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Era il lunedì più lunedì che Audrey ricordasse da tempo. Era noioso, asfissiante e lei non aveva quasi chiuso occhio quella notte, ritrovandosi totalmente priva di qualsiasi riserva di energia.

Oliver era partito e si trovava in Italia in quel momento e alla pianista mancava averlo per casa, dove ora lei lasciava dietro di sé solo silenzio appena usciva da una stanza. Le sarebbe servito del tempo per abituarsi a quella situazione, lo sapeva.

Per quella sera aveva deciso di combattere la solitudine invitando April e Sadie a cena, ma entrambe le ragazze erano impossibilitate ad andare. Una cena solitaria e un film erano parsi essere l'unica opzione per Audrey, un pensiero che aveva contribuito a rendere quel lunedì così poco piacevole.

La pianista stava camminando in direzione di Tower Hill station con molta calma, stretta nel suo trench. Avevano terminato le prove con una buona ventina minuti di anticipo e subito aveva pensato di andarsene verso casa così da arrivare un po' prima. Tuttavia aveva scartato quell'ipotesi persino prima di averla formulata totalmente. Non aveva senso arrivare a casa prima per poi stare più tempo da sola proprio in quei giorni in cui la solitudine la faceva stare male. Almeno se avesse incontrato Peter – com'era ormai diventata abitudine per loro – un po' di tempo lo avrebbe trascorso in buona compagnia.

Raggiunta la fermata metropolitana si fermò; non attraversò i tornelli, non scese lungo le scale mobili. Rimase ferma in un punto del marciapiede, accanto al muro, cercando di non disturbare i passanti. Aveva una gran voglia di suonare il pianoforte della stazione, le sembrava quasi di sentire un richiamo provenire dal fondo delle scale alle sue spalle, tuttavia rimase lì, ferma, in attesa, cercando qualcosa a cui pensare.

Sapeva che Peter lavorava in Thomas Moore Street, perciò ogni tanto lanciava qualche occhiata in quella direzione per vedere se stava arrivando; era ancora in anticipo sul suo orario abituale e l'illustratore arrivava solitamente dopo di lei, per tale motivo era sicura che lo avrebbe intravisto fra la folla a breve.

Dopo altri minuti d'attesa, infatti, lo vide arrivare. Aveva, come solito, le mani affondate nelle tasche della giacca – un giacchino nero – e gli auricolari inforcati. Camminava guardandosi intorno, osservando edifici e persone, come in cerca di ispirazione. Una lingua di sole fra due palazzi illuminò i riflessi color caramello dei suoi capelli proprio quando lui si accorse di Audrey, in attesa poco più avanti.

Peter le sorrise appena incrociò il suo sguardo, sorpreso di trovarla lì, ferma. Si tolse gli auricolari prima ancora di raggiungerla e la salutò appena le fu accanto. Audrey rispose al suo saluto.

«Abbiamo finito prima oggi. Il direttore d'orchestra ha detto che non ne poteva più di vederci» esordì la pianista, quasi a giustificare la sua presenza lì.

Il ragazzo inarcò un sopracciglio. «Onesto» sentenziò, scherzando.

Audrey sorrise, dandogli ragione. «In realtà alle prove abbiamo fatto un "buona la prima". Penso che il direttore ne sia rimasto soddisfatto, molto semplicemente» arricciò le labbra sul finire della frase, strappando un sorriso a Peter nel suo modo più tipico: l'incurvare appena un angolo delle labbra; quando sorrideva sul serio, o rideva di gusto, però, tutto il suo viso si illuminava e allora dimostrava molti meno dei suoi ventisette anni.

«Grazie per avermi aspettato, molto carino da parte tua» disse poi a Audrey, pensandolo sul serio. Fece un passo per avviarsi verso l'accesso alla Tube, ma la pianista non si mosse, sovrappensiero.

«Ti andrebbe di andare a prendere un caffè?» gli chiese, con semplicità.

Il ragazzo rimase sorpreso da quell'invito, uscito così improvvisamente. Guardò Audrey, pensando. Aveva del lavoro da fare, a casa, portare avanti qualche tavola sarebbe stata una buona idea, ma non era nulla di urgente. Perciò non aveva senso perdere l'occasione di trascorrere un po' di tempo con la pianista, specie se l'invito era arrivato da lei.

Qualcuno nella follaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora