37. Sunrise

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Canzone per il capitolo:

Sunrise - Norah Jones

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La primavera si affaccia lentamente in questi giorni di fine aprile, dopo un inverno lungo e resistente ad andarsene, come le macchie di vino che restano cocciutamente sulle tovaglie, come i vecchi che non si decidono ad andarsene per lasciare ai ...

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La primavera si affaccia lentamente in questi giorni di fine aprile, dopo un inverno lungo e resistente ad andarsene, come le macchie di vino che restano cocciutamente sulle tovaglie, come i vecchi che non si decidono ad andarsene per lasciare ai giovani lo spazio che meritano.

Silvia ha pensato tanto al da farsi; dopo la prima visita dal ginecologo che le ha confermato la gravidanza, ha riflettuto a lungo sul fatto se tenere il bambino e soprattutto come dirlo a Lucas, ancora ignaro di tutto. Sta attraversando alti e bassi, a volte pensando a un futuro da madre, altre informandosi meglio sulla possibilità dell'aborto. Le altre mie due amiche cercano di convincerla a tenerlo, mentre io le sto solamente vicino, in silenzio, rispettando qualunque potrà essere la sua decisione. Credo di non poter fare molto di più.

Il resto della mia vita invece scorre rapido, e da quando ho scoperto del biglietto aereo di Christian per tornare a casa, il tredici giugno, il tempo sembra correre ancor più a perdifiato. Ci penso sempre, ormai, di continuo. Giorno dopo giorno realizzo quanto quel ragazzo un po' sfuggente e silenzioso sia diventato una parte importante della mia vita, l'alba gentile che ricerco ogni giorno, quanta luce e calore mi abbia regalato senza che io gli avessi chiesto nulla. Mi alzo, mi muovo e vivo solo pensando a quando io e lui potremmo vederci la sera: a volte nel garage dove i ragazzi continuano a provare, a volte alla nostra solita panchina.

Beviamo, fumiamo qualche sigaretta, ascoltiamo musica e cantiamo... è entrato a far parte delle mie giornate con tanta insistenza che mi chiedo cosa farò dopo quella data.

Cosa ne sarà di me quando Christian sarà tornato a casa sua?

Ma ora non voglio pensarci. Se ho imparato qualcosa dalla mia vita e dagli eventi che hanno contribuito a stravolgerla è di smetterla di pensare a lungo termine, di pormi degli obiettivi a lungo raggio che non posso sapere se potrò portare a compimento o meno. Non so cosa sarà di me e di noi a giugno, ma è inutile preoccuparmi ora. Devo godere della minuscola dose di felicità che Chris riesce puntualmente a regalarmi e smetterla di preoccuparmi e pensare troppo.

« Ti conviene provare ora che ci sono solo io, perché prima o poi gli altri ti costringeranno a farlo », mi avverte il soggetto che occupa buona parte dei miei pensieri, ora seduto alla tastiera, caparbiamente in attesa da almeno dieci minuti.

Ma io resto incuneata sul divano, senza mostrare la minima intenzione di muovermi da qui. Gli altri se ne sono appena andati e io, anche se non oso dirlo apertamente, vorrei fare con lui ben altro che cantare. Ma Chris è insistente, cocciuto a livelli inverosimili se si tratta di musica. Sta aspettando che io vada al microfono: quel piccolo, bieco e perfido oggetto dalla forma vagamente fallica che farebbe soltanto riecheggiare la mia voce in tutto l'ambiente.

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