XVIII

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Audrey e Peter si erano incontrati a metà strada. Il Thistles era colmo di persone, un chiacchiericcio continuo anche a meno di un'ora dalla chiusura. I due ragazzi erano seduti in un piccolo tavolo addossato alla parete, sotto una delle finestre. Avevano entrambi davanti una birra – IPA per Peter, Lager per Audrey – e un cestello di patatine fritte appena uscite dalla cucina. Erano lì da più di un'ora. In quel lasso di tempo aveva parlato del più e del meno, passando dal cinema ai risultati dell'ultimo week-end di rugby. Riguardo all'argomento "casa", però, Peter non era ancora riuscito a trovare alcun pretesto per poterne parlare. Pensava fosse ugualmente piacevole il tempo che stava trascorrendo in compagnia della pianista, a conversare di qualsiasi cosa passasse loro per la mente. Tuttavia, quando diede uno sguardo all'orario e vide di avere sempre meno tempo a disposizione, decise che era ora di prendere la situazione in mano. Appena Audrey si interruppe, ponendo fine al discorso che i due avevano iniziato poco prima, Peter capì che quella era l'occasione giusta e, forse, l'unica che gli si sarebbe presentata.

«Sai che stavo pensando anche io di trasferirmi?» esordì, con tono tranquillo, quasi disinteressato.

Audrey si bloccò, lasciando sospesa a mezz'aria la patatina che aveva pescato dal cestino. Guardò il ragazzo con gli occhi spalancati, il loro azzurro reso molto più scuro dalla luce elettrica. «Sul serio?» domandò. Riprese a mangiare dopo la sorpresa iniziale.

Peter si strinse nelle spalle, assumendo l'espressione di chi aveva ponderato a lungo sulla propria decisione. «Sì. Ne stavamo discutendo già da un po'» mentì. Pensò fosse una soluzione accettabile optare per la "mezza verità"; una parte di sé era fortemente imbarazzata all'idea di far sapere alla pianista che la sua improvvisa fissazione di trasferirsi fosse nata dopo che lei gli aveva raccontato le sue intenzioni. Prima o poi, però, avrebbe dovuto fare qualcosa a riguardo.

La ragazza annuì, lasciando intendere che aveva capito la situazione. «Vi sistemate?» domandò Audrey, fra una patatina e l'altra.

«Chi?» chiese in risposta Peter. Corrucciò la fronte quando iniziò a sospettare la piega che stava prendendo la conversazione. Aveva appena capito a chi si stava rivolgendo la pianista che lei confermò il suo sospetto: «Non so, tu e Iris. Credevo steste insieme» disse, ma dal modo in cui aveva pronunciato la frase lasciò intuire che non ne era più molto sicura.

Peter fu particolarmente bravo a mantenere l'autocontrollo, al punto da complimentarsi con se stesso. Finì di bere un goccio della sua IPA e si lasciò addirittura sfuggire un sorriso disinvolto. «No, no. Non sei la prima che me lo chiede, ma non stiamo insieme.»

Fece particolare attenzione alla reazione di Audrey, in cerca di qualche segno, qualche lieve movimento del corpo in grado di indicare qualcosa – un interesse, sollievo – da parte della ragazza, ma lei non si scompose. Aveva solo sollevato le sopracciglia, assimilando le sue parole.

«Pensa un po'» si limitò a dire lei. «Ho frainteso tutto allora, scusami.»

Mentre Peter le diceva che non aveva motivi per scusarsi si ritrovò a tirare mentalmente un sospiro di sollievo. Aveva sospettato il fatto che la pianista credesse che fra lui e Iris ci fosse qualcosa, si sentì sollevato da un peso per averle fatto scoprire che non era così.

«Cambiamo casa io e Damian. Volevamo cercare qualcosa solo per noi, al massimo con un terzo inquilino.»

Audrey trattenne una risata, ma capì dallo sguardo di Peter che lui l'aveva ugualmente notata. «Scusa» disse, sorridendo a un pensiero tutto suo. «È che da come l'hai detto adesso sembra che la coppia siate tu e Damian.»

Qualcuno nella follaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora