14. Piccolo inconveniente

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Un attimo di attenzione: per chi non lo avesse ancora visto, c'è il Trailer della storia nel capitolo precedente chiamato "Trailer"(lol).

***

Il viaggio in macchina fu tranquillo.
Accendemmo la radio e canticchiai per tutto il tempo, ricevendo continue occhiate da parte di Harry.
Durante il tragitto avevo evitato il suo sguardo, fingendo di non accorgermi di tutte le volte che aveva posato quei magnifici occhi su di me.

Ero rimasta a fissare fuori dal finestrino per la maggior parte del tempo. Non avevo mai viaggiato.
Era la prima volta che mi dirigevo all'aeroporto ed ero emozionata e spaventata allo stesso tempo.
In più a preoccuparmi c'era quel maledetto pensiero fisso: i paparazzi.
In macchina c'eravamo solo io ed Harry, nessuna guardia del corpo, quindi mi chiedevo come avremmo fatto. Ci avrebbero sicuramente assaliti. Provai un senso di nausea al solo pensiero di quegli uomini che si fiondavano letteralmente su di noi solo per avere una foto e per poter scrivere qualche articolo.

"Oggi sei strana" esordì Harry, interrompendo il filo dei miei pensieri.

"Da cosa lo deduci?" chiesi, continuando a guardare la moltitudine di edifici che svanivano velocemente al nostro passaggio.

"Non parli" spiegò, frenando a causa del traffico.

"Ti lamenti sempre che parlo troppo ed ora che non lo faccio ti lamenti comunque?" chiesi, facendo una smorfia per fargli capire quanto fosse contorto.

"Non mi sto lamentando" disse secco "Sto solo dicendo che sei strana" ingranò la marcia e ripartimmo "Di solito sei sempre strana, ma oggi lo sei in maniera particolare"

"Ho semplicemente paura di salire sull'aereo e di essere assalita da qualche paparazzo maniaco, dato che non c'è neanche una guardia del corpo con noi" sbottai nervosa.
Mi chiedevo se lo facesse a posta o no. Certe volte sembrava che lo scopo della sua vita fosse quello di farmi innervosire.

Incrociai le braccia al petto e voltai nuovamente lo sguardo verso il finestrino.
Rimanemmo entrambi in silenzio per una manciata di minuti, mentre in radio trasmettevano una canzone che non conoscevo.

"Sono dietro di noi" disse Harry.
"Chi?" chiesi, inarcando un sopracciglio.
"Le guardie del corpo" spiegò, lanciandomi una veloce occhiata prima di riposare lo sguardo sulla strada.
"Credevi davvero che avremmo girato in mezzo a un aereoporto stracolmo di gente senza qualche precauzione?"

"Non li ho visti, come potevo saperlo?" dissi, giocando nervosamente con una ciocca di capelli "Di solito le persone famose si fanno portare dalle loro guardie del corpo" cercai di giustificarmi.
Si, forse ero stata stupida a pensare una cosa del genere, ma che ne potevo sapere? Harry era un così tale mistero che mi sarei potuta aspettare di tutto.

"Non siamo tutti così, Stone. Ricorda che siamo persone normali come te"
fermò l'auto in un grande parcheggio, non molto pieno.
Ero talmente presa dalla conversazione da non essermi accorta che fossimo entrati in un parcheggio sotterraneo.

"Dunque, anche a noi piace avere i nostri momenti di privacy" soffiò al mio orecchio, sfiorandomi per prendere un borsone sul sedile posteriore, prima di uscire dall'abitacolo.

Lo seguii e notai due macchine nere avvicinarsi verso di noi. Appena si fermarono, quattro uomini vestiti di nero scesero e salutarono prima Harry e poi me.
I loro nomi erano: Paul, Andy, Brian e Tristan.

"Piacere di conoscervi" sorrisi, stringendo a turno le loro mani.

"Andiamo, che non abbiamo tempo da perdere" sentenziò Harry, guardando il suo orologio.
Presi la mia valigia e, appena iniziammo a dirigerci verso l'uscita, Paul e Tristan si posizionarono al mio fianco, come fossero due muri.
Tristan era il più giovane, aveva sicuramente una decina di anni in più a me, mentre Paul ed Andy sembravano essere i più grandi.

▪G R E E N▪ {H.S} Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora