Capitolo 19

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Alison's Pov
Giulia mi fa entrare in una villetta rossa, della periferia di Roma.
Per quanto ne so, questo è un bel quartiere. Sicuramente, dove non è facile acquistare una dimora a basso prezzo. Sicuramente, non pieno di locali, dove quelli della mia età possono divertirsi. È, più che altro, un quartiere per le persone che vogliono una vita più tranquilla, con meno pensieri.
Tutto il contrario dei luoghi dove io sono cresciuta. Quei stessi luoghi che avevo odiato fino ai miei tredici, o forse anche fino ai quattordici anni, perché così noiosi, perché sempre gli stessi.
Eppure, adesso sono felice di continuarvi a vivere. È la mia zona, ne conosco ogni angolo. Quello è il mio regno, e io ne sono la regina. Non siamo in molti ad abbitarvi, ma è comunque una zona piena di energia, piena di movimento. Piena di vita, insomma.
È la mia parte preferita di questa città.
Roma è enorme, talmente tanto, che nei miei sedici anni non sono ancora riuscita a scoprirla interamente. Roma non ti limita, ti offre migliaia di possibilità, per qualsiasi strada tu voglia intraprendere. Eppure, sento di non riuscire ad essere completa qui, mi manca ancora qualcosa, e quel qualcosa so dove poterlo trovare. Qui ho gli amici, la famiglia, la scrittura, il rap, eppure il mio sogno è sempre stato Londra, lì sono convinta di riuscire a trovare tutto ciò che ancora manca nella mia vita. Ciò che darà una svolta a tutto questo. Ciò che mi renderà realmente orgogliosa di me stessa.
<Saliamo in camera mia, ti va? Non penso che alle 19.00 tu abbia voglia di mangiare una pizza>, esclama Giulia, sorridendo. Ancora una volta, la bionda mi tira fuori dal mio flusso di pensieri, che in qualsiasi modo inizino, finiscono sempre per concludersi alla solita maniera.
È la prima volta che Giulia mi invitava a casa sua, fino ad adesso era sempre stata lei a venire da me.
<Regola numero 2: Alison ha sempre fame, a qualsiasi ora del giorno>, le rispondo ridendo, iniziando a seguirla fra i corridoi infiniti della casa.
<Non si direbbe da quanto sei magra>, mi dice, indicandomi. Non le credo, non riesco a farlo.
Mi giro, con un movimento quasi impercettibile, verso il grande specchio, che si trova frontale alle scale. Penso portino al piano superiore. Sono profondamente convinta della mia opinione su me stessa, e in particolare sullo stesso corpo che adesso vedo riflesso.
Fingo di stare sistemando i capelli, per non darle troppo all'occhio, nel caso si giri. Fortunatamente, lei continua imperterrita verso la sua stanza, che assomiglia ancora a quella di una bimba, bensì Giulia sia ormai maggiorenne. Il colore principale è il rosa. Del nero, che predomina sull'abbigliamento della mia migliore amica, non c'è quasi traccia. Tutto è ancora interamente immerso nel mondo delle fatine, delle Barbie e di qualche cartone indistinguibile.
<Non pensi di voler sistemare un po' la stanza? Non hai più dieci anni>, le faccio notare.
<Non riuscirei a vedere la mia camera in un modo diverso da questo>, mi risponde lei, con il suo solito sorriso sul volto.
<Perché sorridi sempre? Me lo spieghi?>, le chiedo ironica, poco prima che lei mi dica di accomodarmi sul divanetto, al lato dell'armadio.
<Sorrido con le persone che mi fanno stare bene.>
<Ah, capito. Allora, di cosa mi volevi parlare?>, esclamo per cambiare discorso.
<Di nulla in particolare. Mi mancava non poter stare con te per una serata intera.>
<Non penso fossi di molta compagnia su quel lettino d'ospedale.>
<Non era un problema per me>, dice Giulia sorridendo, prima di continuare a parlare, <ma come sei finita lì?>
<Incidente. Non ricordo molto di quel giorno, so solo che stavo attraversando la strada. Devo essere stata investita, secondo i dottori.>
<Non sai chi sarebbe stato ad investirti?>
<No, quando è arrivata l'ambulanza, l'ipotetica persona era già andata via.>
<E tu non sei mai stata curiosa di scoprire chi fosse?>
<Non più di tanto. E non avrebbe poi molto senso venire a scoprirlo ora. Tu, invece, che facevi in ospedale?>
<Ci sono finita per una stupida caduta, dalle scale di questa casa. Penso di avere semplicemente messo male il piede, eppure mi hanno tenuto per circa quattro giorni. Dovevano fare degli accertamenti, così mi hanno detto.>
<Che ne pensi se iniziamo a guardare il film? Questi discorsi non sono tra i miei preferiti>, le dico.
<Cosa vuoi vedere?>
<Non saprei. Scegli tu.>
<Se vediamo un horror ti spaventi, piccola Alison?> Mi chiede Giulia,  ridendo.
<Principessa che vive nella cameretta delle favole, ho solo due anni in meno di te>, le ricordo, poco prima di tirarle un cuscino, in pieno volto.
<Che la lotta abbia inizio>, esclama lei.

___SPAZIO AUTRICE__
Scusate per l'assenza, ma eccomi tornata con un capitolo un po' più lungo del solito.
Spero che la storia continui ad entusiasmarvi. Cosa vi aspettate nei prossimi capitoli?
-Damiana🌹

Ho fatto quello che ho potuto -ILL MOVEMENTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora