Prologo

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Alison's Pov

"Pensavo solo che prima stavo meglio

ma ti accorgi che stai bene solo quando arrivi a stare peggio"

Sentivo di rispecchiarmi molto in quelle parole, quel ragazzo aveva ragione. Era la prima sua canzone che sentivo, da quel che avevo capito, si faceva chiamare "Mostro". Come può una persona farsi chiamare in questo modo? E soprattutto, perché proprio "Mostro"?

Decisi di ascoltare anche le altre traccie del mixtape. Le ascoltai molte volte, per molti giorni. Diventarono la mia colonna sonora, mi tenevano compagnia ovunque, in macchina, in autobus, quando andavo in skate, e alcune volte anche durante le lezioni in quella scuola che odiavo.

Già, la scuola, solo altre tre settimane in quell'istituto orrendo. Poi sarei andata in primo superiore, non avrei mai più rivisto quei compagni e quei professori, che per tre lunghi anni avevo dovuto sopportare.

Sarei andata al liceo linguistico, con persone più piccole di me ovviamente. Alle medie ero stata bocciata due volte. La prima volta perché non studiavo praticamente nulla. La seconda perché ero stata espulsa troppe volte. Al liceo, cambierà tutto, o almeno spero. Vorrei impegnarmi di più e cercare di imparare almeno un decimo degli argomenti. Ma penso che appena inizierò la scuola, non farò nulla di tutto ciò che mi sono ripromessa.

"Ali, scendi è pronto!"

"Arrivo mamma"

Stoppo la canzone, tolgo le cuffiette di malavoglia e scendo. Come sempre, come ad ogni pasto, non si parla mai. La mia non è una famiglia molto unita, ma a me va benissimo che sia così. Se non si era ancora capito, sono una persona solitaria, ho bisogno dei miei spazi e nessuno mi deve mai contraddire. Mi piace stare sulle mie. Non ho amici e non ne ho assolutamente bisogno. Certo, nei miei momenti di crollo, che sono anche molto frequenti, avrei bisogno di qualcuno che mi aiuti a rialzarmi, che mi dia la forza per andare avanti, sono pur sempre un essere umano. Ma ripensandoci, non vedo cosa cambi. Quell'ipotetica persona non potrebbe portare via le mie paranoie.

Salgo le scale per tornare in camera mia. Appena entro, chiudo a chiave la porta e cerco qualcosa da mettere. Decido di indossare la mia nuova felpa super oversize della vans, degli skinny strappati e le sneakers. Tutto rigorosamente nero. Prendo lo skate e il cellulare e mi dirigo verso il piano di sotto.

"Mamma, sto uscendo"

Senza aspettare una sua risposta, apro il portone ed esco. Faccio partire la playlist, prendo la rincorsa e salgo sullo skate. Come ogni volta, non c'è una sola persona che non mi osservi. Mi spiegate cosa avete da guardare? Non avete mai visto una ragazza in skate?

Vado verso il mio solito parco. È una villa abbandonata non molto lontana da casa mia. È un luogo alquanto cupo, che mette quasi paura, non ci va mai nessuno. In poche parole, il mio posto perfetto. Posso allontanarmi per un'attimo dal mondo circostante, posso perdermi nei mie pensieri. Mi avvio verso la panchina dove mi siedo di solito.





Ho fatto quello che ho potuto -ILL MOVEMENTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora