Capitolo ventuno

1.3K 53 0
                                    

Quando sopraggiunsero nell'attico Danese di Victoria restarono stupefatti dall'ordine che ne aleggiava all'interno, paradossalmente contrastante con la personalità irrequieta e tendente al caos di Victoria.
Quest'ultima completamente complice di Damiano e, a conoscenza dei suoi sentimenti predestinò una camera da letto a Charlotte e al moro.
Voleva che i due ritrovassero la propria intimità anche in uno spazio piccolo, e probabilmente tendente al frastuono come l'attico De Angelis,accantonandosi ancora una volta.
Charlotte avanzò restia nell'abitazione mentre sentiva i boccoli perdere la loro forma e ricadere disordinati sulle spalle pallide, la osservò in ogni suo minimo dettaglio e ne captò l'odore, era fresco e nuovo, non profumava di casa, ma non le dispiaceva.

Infondo casa cosa era?

«Va tutto bene?» Le chiese gentilmente Damiano, con la paura addosso che lei avesse dei ripensamenti.
«Sì, sono felice di essere quì.» Lo rassicurò accarezzandoli il volto graffiato dalla barba.
«Con te.» Specificò facendolo sorridere.

Era silenziosamente grata a Damiano, per averla fatta volare via con la sua esuberanza dalla monotonia che la stava oltraggiando nell'ultimo periodo, e che vorace scavava nei meandri del suo essere.
Senza di lui probabilmente si sarebbe lasciata plasmare dalla vita, e sarebbe restata inerme alla mutazione, perché era così che sembrava giusto, così che le avevano insegnato, a partire dalla scuola, un'avido e falso idolo dei genitori che si divertiva a beffeggiare i suoi seguaci, uno scaltro cartomante che nascondeva le carte vincenti nella tasca interna del gilet sudicio.

Faceva credere che avere una bella media corrispondesse ad essere una bella persona e
che avere un brutto voto a crogiolarsi nella propria mediocrità,
improntava gli alunni verso la strada del successo, spronava loro a non seguire la massa, mentre rivolgeva le stesse parole a tutti, mentre illudeva chiunque di poter eccellere, nascondendo gelosamente il segreto più grande: la strada per il successo si incrocia con quella della libertà.

E mentre tutti si ostinavano a credere che i sogni si realizzassero a parole, Damiano e Charlotte stavano derubando la vita dal suo segreto più prezioso, insieme.

«Ti prometto che andrà tutto bene, ti giuro che ce la facciamo Char.» Promise come un marito degli anni cinquanta che sposava la sua amata all'alba, nascosto da occhi indiscreti e senza alcun consenso se non quello dato dal sentimento.

«Devi star tranquillo, seguire quello che sei.» Consigliò lei consapevole delle preoccupazioni che in quel momento lo stavano attanagliando.

«Brilleremo Char, brilleremo.» La strinse forte, cercando di convincere forse più lui che lei con quelle parole, perché era vero, aveva trovato la sua libertà, ma la doveva svestire accuratamente da ogni genere di paura per far sì che lo rendesse veramente libero.

Lei gli prese il volto fra le mani e lo baciò, più forte del previsto e lui la sentì, più profonda del previsto.
Lo allontanò da ogni tipo di timore mentre incastrava le mani nei suoi ricci e lasciava che lui le sfiorasse il corpo quasi come fosse porcellana.
Le accarezzò i fianchi, si perse nell'incavo delle clavicole scoperte da una maglia fin troppo svergognata per lui, tracciò le sue forme sinuose pienamente affidate a lui sin dal primo sguardo, senza alcun ripensamento e gratificò quella che si era sempre dimostrata una vita oltraggiosa per avergli spiegato le ali della felicità facendolo scontrare con un essere fin troppo simile al suo, capace di riportare solo l'ordine in quello che era l'ammasso dei suoi sentimenti che prima di lei erano diventati un cruciverba indecifrabile.

Se ne fregarono del trambusto che riempiva quella casa, degli schiamazzi, della musica di merda che pompava nelle piccole casse del cellulare, del trucco sciolto e dei capelli scompigliati.
Perchè erano loro, consapevolmente liberi, ribelli e felici, felici da vivere.

The ache /Damiano David/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora