VII

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Anche in un nuovo sabato Audrey non aveva perso la sua abitudine di raggiungere Camden Town e, più precisamente, il suo mercato. Erano le undici del mattino di un sabato di metà aprile. Il sole era alto nel cielo londinese, minacciato in lontananza da alcune nuvole, all'apparenza intenzionate a scaricare sulla città – o su una sua ridotta porzione – parte dell'acqua che sembravano contenere.

A sedere insieme alla pianista in uno dei tavolini del mercato, proprio accanto al chioschetto che vendeva paella, c'era Oliver, una porzione di gamberetti fritti davanti, dalla quale spiluccava un crostaceo alla volta, assaporandolo guardandosi intorno.

Audrey avrebbe aspettato Sadie e April prima di prendere qualcosa da mangiare, ma i profumi che provenivano dalle varie piccole cucine e il lento masticare del suo migliore amico, le stavano piano piano aprendo lo stomaco. Cercò di non pensarci, tornando a dedicare la sua completa attenzione agli appunti che aveva davanti.

Insieme allo sposo stavano decidendo le canzoni da suonare al matrimonio. A Oliver non importava molto cosa avrebbe suonato Audrey insieme al gruppo che era riuscita a mettere in piedi con colleghi di lavoro e conoscenti, ma la ragazza sembrava non essere dello stesso avviso. Voleva che lui approvasse la scaletta, esattamente come l'approvava chiunque chiamava una band a suonare in qualche serata.

Nei suoi appunti Audrey aveva annotato i nomi di numerose canzoni, molte delle quali le aveva poi depennate perché troppo articolate o perché a Oliver non convincevano. Aveva preso particolarmente a cuore quell'incarico; ci teneva a contribuire alle nozze dell'amico, portando ciò che sapeva fare meglio. Doveva fare i conti con il gruppo di musicisti piccolo e improvvisato che era riuscita a radunare, ma tutto sommato era fiduciosa. C'erano un paio di ottoni, un batterista, un violino, un contrabbassista, un chitarrista, un eccellente cantante – a detta dell'amico che era riuscito a chiamarlo – e lei. Qualche ottimo pezzo di Ray Charles, Louis Armstrong o Frank Sinatra lo avrebbero potuto fare senza problemi.

Come se le avesse appena letto nella mente, Oliver deglutì il gamberetto e puntò le bacchette per il cibo in direzione di Audrey. «Niente Frank Sinatra» sentenziò.

Audrey allargò le braccia. «Come sarebbe a dire? Frank Sinatra, alcune delle canzoni d'amore più belle della storia. Perché no?»

«Non lo so. Forse perché la mia ex era fissata con Fly Me to the Moon?» domandò retorico.

Audrey ricordava quella storia, quella ragazza e la sua rottura con Oliver. Per un po' aveva anche tentato di convincere il ragazzo a darle una seconda chance ma, con il senno di poi, era contenta che lui non l'avesse ascoltata.

Sbuffò indispettita, segnando una lunga riga a inchiostro blu proprio su Fly Me to the Moon. La scaletta per il ricevimento si stava assottigliando in modo preoccupante, avrebbe dovuto fare qualcosa.

«Hai dei suggerimenti per qualche canzone?» domandò poi la ragazza, sforzandosi di trovare altri brani da aggiungere all'elenco. La musica jazz e swing era costellata di brani meravigliosi, ma ogni volta che lei cercava di trovare le canzoni più indicate sembrava non riuscire a trovarne.

Oliver la guardò calmo, consapevole che l'amica si stava dedicando con tanta anima a quel lavoro perché ci teneva. Dirle che poteva vivere la cosa in modo più sereno non sarebbe servito a molto. Si trattava di Audrey e lui conosceva troppo bene quella ragazza per sorprendersi di quell'atteggiamento.

«Manca ancora un mese al matrimonio» esordì lui. «Sono abbastanza sicuro che per quella data tutto sarà perfetto. Ciò equivale a dire che avrai selezionato dei gran pezzi» disse, annuendo energicamente. Addentò un gamberetto e rimase in attesa della reazione dell'amica.

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