Capitolo trentuno

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Resilienza.
In psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.

Resilienza.
Un sospiro Char, non guardare abbassa lo sguardo.

Resilienza.
Stringi i pugni Char, morditi il labbro fino a farlo sanguinare ma non piangere.

Resilienza.
Char non fallire, non strappare la tela perchè tu in quel capolavoro ci eri venuta benissimo.

C'è un artista dentro ognuno di noi, uno solo.
È lui a dipingere le nostre lacrime, a tracciare la sagoma dei nostri sorrisi, e a far arrossire le goti quando è distratto.
Agisce senza astuzia, nè cattiveria, è la sua arte, non fa male a nessuno,
finché, non siamo noi a disonorarlo.

Finché non gli strappiamo il pennello dalle mani, e ci obblighiamo false smorfie ignari della sua arte.

Allora lui si arrabbia, diventa furibondo, molla la presa, fa cadere le tempere e si rinchiude in angolo del nostro cuore,
le catene ai polsi ed il viso sporco di grigio.
Inala la polvere, si intreccia nelle ragnatele, cade nei nostri vuoti.
E trattiene il dolore, incendia le tempere e brucia i nostri occhi, scappa e si addormenta nelle occhiaie, poi si risveglia di soprassalto quando arriva la notte e stordito ritorna a dipingere.
Rosso negli occhi.
Viola nelle occhiaie.
Bianco sul volto.

«Cosa c'è tra te e Victoria Dam?»
Ecco il primo sospiro.

«Niente.»
Lo sento il battito accelerato, sta correndo, ti cavalca, più forte dell'amore Dam.
Perchè parli a monosillabi?
Perchè non mi guardi più?

«Non mentire, ti prego. È l'ultima cosa di chi ho bisogno.»
Ti sto pregando Dam.
Mi metterei in ginocchio se solo servisse.
Abbi rispetto per quello che siamo,
ti supplico Dam.

«Non lo so Char.»
Mi parli piano, ma ti sento forte.
E tu? Tu mi senti spezzarmi?
Cado nel dirupo, mentre lei continua a scalare la tua montagna.
Ha mai smesso di farlo?

«E tra noi Dam?» Lo riprese esitante.
«Non lo so Char.» Ripetè lui.

Che ti sto facendo Char?
Tu che eri bella come il sole, splendevi di luce solo tua e ora?
Ora sei diventata temporale a causa del mio nubifragio.

«Non lo sai.» Sentenziò lei, quasi a non convincersi di quelle parole.

Una lacrima bastarda le scivolò dagli occhi, l'artista aveva messo troppa acqua nella tempere oppure, anche lui si stava rompendo assieme a lei.
«Char ti prego non fare così.» Le passó una mano fra i capelli.
Come poteva assumere un comportamento tale?
Lei si scansó, non voleva le sue mani, non da quando aveva smesso di essere abbastanza.
Di nuovo.

«Non voglio più giocare.» Scosse la testa, mise le ciocche ribelli dietro le orecchie e ruppe il legame.
Taglió il filo che li univa, spense il fuoco, butto tutti i fiammiferi in mare.
«Non ho mai giocato Char.»

Ma non erano gli stessi occhi di due notti fa.

«Smettila. Non dire niente che possa rovinare il mio ricordo di noi, abbi rispetto almeno per quello.» Era stremata.

«Non c'è più posto per me quí.» E si sentí opprimere da quella amara constatazione.
«Ma che dici Char?» Le riprese la mano.
Era confuso, ma non averla più nella sua vita suonava come un'utopia, non poteva lasciarla andare, non adesso che stava trovando la strada verso casa.
«Mi avevi chiesto di scoprirti te lo ricordi Dam?» Chiese e lui annuì.
«Non potrò mai scoprirti se ancora non sai chi sei. Fino ad ora ho scoperto un fantasma.
Sotto il tuo velo c'è Victoria.» Ammise a malincuore.
«No Char.» Scosse la testa, terrorizzato dal finale, ed anche la voce calda perse la sua sicurezza.
«Me ne vado Dam.»
Cadde la pioggia, da entrambi i cieli sereni dei loro occhi e si bagnarono, completamente.

Le ultime parole famose.
Il sogno s'è infranto.
Non ti sono bastata nemmeno questa volta.

The ache /Damiano David/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora