XIII

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Audrey era chiusa in camera sua dalla mattina, intenta a suonare sulla propria tastiera, una dopo l'altra, la moltitudine di canzoni che si era imposta di imparare per il matrimonio di Oliver.

Era già giovedì. "Già" perché per lei quella settimana stava passando inesorabilmente in fretta. Si era appena ripresa dalla soddisfazione e dallo stress per la preparazione dei brani dello spettacolo al Menier che già doveva esibirsi di nuovo, anche se questa volta per qualcosa a cui teneva moltissimo.

Per il giorno seguente era prevista la prova generale con il resto dei membri del gruppo e Audrey si sentiva ormai pronta, anche se abbastanza sotto pressione.

Era molto soddisfatta della scelta finale delle canzoni, che aveva individuato lei stessa scegliendo fra la moltitudine di artisti jazz e swing che amava tanto ascoltare.

La ragazza stava ripetendo un passaggio di una canzone di Louis Armstrong a sedere sul letto, proprio sotto al poster di La La Land, quando Oliver la chiamò a gran voce dall'altra stanza. Smise di suonare e si mise in ascolto, ma non sentì altre parole provenire dall'amico.

«Cosa c'è?» domandò poi la ragazza. Si alzò dal letto e si avviò fuori dalla propria camera; non trovando Oliver nel soggiorno con angolo cottura dedusse che il ragazzo si trovasse nella sua stanza e si avviò da lui.

Trovò il coinquilino davanti allo specchio, intento a trafficare con la stoffa del farfallino. Aveva preferito il papillon alla cravatta, ma era evidente che gli risultava complicato eseguire il giusto nodo. Oliver indossava il vestito delle nozze; in quel momento era in maniche di camicia e, sotto i pantaloni di stoffa, era scalzo. Lui e Aisha avevano scelto il blu come colore per il matrimonio ed era proprio di una bellissima sfumatura di blu, come il cielo di notte, che Oliver aveva scelto l'abito.

Audrey guardò l'amico, contò mentalmente i giorni, addirittura le ore che mancavano alle sue nozze e fu pervasa da una strana sensazione, un misto di felicità e malinconia. Si guardò intorno nella stanza e come notò alcune scatole di cartone accatastate una sull'altra contro la parete, puntò lo sguardo esclusivamente su quelle. Oliver aveva già cominciato a riordinare le sue cose in vista del trasferimento. Una volta tornato dal viaggio di nozze, infatti, lui e la neo-moglie sarebbero andati a vivere insieme; avevano già fermato un grazioso appartamento in zona di Newington e Aisha vi aveva già portato molte delle sue cose.

Davanti a quelle scatole la sensazione di malinconia di Audrey crebbe e la ragazza la sentì trasformarsi in qualcosa di più forte e triste. Era cresciuta insieme a Oliver, aveva trascorso gran parte della sua vita con quell'amico che, per lei, era come un fratello e ora era consapevole del fatto che le loro vie erano un procinto di separarsi. Audrey era felice per lui, davvero felice, ma una parte di sé, in quel momento, non poté fare a meno di pensare egoisticamente a se stessa e ai propri sentimenti. Sapeva che le cose fra loro sarebbero cambiate nonostante tutti sostenessero il contrario e quel pensiero le faceva sempre più male.

Sentì un nodo formarsi in gola e portò istintivamente una mano davanti alla bocca quando gli occhi, ancora fissi sugli scatoloni, iniziarono a bruciarle a causa delle lacrime. Era la prima volta che il pensiero di vedere Oliver lasciare la casa le procurava un tale dolore, ma mai, prima di quel giorno, tutto ciò le era sembrato così concreto.

Sentì Oliver imprecare fra i denti, sempre rivolto allo specchio. Sapeva che la coinquilina era lì e disse: «Spero vivamente che tu sappia come si fa un farfallino, altrimenti ci toccherà sfondarci di tutorial su YouTube per capirci qualcosa» bofonchiò.

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