XII

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Il Menier Chocolate Factory non era proprio come Peter ricordava. Era molto meglio. L'interno, fin dall'ingresso, lasciava perfettamente trapelare la storia e la bellezza di quel teatro. Vi erano rivestimenti in legno, drappi a decorare le finestre e lampadari raffinati che pendevano dal soffitto, tutto caratterizzato da sobria eleganza. Le persone entravano dall'ingresso principale, lasciavano il cappotto al guardaroba e mostravano il biglietto alla maschera, la quale li accompagnava al posto. Erano tutti ben vestiti, notò Peter e pensò che avesse fatto bene a scegliere uno dei suoi completi migliori. Non era mai stato a una prima, ma aveva sempre saputo che si trattava di un momento importante, formale. Sentì che l'unica pecca di tutto il suo look fosse la giacca che portava, tuttavia un cappotto di quelli belli, lunghi e raffinati, non era mai stato nella sua lista dei desideri.

Lanciò una rapida occhiata a Iris, accanto a lui, fasciata in un abito pantalone a cui aveva abbinato una giacca in contrasto. Non poteva negare che stesse particolarmente bene vestita così, tuttavia era pervaso da un lieve moto d'ansia all'idea di farsi vedere da Audrey in compagnia della coinquilina proprio per lo spettacolo per cui la pianista gli aveva riservato i biglietti.

Mentre si incamminavano in direzione della biglietteria, Peter si costrinse a stare calmo. Avrebbe chiarito le cose con Audrey presto, spiegando alla ragazza che Iris altri non era se non la sua coinquilina. Probabilmente si sarebbe dimostrato tutto inutile, ma per lui valeva ugualmente la pena provare.

La coppia di servizio in biglietteria era composta da due giovani ragazzi, un uomo e una donna, entrambi ben vestiti, come il resto del personale presente all'interno del locale. Diedero il benvenuto a Peter e Iris salutando all'unisono, dopodiché la ragazza si mise in ascolto.

«Salve» esordì l'illustratore. Non aveva mai ritirato prima dei biglietti riservati a suo nome e per un breve istante si chiese cosa gli convenisse dire. Tuttavia, quando capì che i suoi pensieri erano molto più simili a dubbi senza fondamento anziché a vere e proprie domande sensate, disse: «Dovrebbero esserci un paio di biglietti a mio nome. Peter Bailey»

La ragazza della biglietteria controllò fra una serie di biglietti stampati e disposti da parte, ciascuno dei quali avvolto dal flyer del programma dello spettacolo. Appena ebbe individuato Bailey, la giovane staccò il post-it su cui aveva appuntato il nome di Peter e consegnò il tutto al ragazzo.

«Ecco a voi» disse. Indicò in che direzione proseguire, informando che in caso di necessità avrebbero trovato diverse maschere a cui domandare informazioni e, infine, augurò alla coppia una buona serata.

Peter e Iris proseguirono secondo il percorso che gli avevano indicato e poco più avanti incontrarono un nuovo addetto. Quest'ultimo controllò i loro biglietti, infine scostò l'ampia tenda di velluto porpora che aveva alle spalle e invitò i due ad accomodarsi in platea.

Il teatro del Menier era piccolo, ma sorprendentemente capiente e accogliente. Le file di sedie quasi abbracciavano il palcoscenico, nascosto dietro l'immancabile sipario. Alla sinistra del palco, gli strumenti dell'orchestra erano disposti ordinati e fra loro, intenti a conversare o ripassare le varie melodie, vi erano i musicisti.

Peter si scoprì a cercare istintivamente Audrey fra i vari componenti del complesso e la trovò subito, quasi avesse saputo esattamente dove fosse. La pianista era insieme ad alcune colleghe, intenta a conversare con loro; si tenevano vicine, come se si stessero raccontando un segreto importante. Audrey indossava un abito nero smanicato e a collo alto, il quale riusciva a mettere in risalto le linee sottili del suo corpo. I capelli, legati in uno stretto e alto chignon erano accuratamente pettinati e non vi era traccia di quei ciuffi ribelli e scompigliati che, secondo Peter, caratterizzavano tanto la ragazza.

Qualcuno nella follaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora