere ogni giorno sempre più peso e felicità, era inevitabile accorgersi di quanto col passare dei giorni il volto diventasse spigoloso e le felpe più larghe, tanto quanto lo era incolparsi di quel visibile malessere.Se solo avesse saputo.
«Voglio tornare a respirare Vic.» Aveva sussurrato alla sua amica, quasi come se fosse un segreto da nascondere con cura.
Quasi la sua fragilità dovesse essere accuratamente nascosta da occhi indiscreti.«Ce la farai Dam.» Aveva risposto lei stringendo il suo amico in un abbraccio fraterno.
«Sembro un ragazzino.» Aveva detto lei mentre Vic gli asciugava una lacrima che sembrava ricordargli che anche lui, nonostante le sue sovrastrutture, fosse umano.
«Non sei mai stato un ragazzino.» Aveva risposto lei amareggiata.
«Ti voglio bene Victoria.»
E cosa avrebbe fatto senza di lei?
Lei lo aveva raccolto, quando sembrava essere un vaso.
Forse non sarebbe sopravvissuto senza la purezza di quell'amicizia, che nonostante le malelingue maliziose combatteva ogni giorno contro le ostilità.
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The ache /Damiano David/
Fanfiction«È un continuo ostentare in un mondo che sa di sogni infranti e terra bruciata Dam.»