XXIV

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«Troppa farina! Ho messo troppa farina!»

Evangeline imprecò sonoramente mentre aggiungeva latte all'impasto color cioccolato che stava amalgamando in un'ampia terrina. Peter, a sedere su una delle sedie al tavolo della cucina, la osservava rimediare al proprio errore, vedendo il dolce composto diventare sempre più voluminoso.

«Avremo muffin per settimane» disse divertito, sorridendo in direzione della nuova coinquilina.

«Ve ne rifilerò parecchi da portare a lavoro» replicò la ragazza. «E a chiunque vogliate. Vedrete quanti ne usciranno, avremo la casa piena.»

L'illustratore continuò a guardarla divertito, prendendo qualche spunto mentale per "prestare" a qualcuno dei suoi personaggi il modo in cui Evangeline aggrottava le sopracciglia mentre era nervosa. In poco più di una settimana Peter aveva capito che quella ragazza le piaceva proprio. Non si faceva alcun problema a convivere con due uomini, sapeva tenere una conversazione a livelli di interesse alto ed era piuttosto diretta nel dire le cose, caratteristica che la rendeva ancora più apprezzabile agli occhi del ragazzo. Inoltre avevano gusti musicali molto simili, cosa che le donava altri punti extra. Anche se inizialmente cambiare casa gli era sembrato più che altro un modo di scappare da Iris, ora che si era sistemato aveva capito che, invece, l'idea era stata ottima. Avvicinandosi al centro città impegnava molto meno tempo per andare a lavorare allo studio e vivere in tre sotto lo stesso tetto era molto più semplice che in quattro. Poi, per sua fortuna, la terza inquilina era Evangeline – che aveva anche il buon gusto di bussare alla porta prima di entrare.

«Dammi una mano con questi, per favore» gli disse a un tratto lei, indicando con un cenno i piccoli contenitori di carta colorata per i muffin. Peter obbedì, divertito. Si alzò dal suo posto e raggiunse la coinquilina, aiutandola a versare l'impasto profumato in quelle piccole porzioni, dando vita a un piccolo esercito di muffin al cioccolato.

Quando la prima infornata fu pronta e la seconda era in forno, Peter e Evangeline erano seduti ai lati opposti del tavolo della cucina, a portare avanti una conversazione sulle allergie – conversazione che Peter non aveva capito ancora bene da dove fosse spuntata. Mentre la ragazza era nel mezzo di un aneddoto che vedeva coinvolto il padre e un paio di gatti – e che incuriosiva parecchio l'illustratore – il campanello di casa suonò. Fu un trillo breve, quasi indeciso, al punto che i due inquilini si guardarono per essere certi di averlo sentito veramente.

«Aspetti qualcuno?» domandò Peter.

Evangeline scosse la testa. «Forse Damian si è dimenticato a casa le chiavi» ipotizzò.

Il ragazzo fece spallucce e si alzò per andare all'ingresso. Aprì la porta convinto di trovarsi davanti Damian, come Evangeline aveva suggerito, ma si sbagliava.

«Audrey» mormorò, sorpreso alla vista della pianista. Mai avrebbe sospettato di trovarsela lì, non annunciata alla porta di casa sua. La ragazza aveva le braccia incrociate al petto e sembrava imbarazzata, il tessuto leggero della blusa smosso dal lieve vento. Fece scorrere le dita sulla treccia che le ricadeva sulla spalla sinistra prima di decidersi a parlare. «Mi dispiace piombare qui così, senza preavviso.»

Peter avrebbe voluto dirle che la sua era l'improvvisata migliore che potesse desiderare, ma si limitò a sorridere rispondendo: «Beh, nessun problema. Tanto è sabato pomeriggio e non ho molto da fare.»

«Chi è?» La voce di Evangeline raggiunse il ragazzo dalla cucina.

«È Audrey» rispose lui.

«Così non mi aiuti.»

«Una mia amica» tagliò corto Peter, davanti a Audrey, che continuava a guardarlo.

«Chiedile se vuole dei muffin» tentò ancora Evangeline.

Qualcuno nella follaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora