14. Triste verità

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Justin si mette comodo togliendosi le scarpe e appoggiandosi con la schiena alla spalliera del letto.

Mi guarda. "Non so da dove iniziare" fa una risata nervosa.

"Dall'inizio Justin, per favore" lo incito a parlare girandomi verso di lui con le gambe incrociate.

"Voglio domandarti prima una cosa" mi dice. Annuisco. "Pensi che io sia come Travis? Che ti abbia usato solo per i miei scopi?" Domanda seriamente interessato a una mia risposta.

"Justin tu mi hai deluso come nessuno ha mai fatto prima. Da Travis forse potevo aspettarmelo, ci sto male ora che so di questa cosa perché mi sento presa in giro da lui, ma da te non mi sarei mai aspettata un comportamento del genere, non dopo quello che c'è stato. Io non penso che tu mi abbia usato perché..." non riesco a finire la frase. Non può aver finto dopo tutto quello che abbiamo condiviso. Quella sera mi guardava in modo diverso, forse come lo guardavo io, con sguardo pieno d'amore, ma non so se sia stato davvero così, non so cosa pensare in realtà. "Non l'abbiamo programmato Justin, è successo e basta" continuo cambiando discorso e Justin annuisce in modo nervoso. "Ma perché te ne sei andato il giorno dopo?" domando ancora una volta, implorandolo con lo sguardo di rispondermi.

"T-ti ricordi quando qualche settimana prima del tuo compleanno ti dissi che avevo visto dei messaggi sul cellulare di papà che si vedeva con un altra donna?" Mi domanda.

Gli faccio segno di si con la testa non capendo però cosa c'entra ora.

"Okay" prende un lungo respiro. "Dopo la notte che abbiamo passato insieme, la mattina, quando sono rientrato a casa c'era mamma che piangeva in cucina con papà e prima di entrare sono rimasto ad origliare per cercare di capire qualcosa" inizia a raccontare agitato. "Sentivo mamma dire che aveva paura di peggiorare, che non avrebbe avuto la forza di affrontare tutto perché non era forte abbastanza, e io ero sempre più confuso, lì, in piedi, dietro la porta. Non riuscivo a capire cosa c'era che non andasse, non capivo perché mamma era così spaventata e agitata, ma quando papà pronunciò quella parola capii la preoccupazione di mamma" mi dice giocando con i lacci della felpa, con lo sguardo basso.

Improvvisamente ho paura di sapere cos'è successo quella mattina.

"Mamma è malata Faith" ammette guardandomi.

"Cos.. cos'ha?" Domando non capendo.

"Ha la leucemia da due anni" sgancia la bomba, con tono amaro. Non può essere. Perché non me l'ha detto subito? Come ho fatto a non sapere niente, a non sapere niente nessuno?  Lo guardo senza parole scuotendo la testa incredula di quello che ha appena detto.

Lei non se lo merita, nessuno se lo merita in realtà. "Sta combattendo con qualcosa molto più grande di lei. Ce la stava facendo, all'inizio ha preso dei farmaci, poi ha iniziato con le terapie. I medici non si sbilanciano mai per non darci false speranze, ma ora.." si ferma prendendo un'altro lungo respiro con lo sguardo basso.

Senza pensarci mi avvicino a lui e mi fiondo tra le sue braccia stringendolo forte a me con le lacrime che mi rigano il viso, mettendo da parte per un momento la rabbia e i dubbi che ho su di lui.

"Io devo vederla, domani mattina voglio andare da lei, p-posso dirgli che so tutto?" Gli domando singhiozzando con la testa poggiata sulla sua spalla e con le sue braccia strette intorno al mio bacino.

Devo vederla, non può essere davvero malata. Pattie è sempre stata come una seconda mamma per me. Prima che Justin se n'è andasse passavo gran parte delle mie giornate a casa sua. Mi ha trattato sempre come una figlia, poi quando Justin se n'è andato sono andata a trovarla di meno, anche perché molte volte o non c'era in casa o era a New York da suo figlio, e ora capisco perché. Come ho fatto ad essere così cieca?

SAME OLD LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora