43. 2 am e into you

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"Papà, ci sta rubando tutto" gridai, mentre mio padre rimaneva fermo sulla poltrona di casa. Ero piccola, avevo circa 9 anni e vedevo Jace Alwyn portare via ogni ricordo da casa mia.

"Papà fa' qualcosa!" urlai insistentemente, ma le mie grida furono inutili poiché anche mio padre scomparve.

***

Ero sul jet privato di Harry insieme a Jeff, Brian, Paul e ovviamente Harry. Inutile dire che la notte prima di partire per Londra non avevo chiuso minimamente occhio. Il pensiero di Jace che rovistava tra le mie cose per portarmi via quella più importante era fastidioso come il rumore del trapano di un cantiere. Era un gesto così meschino, così fuori dal mio essere che ancora faticavo a crederci. Fortunatamente le canzoni che ritenevo più importanti le avevo registrare sul mio cellulare, quindi non tutto era perduto; ma la domanda era: cosa avrebbe voluto fare con quel quaderno? Mi avrebbe ricattata?

"Come mai parli così poco?" chiese Paul, seduto al mio fianco.

"Stavo pensando allo shooting" risposi con un sospiro.

"Quindi hai risolto con noi sappiamo chi?" bisbigliò, indicando Harry con un leggero movimento del capo. Scossi la testa, guardando subito il ragazzo di fronte a me. Fortunatamente stava dormendo e non aveva notato né sentito nulla.

Quando Harry venne a prendermi a casa prima di partire, non ci scambiammo molte parole. Sembrava di essere tornati indietro di mesi e mesi. C'erano state più occasioni in cui avrei potuto tirare in ballo il nostro rapporto, ma ero tormentata dal gesto di Jace. Dovevo risolvere una questione per volta. Non sapevo se dirlo o no ad Harry; si sarebbe arrabbiato sicuramente e mi avrebbe chiesto perché Jace era in camera mia e probabilmente sarebbe arrivato a delle sue conclusioni, se pur false. Era un tale casino.

Passai gran parte del viaggio a ridere e scherzare con Paul. Mi raccontò dei suoi viaggi in giro per il mondo e tante altre cose. Ogni tanto anche Harry si univa alle nostre conservazioni, scherzando insieme a noi ed era così bello vederlo sorridere. Sembrava molto più sereno dopo essersi riposato. Sapevo che lavorava molto. Non doveva essere facile star dietro alla promozione del proprio album e quelli delle persone che lavoravano sotto la sua casa discografica. Era un periodo molto stressante per tutti, ma l'importante era lavorare e ricevere un buon feedback dal pubblico.

Arrivati a Londra, dovevo abituarmi all'idea che li era notte mentre a New York era sera. Appena scesi dal jet, messaggiai Claire e Niall per avvertirli di essere arrivata sana e salva.
Il viaggio mi aveva stancata un po' e così, una volta in albergo decisi che sarei andata a dormire. Stavolta ognuno aveva la propria stanza, nessun errore di prenotazione o problemi con le disponibilità.
Salimmo all'ultimo piano e la camera di Harry era proprio di fronte alla mia. Poggiai la chiave magnetica sulla porta e la aprii esitando un po' prima di entrare. Feci finta di cercare qualcosa nella borsa e sbirciai Harry dietro di me che armeggiava col manico della sua valigia.

"Serve una mano?" domandai per attaccare bottone.

"No, tranquilla" disse, spingendola in camera con un calcio. Risi e scossi la testa. Harry mi guardò e accennò un sorriso.

"Ci vediamo domani, Stone" disse a base voce, per non disturbare le persone che dormivano nelle altre stanze.

"A domani" risposi, ricambiando il saluto, per poi vederlo sparire dietro la porta della sua stanza. Sospirai, lanciandomi sul letto a pancia in giù. Era da matti voler passare la notte con lui? Mi bastava anche solo dormire tra le sue braccia. Mi sentivo così vuota da quando avevamo smesso di vederci al di fuori del lavoro. C'erano momenti in cui sentivo che mi mancava come l'aria e altri in cui pensavo che forse era giusto che ci fossimo allontanati. Le cose non funzionavano bene. Ma diamine, quella breve settimana ero stata così bene con lui che per un attimo mi ero dimenticata dei miei problemi.

▪G R E E N▪ {H.S} Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora