65. Numb

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Canzone per il capitolo:

Numb – Linkin Park

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Sara

Più cerco di non pensare ai giorni che sembrano correre a perdifiato, alla data della partenza di Leonard e poi a quella di Christian, e più il tempo sembra accelerare. Mi ritrovo intrappolata in un limbo senza via d'uscita.

Con l'estate che si avvicina, il caldo e il fattore tempo che tutti mi avevano promesso che mi avrebbe fatto sentire meglio, quando invece non è ancora cambiato nulla, mi divido tra il lavoro, che mi riempie quasi tutte le giornate fino a sera, e poi le prove al solito garage insieme ai ragazzi e anche a Lenny. Con entusiasmo, viene a sentirmi cantare quasi tutte le sere. Per fortuna, ormai cantare davanti ai miei amici non è più così difficile. So che di loro posso fidarmi.

A volte mi sveglio la mattina con la convinzione che la mia vita andrà meglio, che il senso di vuoto che continua a galleggiare al centro del petto prima o poi svanirà, che la mia vita un giorno prenderà una strada diversa. Sono proprio quei giorni in cui, alla fine, torno la sera a coricarmi tra le lenzuola più nostalgica del solito e, ammettendolo con vergogna, dopo aver bevuto un po' troppo. Non so nemmeno io perché lo faccio, so solo che mi permette di passare almeno un'ora senza dover pensare, soffrire continuamente: soffrire per mio padre, per i soldi che mancano ogni giorno di più, per la profonda vergogna che provo all'idea di non essere ancora riuscita a pagare per intero il suo funerale.

Scusami, papà.

Se mia madre fosse stata qui, invece di essere chissà dove nel mondo a vivere la vita che mi sta rubando, che io non sto vivendo anche a causa sua, sono certa che si sarebbe occupata lei di queste cose.

Sto iniziando a odiarla.

Per tutta la vita ho convissuto con la consapevolezza del suo abbandono, ma fintanto che avevo papà, per lo meno sapevo di non essere sola. E ora mi ci sento, infinitamente sola, nonostante la presenza delle mie amiche e di Leonard... e di Christian.

Anzi, rettifico: odio quella donna.

Così provo a non pensarci, a concentrarmi su altro, e Leonard in questo mi sta aiutando molto. Anche se con lui il rapporto si sta approfondendo sempre di più, ci stiamo conoscendo per ciò che siamo davvero e non per quello che ci raccontavamo nelle lettere, io ancora non ho avuto il coraggio di compiere quell'ultimo passo che ci manca. E i motivi sono principalmente due: innanzitutto, so bene che, se mai facessi quell'ultimo passo e un giorno la storia tra noi due finisse male, lo perderei del tutto. Perderei l'amico e anche quel qualcosa in più che sta diventando. Se alla fine dicessi di sì a una delle sue numerose richieste di andare a dormire nella sua stanza al motel, le cose cambierebbero, drasticamente, e non si tornerebbe più indietro.

Il secondo motivo, invece, è quello a cui io fingo solo di non pensare, ed è Christian. È sempre nei miei pensieri e non riesco a cancellarlo in alcun modo.

Così aspetto, tergiverso con ogni scusa possibile che rifilo pure a me stessa... Leonard partirà qualche giorno prima di Christian a causa dell'esame imminente e, alla fine, mi racconto che voglio solo aspettare il momento in cui lui sparirà dalla mia vita, quando mi sentirò infine libera dalla sua influenza. Perché quell'influenza c'è, eccome.

Io e Lenny ci siamo già accordati che, a seguito della partenza, andrei a casa sua dopo qualche settimana per trascorrere lì un paio di giorni, per conoscere la sua famiglia e la sua vita. Mi convinco che quando tornerò da lui starò meglio e che finalmente saprò donargli tutta me stessa, e non solo piccoli pezzetti lacerati e bruciacchiati agli angoli.

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