IX

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La temperatura dell'acqua era perfetta. Peter chiuse gli occhi sotto al getto della doccia, sentì l'acqua tiepida scivolargli addosso, respirò a fondo.

Che giovedì assurdo era stato quello. Un vecchio cliente dello studio in cui lavorava si era presentato senza annunciarsi, blaterando che voleva delle tavole con cui illustrare un libro di ornitologia al quale stava lavorando. Voleva acquerelli di uccelli fatti così bene da sembrare reali e voleva fosse Peter a farglieli. Poi, proprio quando l'illustratore già vedeva le prime immagini nella sua mente, l'uomo aveva cambiato idea e si era rivolto a Edward, un collega di Peter, sottoponendo a lui quello che aveva appena proposto a Peter.

«Peter, è una vita che sei lì dentro, esci.»

Veronica batté un paio di colpi forti sulla porta. Il ragazzo spostò sovrappensiero lo sguardo sull'ingresso del bagno, tornando poi a guastarsi il piacere dell'acqua tiepida.

Nel tragitto dallo studio alla stazione di Tower Hill aveva anche preso in pieno un acquazzone. Si era dimenticato l'ombrello nel suo ufficio e, giusto a metà strada, la sola nube che aveva momentaneamente coperto il sole, aveva deciso di scaricare tutta la sua acqua, esaurendo la scorta proprio poco prima che Peter riuscisse a infilarsi nell'ingresso alla Tube, quando ormai era zuppo a sufficienza.

Audrey gli aveva dato un paio di fazzoletti perché potesse asciugarsi, ma non era servito a molto. Tuttavia non era certo la prima volta che Peter si bagnava a causa della pioggia e aveva imparato a ignorare la cosa.

Aveva fatto una piacevole chiacchierata con la pianista nell'attesa della metropolitana. Le aveva detto di aver visto La La Land il giorno prima e lei si era illuminata. Aveva spalancato gli occhi azzurri, sorridendo, come se lui le avesse appena dato la più importante notizia del mondo. Era evidente l'amore che provava per quel film e le aveva fatto piacere sapere che, nonostante i primo dubbi iniziali, a Peter fosse piaciuto – un po', almeno.

La loro conversazione si era poi spostata sulla colonna sonora di quel film. La canzone di John Legend era piaciuta molto a Peter mentre, proprio per rispondere a una sua domanda, Audrey aveva detto che stava imparando la canzone che Sebastian suonava al ricevimento di nozze. Non c'era un vero motivo, quella canzone era una di quelle che preferiva, insieme a Someone in the Crowd, l'Epilogo e, naturalmente, a City of Stars.

Risvegliandosi dai suoi pensieri, Peter si tolse dalla fronte i capelli bagnati e chiuse l'acqua.

Perché stava pensando ancora alla conversazione con Audrey? Doveva esserci un motivo.

Si disse che ultimamente stava pensando troppo in generale. Si interrogava su cose che prima non si chiedeva e rimuginava su tutto.

D'improvviso gli venne un'idea. Sapeva che doveva esserci qualcosa sotto quel continuo riproporsi in testa la conversazione con Audrey. Il suo compleanno, il fatto che le piacesse la musica dell'epilogo del film.

Gli era appena venuta l'idea per il regalo di compleanno per la ragazza. Le avrebbe regalato dei disegni; amava disegnare e gli piaceva farlo ancora di più quando si trattava di donare il proprio lavoro a qualcuno a cui teneva.

Audrey ormai era sua amica e rientrava perfettamente nell'elenco di quelle persone. Aveva un po' di lavoro da fare, se ne rese conto, ma quell'idea che aveva preso a balenargli in testa d'improvviso non poteva più essere ignorata.

Indossò la tuta che teneva in casa e uscì dal bagno senza dare peso alle proteste di Veronica, che lo stava riprendendo per averci messo tanto. Arrivò alla camera di Damian con la testa ancora bagnata, tenendo fra le mani un asciugamano con cui, ogni tanto, si tamponava i capelli.

Qualcuno nella follaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora