Capitolo 11

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Alison's Pov

<Dimmi Giorgio>, dico rispondendo al telefono.
<Fatti trovare fuori, sto arrivando>, esclama lui, dall'altra parte del telefono.
Stacco la chiamata ed esco dalla mia stanza in fretta. Percorro il corridoio rosa, che tanto piace a mia madre. Inutile dire quanto io odi il colore delle pareti. Scendo velocemente le scale di legno. Certe volte, facendone due o tre alla volta. Prendo velocemente il cappotto sul divano e il telefono sul mobile accanto al televisore.
<Mamma esco>. Forse lei non è nemmeno a casa, ma è una sorta di abitudine, la mia.
Richiudo il portone alle mie spalle, forse in modo fin troppo brusco. Mi avvio verso l’estremità del marciapiede e inizio a giocare come fanno i bambini. Un piede nella prima mattonella, poi due nella successiva e ripetendo così. Nel frattempo, inizio a contare ogni mattone, proprio come fa Giorgio. Possibile che abbia preso le sue abitudini anche se è da pochi mesi che ci conosciamo? Beh, a quanto pare.
Una Yaris grigia compare nel mio campo visivo. È Giorgio.
Appena la macchina accosta, apro lo sportello.
<Ehi>, esclamo appena salita in macchina, lasciando un bacio sulla guancia del mio migliore amico. <Emozionato?>, gli domando.
<Abbastanza>, mi risponde lui, rivolgendomi un sorriso sincero.
<Lo vedo. Le tue dita non stanno ferme>, gli dico io, indicando la sua mano, che ora stringe forte il volante, tanto da far diventare le nocche bianche.
<Scusa, sono agitato. Ansioso, forse.>
<Allora anche Mostro ha dei sentimenti>, lo pizzico io.
<Ehi, mi deludi. Anche tu credi che sia apatico?>, mi risponde Giorgio, ridendo. Lo osservo. Mi piace quando ride.
<Deciso per “Una Brutta Persona?”>, gli domando per sviare il discorso di prima.
<Sì. Anche yoshi e Massimo mi hanno consigliato di registrare quella. Vorrei inciderne un'altra, ma non è ancora del tutto pronta: devo sistemare le ultime cose.>
<Gli altri non vengono?>
<Viene solo Matteo>, mi risponde lui.
<Fa lui la produzione?>
<Penso di sì. Devo pensarci.>
Inizio a guardare fuori. Mi rilassa. Sono abbastanza agitata per Giorgio. Più di quanto dovrei. Lui sembra accorgersi del mio turbamento, <tutto bene Bizzi?>, mi chiede lui. È la prima volta che mi sento chiamare per cognome da lui.
<Tutto bene, Ferrario>, gli rispondo io, sottolineando l’ultima parola. Mi sorride. Di nuovo. Oggi che gli è preso?
<Bizzi, sto bene con te. Sai?>
<Chi non vorrebbe passare del tempo con me?>, dico io, ironica.
<Non scherzo>
<Oh. Beh, nemmeno io mi trovo male con te.> Arrossisco. Che problemi ho? Mi sento presa alla sprovvista, anche se ciò che mi ha detto era più che scontato. Siamo migliori amici, o almeno, lui lo è per me.

Ho fatto quello che ho potuto -ILL MOVEMENTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora