Capitolo diciotto

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Bastarono pochi giorni per ritrovarsi al solito bar, con la solita sigaretta e le solite nuove emozioni.

«Dam, devi provare a studiare, davvero.» Le disse lei quando si accorse dello sguardo del moro, puntato su di lei piuttosto che sui libri.
«Non ci capisco un cazzo, e lo sai che della scuola non mi importa.» Le disse lui.
«Ti do una mano io.» Si sedette sulle sue gambe, facendo scorrere lo sguardo sulle pagine del libro di letteratura.

«Se non avessi visto il sole
avrei sopportato l'ombra
ma la luce ha reso il mio deserto
ancora più selvaggio.
Emily Dickinson»
Lesse ad alta voce.

«Cosa ti spaventa di questa poesia Dam?» Chiese lei, capendo il perchè di tanto astio da parte del moro nei confronti della letteratura, era capace di scovare ogni sua debolezza, lo apriva a mondi che non voleva scoprire in maniera quasi del tutto viscerale.

«Quello che vuole dirmi. Ho paura che abbia ragione, che questo sia solo un sole di passaggio, che ci siano mille nuvole dietro l'angolo pronte a coprirlo, a lasciarmi nell'ombra dell'illusione.»

Quanta essenza si nascondeva dietro quel giovane e quanta profondità si celava dietro quest'ultima.

«Devi lasciarti abbagliare per scoprirlo.» Gli accarezzó il volto, sfiorò le sue fragilità, le sentì sotto pelle e sperò di poterle attraversare.
E lui lo fece, restò abbagliato dalla purezza che avvolgeva la ragazza sulle sue gambe, si lasciò attraversare dal suo mondo.

«Lo farò.» Le disse baciandola, ogni volta che le loro labbra si scontravano diventava una prima volta, una ricerca di conferme che veniva soddisfatta, una singola risposta a mille interrogativi.

I loro baci erano delicati, non pretendevano, non si rincorrevano, non si scontravano, si seguivano e incontravano, si abbracciavano e si conoscevano, erano tutto ciò che di più puro aleggiasse nelle loro tenebre.
Damiano era il bianco travestito da nero, che indossava una coperta di durezza, Charlotte era il nero travestito da bianco che cercava di velare le sue insicurezze dietro ai sorrisi incoraggianti.
Singolarmente neutrali ma che quando si incontravano erano pronti a tramutarsi nel grigio di un cielo soffocato dallo smog, per poi diventare una sensuale notte adornata da mille stelle e consumarsi, solo per rigenerarsi, ancora e ancora.
Erano il ritratto del completo.

«Adesso devi studiare però.» Gli disse fintamente severa lei.
«Sì ma con te sulle mie gambe, mi viene difficile» Lei arrossì e si alzò di scatto imbarazzata ma lui, bloccò suo movimento attirandola nuovamente verso le sue gambe.
«Ho detto che è difficile, non che non voglio che sia così.» Gli posò un bacio sulla scapola destra.
«Sei impossibile.» Gli scompiglió i ricci ribelli.
«Non per tutte.» Rispose ammiccante lui ricevendo uno schiaffetto divertito sulla nuca prima di riportare l'attenzione sul libro.

«Puó bastare.» Esclamó Damiano un'ora dopo facendo volare gli appunti sul tavolo.
«Visto? Non era così difficile.» Lo canzonò lei passandogli un caffè.
«Non lo so Char, é come se questo posto fosse completamente sbagliato per me. Il rapporto con il corpo docenti degenera sempre di più, fra un po' mollo tutto.» Si portó la tazzina alle labbra e sbuffò, la scuola era la sua piaga, un grave problema da estirpare, non aveva senso restare in un posto che lo preservasse da quello che in realtà sentiva di volere, di meritare.

«Fai ciò che ti liberi dalla voglia di fuggire da te stesso Dam.»
Lo desiderava ardentemente, aveva bisogno di trovare la felicità di Damiano, di aiutarlo a trovare la sua libertà, la sua via, di conoscersi e riconoscersi.
«Fallo anche tu con me Char, liberati con me.»

The ache /Damiano David/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora