Capitolo 14

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Alison's Pov

"È solo un'uscita tra migliori amici. Tanto per fare qualcosa. Ci conosciamo da un po' e dovresti finire di capirmi." Sono state queste le parole di Giorgio, che più mi hanno colpito. Non pretendo che, in tre mesi si riesca a conoscere davvero una persona. Ma dal suo tono, sembrava non sapessi proprio nulla di lui. Davvero ho così tanto da capire, ancora? Davvero è rimasto così chiuso con me e ha molto altro da svelarmi? Le parole di Giorgio e queste due domande, si ripetono nella mia testa da ormai troppo tempo. Ho decisamente bisogno di svagarmi. Quale modo migliore per farlo, se non iniziare a scrivere? Quale altro modo, se non quello di spostare tutti i miei pensieri su un foglio bianco?
Mi alzo velocemente dalla sedia e mi dirigo, a passo svelto, verso lo studio che un tempo era di mio padre. Ora, mio fratello l'ha letteralmente invaso. I libri di medicina di mio papà sono stati spostati sulle mensole in salotto. Lo studio è ormai invaso dalla precisione di mio fratello. Nulla che non sia al suo posto. È tutto così noioso qui dentro, tranne per un oggetto.
Mi avvicino a uno scaffale: una vecchia macchina da scrivere vi è poggiata. Mi ha sempre incuriosito, ma non ho mai avuto il coraggio di sfiorarla per paura di romperla.
Non ho la minima idea di come funzioni, me lo farò spiegare da mia zia, un giorno.
Senza un preciso motivo, sollevo la macchina da scrivere e la porto in camera mia. Sono stata fortunata, pensavo pesasse molto di più. L'appoggio sulla mia scrivania. Non penso che qualcuno abbia da ridire sul fatto che d'ora in poi questo vecchio aggeggio stia qui. Non la usa mai nessuno, infondo.

Giorgi's Pov

È metà dicembre e le giornate iniziano a diventare sempre più piccole e fa buio presto. Ora sono le 17.30 circa e c'è già il tramonto. La giornata però non è delle migliori e alcune nuvole coprono parte dal cielo, lasciando intravedere solo in parte il crepuscolo, e dando al paesaggio un'atmosfera interessante e secondo me, davvero bella, a contrario di come potrebbero pensare molti altri. <Giò, ti piace il cielo, vero?>, vorrei sapere come fa questa ragazza a sapere sempre cosa penso. 
<Sì>, rispondo io ridendo. 
<Perché ridi?>
<No, tranquilla, niente>
<Non mi vuoi dare la mano?>, chiede lei ridendo. Non ridere. Non ridere Alison. È così bella quando ride.
<No>, anch'io rido adesso. Le tiro un pugno sul braccio ironicamente. Mi accorgo di aver dato un cazzotto decisamente forte, solo quando il suo sorriso, si trasforma in una piccola smorfia di dolore. Le sorrido, come per scusarmi.
<A chi arriva primo>, le urlo io, già più avanti di lei.
<Ei, ma così non vale. Mi hai fatto male>
<Perché non dovrebbe valere?>, le dico girandomi verso di lei. Mi sta quasi raggiungendo.
<Vai pianissimo>, esclama Alison appena si trova al mio fianco. Prende la mia mano e la stringe forte, poi inizia a cantare, una delle mie prime canzoni. Siamo arrivati al parco che poche settimane fa lei mi ha mostrato. Il più bel pomeriggio che potessi avere: Alison, la mia musica, lo skate e quello che è diventato il mio posto preferito.

Ho fatto quello che ho potuto -ILL MOVEMENTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora