45. Tik Tok

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Canzone per il capitolo:

Tik Tok – Kesha

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Christian

« La vuoi smettere di rompere con quella merda di musica!? » urla Lucas quando infine, esasperato, entra in camera mia.

« Che cazzo vuoi? »

Appoggio di nuovo la schiena alla parete e allungo le gambe sul letto, la chitarra appoggiata sulle gambe da non so più quanto tempo.

« Stai continuando a suonare da quasi due ore. Non ne posso più! »

« Lasciami in pace », torno a occuparmi della mia chitarra, cercando di ignorarlo.

« Senti, proviamo già tutte le sere. Almeno qui in casa posso godermi un po' di silenzio? Sto cercando di guardare la replica della partita. »

« Che succede? » si intromette Scott, arrivato da poco dai corsi in università. Entra nella nostra camera e getta a terra la borsa colma di libri con un tonfo irritante.

« Ha litigato con la Galway Girl del piano di sotto e ora rompe il cazzo suonando roba deprimente e pure male. »

Scott gli piazza una mano sulla spalla e lo spinge a uscire « Ok, ora ci penso io a lui. »

« Bene, perché si è comportato proprio da stronzo con lei. »

Lucas chiude la porta dopo aver fatto la spia e Scott resta a fissarmi, impalato con le braccia conserte. « Allora, cos'è successo? »

« Non ho voglia di parlarne », rispondo secco.

Riaccordo la chitarra, per la terza volta. Se resto fermo, mi innervosisco ancora di più. Con la coda dell'occhio seguo il tragitto del mio compagno di stanza, nonché amico da così tanti anni da aver ormai perso il conto, in giro per la camera da letto per rimettere a posto i libri sulla scrivania che siamo costretti a condividere; infine, si butta sul suo materasso, dalle lenzuola perennemente disfatte. Seduto a gambe incrociate, prende a seguire un suo personale ritmo con le mani sulle ginocchia. Sempre in allenamento per la batteria: non riesce mai a tenere le mani ferme.

Lo so bene che mi sta fissando, lo fa sempre quando si aspetta delle spiegazioni, ma io resto muto come un pesce.

Passiamo così cinque, dieci, fino a quindici minuti, poi sbotto quando perdo del tutto la pazienza. « La smetti di fissarmi? »

« Non ti stavo fissando, guardavo il muro alle tue spalle. »

« Cazzate. »

« Posso sapere che cazzo ti prende? Sembri mia madre quando le viene il ciclo. »

Non rispondo, sbuffo soltanto.

« Sei incazzato? »

Stringo i denti e il legno della chitarra sotto le dita. « No. »

Ma Scott mi conosce troppo bene; anche se ci provo sempre, so bene che lui le mie bugie non se le beve. E infatti: « La rabbia è una follia momentanea », prende a decantare in tono solenne, « quindi controlla questa passione o essa controllerà te. »

Lascio che i miei occhi compiano una vistosa parabola. « E stavolta chi sarebbe? »

« L'immenso Omero », risponde allargando le braccia sopra di sé, come potesse far apparire il nome del famoso poeta greco tra le sue mani.

« Piantala di parlare per aforismi del cazzo. Lo sai che mi dai sui nervi. »

« Con le ragazze funziona sempre », scommetto che mi sta facendo l'occhiolino, anche se io mi ostino a non guardarlo.

The Galway GirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora