Alison's Pov
6 Dicembre. Oggi è il 6 Dicembre. Come sono passati questi mesi? Beh, direi benissimo: ho persone su cui poter contare, persone di cui mi fido, persone strane, come me. Quelli che le altre ragazze avrebbero chiamato "idoli", adesso sono i miei migliori amici. Questa settimana, oltre che per andare a scuola, non sono uscita di casa. Sono stata nervosa, avvolte triste. Era impossibile parlarmi o starmi accanto, diventavo subito irascibile. L'anti-social club è stato presente in questi brutti giorni e non so come, i ragazzi, abbiano fatto a sopportarmi. Più di una volta, Giorgio mi ha detto di stare diventando apatica, per poi abbracciarmi e dirmi di svagarmi un po'. Io gli rivolgevo un debole sorriso e gli rispondevo di voler restare sola. Non ricambiavo mai l'abbraccio, per qualche stupida ragione.
Ho iniziato a scrivere, di nuovo, segno di aver bisogno di trovare uno sfogo a tutti i miei sentimenti. O forse, ho ripreso per rendere felice qualcuno, qualcuno che ha sempre creduto in me, qualcuno che mi ha lasciato tanti bei ricordi e insegnamenti, qualcuno come mio nonno. Sì, mio nonno, colui che quando mi chiedevano cosa volessi fare da grande e io rispondevo la scrittrice, non mi prendeva in giro come tutti gli altri, ma sosteneva la mia idea. Gli piacevano i miei temi, quei stupidi temi che le professoresse o le maestre danno a scuola. Gli piaceva il mio modo di scrivere, perché era diverso da tutti gli altri, come molte volte mi disse lui.Oggi, 6 Dicembre, è uno di quei giorni che definisco "giorni bui". Insomma, un brutto giorno, uno di quei giorni tristi. Oggi sarebbe stato il compleanno di mio nonno.
Non sono vestita di nero, no, il nero è un colore forte, se lo mischi a qualsiasi altro colore, non demorde, o almeno non facilmente, resta quello e mi rispecchia. Io non cambierei mai per nessuno. Se, invece, prendi un grigio, un bianco, un azzurrino o un rosa smorto, cambiano insieme ad un altro colore, non hanno carattere, non hanno volontà. Sono colori per i deboli, secondo i miei stupidi pensieri. E sì, anche io sono debole, ma non mi piace darlo a vedere. Ecco perché oggi non ho voluto nessuno con me ed ecco perché oggi ho questi brutti colori addosso. Per me, il modo di vestire, la presenza di tatuaggi o piercing, i capelli, il trucco e non so altro, esprimono il tuo carattere. Il tuo corpo è una tela e tu, come meglio vuoi, puoi decorarlo. L'ho sempre pensata in questa modo e continuerò a farlo.
Scendo da questo autobus che puzza di sudore, mi guardo intorno e mi dirigo a passo svelto verso la bancarella dei fiori. Sei rose rosse, i fiori preferiti di mio nonno. Sorpasso il cancello. Una schiera di lapidi mi dà il benvenuto in questo cimitero. Una ragazza, che avrà più o meno la mia età, piange a dirotto davanti una tomba, non so chi abbia perso, ma la capisco.
Faccio la solita strada, sempre dritto, a destra alla quarta traversa e poi ancora dritto. Non vedendo nessuno nei paraggi, faccio un respiro di sollievo: mai e poi mai, si deve venire a sapere che anche Alison Bizzi piange. Poso i fiori sulla lastra di marmo, mi inchino a quello che consideravo, e che ancora adesso, considero il mio King.
<Ei, ciao nonno. Come ti va lassù? Qui, va tutto bene, ma penso che lo saprai già. Ho degli amici fantastici e con la scrittura ho iniziato, di nuovo. Mi manchi, e pure tanto. Ti starai stupendo a sentire queste ultime parole, ma anche tua nipote ha dei sentimenti, nascosti in chissà quali viscere del suo cuore. Forse, starò solo parlando con una lapide e un cenere muto, come scriveva Ugo Foscolo, in una di quelle sue poesie che tanto ti piacevano. O magari, tu da chissà quale luogo, starai ascoltando questa squillante voce che mi ritrovo>, ecco le lacrime che minacciano di scendere, <Spero che tu sia orgoglioso di me. Ricordi le nostre canzoncine? Beh, io sì. Con la paura di scordarle, ogni notte inizio a canticchiarle. Questa è la storia di uno di noi, anche lui nato, per caso, in via Gluck... Dimmi che anche tu le ricordi, fammelo capire in qualche modo>, troppo tardi, ormai le mie guance sono bagnate, <Ora devo andare, nonno. Sappi che ti voglio un mondo di bene.>
Lancio un bacio verso la foto della lapide, mi giro e rifaccio il percorso di quando sono venuta. Svoltando l'angolo sento due braccia al mio collo.
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Ho fatto quello che ho potuto -ILL MOVEMENT
FanfictionDalla storia: Certe volte penso che abbiamo legato così in fretta e così tanto, perché ci siamo conosciuti proprio quando entrambi stavamo attraversando un brutto momento. Mi fido di lui più di quanto mi possa fidare di una persona che conosco da an...