Capitolo 20

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Alison's Pov
<Ali, aspetta un secondo>, esclama Giulia, poco prima che me ne vada da casa sua.
<Che succede?>, le rispondo, voltandomi verso di lei.
<Credo di avere un problema.>
<Mamma mia Giù, non potevi fartelo venire prima questo problema? Sbrigati, che altrimenti perdo il bus per tornare a casa.>
<Ti posso accompagnare io. Non mi crea nessun problema. Anzi, se vuoi puoi restare a dormire qui>, mi dice lei, con tono speranzoso.
<Devo tornare a casa, non voglio creare disturbo a dormire da te.>
<Come vuoi. Comunque, ritorniamo in camera mia.>
<Basta di stare in quella stanza, mi sto trasformando in una principessa in mezzo a tutto quel rosa>, le rispondo ironica, rientrando nella camera da letto di Giulia. Mi siedo sul letto, mentre lei si sistema di fronte a me, incrociando le gambe sul pavimento freddo.
<Credo di aver bisogno di cambiare aria per un po'.>
<Cosa vuoi dire, Giulia?>, le chiedo, non capendo bene cosa intenda.
<Voglio andare via da Roma, per qualche mese, magari per qualche anno. Voglio iniziare un mio progetto e in questa città, non ne ho l'opportunità. È troppo grande, troppe persone fanno già ciò in cui io voglio eccellere. Credo, di dover iniziare dal basso, da qualche città piccola e tranquilla.>
<Giulia, ma che stai dicendo? Qui hai la scuola, la tua famiglia, i tuoi amici, in un modo egocentrico, hai me.>
<La scuola la vorrei lasciare.>
<Ma manca mezzo anno agli esami di Stato. Prendi almeno il diploma.>
<Tanto, qui in Italia, con o senza diploma, finiremo tutti a fare i commessi in qualche catena di negozi stranieri.>
Rido istericamente alla sua risposta. So che il suo ragionamento non è del tutto sbagliato ma, ancora una volta, per un mio pensiero egocentrico, non credo di voler perderla. Sono sicura che non sa cosa sta dicendo.
<Giulia, ma ti rendi conto di quello che stai pensando di fare?>, le chiedo, con un tono da rimprovero.
<Ho diciannove anni, Alison. So a cosa vado incontro. Dovrei ancora vivere sulle spalle dei miei, in questa cameretta rosa?>
<Magari potremmo cambiare il colore delle pareti. Ci vedo bene un nero>, le dico, sarcastica. Non è un caso il mio tentativo di voler cambiare discorso. Ora, a distanza di qualche secondo, ne sono convinta: lei non può sparire dalla mia vita. Io non posso sparire dalla sua.
<Ho preso la mia decisione. Credo di voler partire poco dopo Capodanno.>
<Io credo di voler rimanere a dormire da te, Giulia>, le dico, poco prima di alzarmi dal letto e correre fra le sue braccia, che mi aspettano spalancate. La sento iniziare a singhiozzare rumorosamente, per poi riempire i miei capelli dalle sue lacrime.
<Sarà difficile, Ali>, sussurra, prima di stringermi, con una forza maggiore.
<Sei sicura di ciò che stai per affrontare?>
<È stato il mio pensiero fisso per settimane.>
<Se è davvero questa, la tua decisione, non voglio sprecare nessun momento, a partire da ora, fino alla tua partenza.>
<Una migliore amica è per sempre>, mi dice, per poi staccarsi e fermarsi ad osservare i miei occhi neri, gonfi per le lacrime che, ancora scorrono sulle mie guance. Mi sorride dolcemente, non staccando i suoi occhi dal mio viso.
<In quale città vorresti andare?>, le chiedo, non molto sicura di averle posto questa domanda.
<Non lo so ancora. Pensavo in qualche cittadina della Sicilia>, mi risponde lei. Riesco a sentire una nota di insicurezza nella sua voce.
<Che dicono i tuoi?>, le chiedo, comprensiva. Non credo che a un genitore piaccia molto l'idea di avere un figlio lontano chissà quanti chilometri da loro.
<Sei la prima a cui lo dico. Non penso la prenderanno bene.>
<Chi lo farebbe?>, le chiedo.
<Massimo>, mi risponde, sbrigativa. Mi scappa una risata.
<Penso mi odi dal periodo delle medie>, continua Giulia,  mantenendo il suo solito sorriso sul volto.
<Come mai?>
<Lunga storia.>
<Abbiamo tutta la nottata>, le rispondo, ridendo.

Ho fatto quello che ho potuto -ILL MOVEMENTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora