40. L'ultimo saluto

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JUSTIN

"Siamo qui riuniti oggi per dare l'ultimo saluto alla nostra cara sorella Patricia." inizia a parlare il sacerdote verso me e tutte le persone che sono qui presenti oggi in chiesa. Ci sono tutti i miei amici, i parenti, Faith e la sua famiglia, e gli amici e colleghi di papà e mamma. La maggior parte di queste persone durante la battaglia di mamma si sono limitati solo ad augurargli una presta guarigione o a fargli una semplice visita di cortesia. E' proprio vero che nei momenti bui della vita scopri chi tiene veramente a te. Mi fanno schifo tutti quanti, anche se pensandoci bene, mi faccio schifo anche io, perché proprio come queste persone non gli sono stato vicino dall'inizio, come avrei dovuto. Più di due anni fa, la rabbia ha avuto la meglio su di me, come la maggior parte delle volte, e me ne sono andato a New York da zia Anne, proprio nel momento meno opportuno. Sono un coglione. "Patricia era una moglie fedele, una mamma premurosa e un'amica sincera" sento dire dal prete, ma che ne sa lui di com'era mia mamma? Smetto di ascoltarlo e guardo la bara proprio a un passo da me. Posso sentire ancora sulla mia pelle il caloroso abbraccio che ci siamo dati ieri pomeriggio in quella stanza d'ospedale o le sue mani nelle mie tenute strette fino al suo ultimo respiro. Mamma se n'è andata tra quella fredda e triste stanza mentre io ero proprio al suo fianco. Abbiamo parlato molto ieri mattina, quando ancora riusciva a parlare, poi nel giro di un paio d'ore è cambiato tutto. Gli sono stato vicino mentre in quel macchinario affianco al letto i battiti del suo cuore andavano sempre di più a diminuire. Se n'è andata in pace? E' riuscita a dirmi tutto quello che voleva dirmi? O se n'è andata con qualche rimorso? Alzo la testa verso l'uomo che parla di Dio, un Dio buono, e non posso che pensare ad una cosa: se questo Dio è così buono allora perché si è portato via mia mamma? Perché l'ha voluta punire con quella maledetta malattia? Ho troppe domande nella mia testa a cui non potrò mai ricevere una risposta e questa cosa mi fa uscire di senno. Scuoto la testa e l'abbasso non riportando l'attenzione verso questa funzione e soprattutto dalla bara dove c'è mia mamma.

Come farò a vivere senza di lei per tutta la vita? Senza i suoi sorrisi, i suoi consigli, il suo modo di prendermi in giro o arrabbiarsi con me, senza i suoi abbracci o senza quella forza che riusciva a trasmettermi con un solo sguardo. Come farò a continuare a vivere senza la prima donna della mia vita? Se n'è andata troppo presto. E ora cosa farò? Cosa succederà? Finirò per dimenticare anche la sua voce? Questa cosa mi spaventa.

Sono seduto in prima fila con papà, zia Annie (sorella di mamma) e Faith. Proprio quest'ultima vedendomi agitato posa la sua mano sulla mia, ma la tolgo subito. Voglio solo che questa funzione finisca il più presto possibile ed allontanarmi da tutto e tutti. Ho troppa rabbia dentro di me, e il bello è che non posso nemmeno incolpare nessuno. Proprio per questo ho bisogno di non avere nessuno intorno, ora sono come una bomba ad orologeria, pronto ad esplodere in qualsiasi momento e a riversare la mia rabbia su tutti.

"Patricia.. Pattie, come tutti noi eravamo abituati a chiamarla, e-era una donna straordinaria" Quando sento la sua voce rauca per il pianto, alzo di nuovo il capo verso l'altare. Faith sta tenendo un discorso per onorare mamma. "E non lo dico solo perché lei non c'è più. Lei era davvero una persona speciale che riusciva a capirti anche con un solo sguardo, senza che nessuno gli dicesse niente. Era.." fa una pausa per prendere fiato e per darsi forza, non deve essere per niente facile per lei stare lì e parlare di una persona che non c'è più, soprattutto se quella persona significa tanto. Lei e mamma avevano un rapporto fantastico. Ricordo ancora quando scoprì che io e Faith stavamo finalmente insieme, quasi non mi fece diventare sordo per l'urlo che diede per la gioia. Mi mordo il labbro nervoso e continuo a guardarla. "Era come una mamma per me e proprio per questo non posso e non voglio dimenticarla. Se oggi sono quel che sono è anche grazie a lei e ai suoi numerosi consigli sapete?" fa un'altra pausa e incrocia i suoi occhi nei miei. "Più di due anni fa io mi sentivo sola, persa, e passavo le mie giornate sempre chiusa in casa mia o a casa di Pattie. Un giorno lei stanca del mio comportamento con l'inganno mi portò al luna park ed insieme andammo sulle montagne russe, nonostante lei sapesse quanto io avessi paura, ma fui costretta ad andarci -fa una risata triste- . Quando scendemmo da quella giostra vomitai e lei rise tantissimo, poi mi guardò negli occhi e mi disse..." gli trema il labbro e una lacrima comincia a rigargli il viso. Mi sento ancora di più uno schifo. Io non la merito. Faith è troppo per me. "Mi disse che la vita è proprio come quella giostra, ci sono giorni in cui ci sembra di toccare il cielo con un dito ed altri invece che sono proprio come la discesa delle montagne russe che ci provoca quel vuoto allo stomaco fastidioso da non vedere l'ora che finisca tutto. Mi disse che dovevo ricordarmi che subito dopo c'è sempre un'altra salita. C'è sempre un nuovo giorno, e non sai cosa può riservarti quel giorno, quindi dobbiamo solo viverlo per scoprirlo, e così ho fatto. Lei era già malata ma io non lo sapevo, Pattie era fatta così, voleva sempre far star bene gli altri anche se lei in primis non lo era. Senza che io gli dicessi niente quel giorno, lei mi aveva capito e mi aveva portato lì per uno scopo." fa una pausa. "Come ho già detto, lei era una donna straordinaria e la sua mancanza la sentiremo tutti i giorni, ma io so che sarà sempre con me, con suo figlio Justin -mi guarda- , Jeremy, e tutte le persone che lei voleva bene. Conserverò per sempre i nostri momenti nel mio cuore, e finisco questo discorso col dire Grazie Pattie, per tutto, non sarai mai dimenticata" finisce il suo discorso guardando la bara con una mano sul cuore e poi viene a sedersi di nuovo accanto a me. Ieri mattina mamma mi ha detto di aggrapparmi a lei quando la sua mancanza si farà sentire, ma non voglio che Faith si faccia carico di me, non sono stabile, potrei fare qualche stupidaggine e non voglio che soffra ancora di più, forse è meglio che io ora stia da solo e riversare la mia rabbia solo su me stesso, non posso prendermi cura di lei.


Spazio autrice

Scrivere questo capitolo è stato molto difficile, ma alla fine ce l'ho fatta. Pattie non c'è più. Come vi avevo già fatto capire nel capitolo precedente la malattia ha avuto la meglio su di lei. Justin non accetta la morte della mamma e ha molta rabbia dentro, proprio per questo non vuole nessuno intorno a lui per non farli soffrire, nemmeno Faith. Cosa ne pensate? Secondo voi fa bene? Faith lo lascerà solo? E vi è piaciuto il suo discorso? Fatemi sapere tutto!

-Assia 🌸

SAME OLD LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora