48. Sorry

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Canzone per il capitolo:

Sorry - Madonna

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Sara

Stringo l'album tra le mani, insieme al biglietto che si trovava all'interno e che senza ombra di dubbio è rivolto a me. Mi chiedo perché fosse abbandonato lì per terra, perché Chris lo abbia spezzato dopo aver mostrato il gesto di volermi chiedere scusa. A essere sincera non credevo che potesse spingersi a tanto, orgoglioso e chiuso come si è sempre mostrato con gli altri e anche nei miei confronti.

Resto a rifletterci su per buona parte della notte, anche quando i ragazzi tornano nel loro appartamento dopo la cena di stasera, quando Leonard va a dormire nella mia camera perché stanco dal volo e dalla lunga giornata. Anche le altre vanno a dormire - Timon tutta entusiasta di occupare il letto di Maia, la quale invece sbuffa infastidita di avere un insetto molesto sotto le lenzuola che parla e si agita nel sonno -, mentre io resto sul divano con una tazza di camomilla calda in grembo, a rigirare tra le dita il biglietto di scuse.

L'unica possibilità alla quale giungo dopo lunghe riflessioni è che Chris abbia visto me e Leonard insieme sulla panchina. E in tal caso, non vedo perché mai lui debba aver reagito così, visto che stavamo soltanto parlando normalmente, ma non vedo quale altra ipotesi possa ritenersi ammissibile.

So bene che potrei mandargli un messaggio e chiedergli spiegazioni; so anche che potrei direttamente salire al piano di sopra per parlargli senza tanti giri di parole, ma vista la sua mancata risposta e visto cosa mi hanno detto Maia e Silvia di fare con lui, credo proprio che per stavolta aspetterò la sua mossa domani, quando sono sicura che lo rivedrò al garage, visto che ci siamo dati tutti appuntamento lì. Ci sarà anche Leonard con noi: Lucas ha insistito che venisse a sentirli suonare.

Se Christian vorrà chiedermi scusa, dovrà farlo di sua spontanea volontà.

Mi addormento sul divano con ancora la camomilla nella mano, tanto che ritrovo il liquido rovesciato a terra la mattina dopo e la tazza di Timon de Il Re leone fortunatamente integra sul tappeto. Mentre io sarò costretta in negozio per tutta la giornata, Silvia si è proposta di accompagnare Leonard a fare un giro nel centro della città, visto che io non ne ho proprio il tempo.

Far scorrere le otto ore di lavoro al negozio sembra tramutarsi in un'impresa titanica. La testa vaga tra le nuvole, fisso con insistenza la vetrata che dà sulla via del centro storico in cui lavoro nella speranza di vedere passare qualcuno... e non qualcuno a caso. Ma ovviamente Chris non lo fa, lui probabilmente adesso non starà pensando a me come io continuo a fare con lui, e l'unica nota positiva dell'interminabile tempo impiegato tra magliette da riordinare per taglia e clienti incontentabili è l'arrivo di Leonard, accompagnato da Silvia e Timon.

Per un po' mi tengono compagnia e mi strappano un sorriso, fino a quando la mia responsabile non decide di riprendermi davanti a tutti i presenti sostenendo che non vengo pagata per rallentare il lavoro con chiacchiere inutili.

Come se mi pagassi davvero tu, borbotto sottovoce quando si allontana.

« Sembra simpatica la tua responsabile », commenta acida Timon.

Si mette a fissare con insistenza Lavinia con i suoi occhietti verdi rimpiccioliti tra le ciglia, fingendosi minacciosa anche se non ci riesce per niente, e poi li invito a uscire, promettendo di rivederci entro poche ore.

Quando la sera entro nel garage, mentre Nate si prodiga in un vistoso e comico inchino per dare il benvenuto al nuovo arrivato nella loro umile dimora, Christian degna la nostra comitiva solo di uno sguardo sfuggente prima di tornare a concentrarsi sulla chitarra che tiene imbracciata.

The Galway GirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora