15. Nonostante tutto

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Mi calmo e incrocio le braccia al petto roteando gli occhi. "Cos'è successo a New York la settimana scorsa?" domando mordendomi una guancia. Gli ho chiesto così tante volte delle spiegazioni e non le ho avute e ora che invece si è finalmente deciso non posso mandarlo via. E' solo che ho saputo troppe cose stasera che mi fanno star male e non voglio sentirne altre.

"Beh, vogliamo sederci di nuovo?" Mi domanda Justin indicando il letto dietro di noi.

"Sto bene qui" lo rispondo distaccata a braccia conserte.

"Smettila di fare la bambina e vieni qui" mi prende per un braccio e mi spinge verso di lui tra le sue braccia mentre io cerco di dimenarmi. Quando inaspettatamente mi lascia cado all'indietro sul letto e cerco di aggrapparmi a lui, ma finisco invece col trascinarlo sopra di me.

I nostri visi ora sono a pochissimi centimetri di distanza e sento il suo respiro caldo sul mio volto. Ho il cuore che mi batte all'impazzata e il fatto che lui non si muova di un centimetro e non smette di guardarmi, non mi aiuta. Perché è così bello? E perché sono innamorata di lui nonostante so che sia sbagliato e nonostante il male che mi ha fatto, e mi fa ancora, a sua insaputa?

"M-mi stai schiacciando" gli faccio presente, respirando a fatica, avendo il suo peso addosso.

"S-scusami" si toglie di scatto sdraiandosi accanto a me con le braccia sotto la testa e guarda il soffitto.

Io mi giro sul fianco e lo guardo aspettando che parli.

"Perché mi stai fissando?" Mi domanda voltandosi con la testa verso di me.

"Perché sto aspettando delle spiegazioni, forse?" Parlo con tono ovvio.

"Quindi t'importa" sorride beffardo.

Roteo gli occhi irritata e lui sorride vittorioso.

È quasi assurdo come fino a pochi minuti fa lui stava piangendo (ed io con lui) mentre ora invece, ha trovato la forza di riprendersi e scherzare con me, nonostante tutto, al contrario mio. A parte il fatto che sono delusa e arrabbiata con lui, sono anche troppo scossa da tutto quello che ho saputo e non riesco proprio a fare finta di niente.

"Quello che sto per dirti non ti piacerà, quindi so già che ora litigheremo di nuovo" mi avverte girandosi sul fianco proprio come me, ritrovandoci uno difronte all'altro.

"Non è più una novità Justin" parlo ormai stanca. Deludermi è diventata la cosa che gli riesce meglio.

Alza gli occhi al cielo.

"Ogni giovedì a New York, più precisamente in un quartiere di Brooklyn si tengono degli incontri clandestini di boxe" comincia a raccontare guardandomi fisso negli occhi per scrutare una mia reazione.

"E quindi?" Domando sperando non sia quello che penso.

"Ci vado spesso li, p-per combattere" confessa agitato. Ecco, lo sapevo.

Dopo la sua affermazione scuoto la testa facendo una risata nervosa. "Tu sei un coglione Justin, sul serio!" Affermo convinta. "Ma che ti dice il cervello? Perché lo fai? Hai tua mamma che non sta bene e vai a degli incontri di boxe? Come pensi si sia sentita Pattie quando ti ha visto eh?" Sbotto nervosa. "Sei solo un fottutissimo coglione" mi siedo sul letto e lo guardo irritata.

Si morde la guancia e si sdraia di nuovo fissando il soffitto, per non incrociare il mio sguardo. "Lo so, ma ero nervoso e dovevo sfogarmi, altrimenti me la sarei presa con il primo che avrei incontrato" si giustifica. "Non è così bello tornare a casa e vedere tua mamma sempre sul divano a dormire, o quando è sveglia con quello sguardo spento sul volto. È come se si fosse già arresa e io non lo accetto, fa male" continua nervoso dando un pugno sul materasso con rabbia.

SAME OLD LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora