L'incontro

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4 Maggio 1789

Juliette si trovava sulla carrozza che l'avrebbe portata al ricevimento, anche se non aveva assolutamente nessuna voglia di recarsi a Versailles.

Aveva sempre trovato quelle feste di una noia mortale, senza considerare le altre nobildonne che spettegolavano tutta la serata e facevano le civette col primo belloccio di turno che passava di là, loro se possibile erano ancora più insopportabili della noia.

Suo padre però l'aveva quasi costretta ad andare.

«Ormai sei in età da marito! Non puoi startene rinchiusa qui dentro a leggere quintali di libri e aspettare che l'uomo giusto cada dal cielo.»

Lui non sapeva, non poteva sapere che lei aveva già trovato l'uomo giusto, che una notte sì e l'altra no usciva dalla finestra dei suoi appartamenti con le sembianze di Coccinelle, l'eroina di Parigi, e salvava la città dai complotti di Comt Ténèbre al fianco di quel ragazzo magnifico di cui, ovviamente, non conosceva l'identità e lei chiamava solamente Chat Noir.

Si era invaghita del giovane eroe nero pian piano, conoscendolo: non sapeva se il suo charme, la sua eleganza e la sua spigliatezza fossero veri o fosse solo una copertura, ma lei si era follemente innamorata di quel suo lato.

La carrozza si fermò e Juliette fu riscossa dai suoi pensieri, qualche secondo dopo il valletto venne ad aprirle e lei, prendendo i lembi della sua ingombrante gonna, scese la piccola scaletta che terminava proprio a due passi dal maestoso ingresso di Château de Versailles. L'immenso cancello in oro era spalancato di fronte a lei e frotte di dame e cavalieri si riversavano nell'enorme cortile che precedeva l'ingresso vero e proprio.

Nonostante fosse lì controvoglia, indossò il suo miglior sorriso e con un portamento elegante, degno della nobildonna che era, attraversò il cortile, salutando coloro che le rivolgevano la parola.

Arrivata di fronte all'immenso edificio si fermò qualche secondo ad ammirarlo, non era attratta dalla sua maestosità o dalla sua regalità, non che non fosse bello, ma ormai era abituata a tutto quello sfarzo e iniziava a trovarlo anche troppo esagerato, ma in fondo era uno dei castelli più importanti del re Luigi XVI. No, lei non era attratta dalle vetrate, dagli intarsi in oro e dall'architettura del monumento in sé, ma da quei tetti blu che caratterizzavano il palazzo, quegli stessi tetti che più di una volta aveva solcato in compagnia del suo collega a protezione di Parigi.

Dopo quei pochi secondi di ammirazione, mise mano alla sua borsetta e tirò fuori il suo invito mostrandolo al valletto che si trovava proprio di fronte alla porta di vetro centrale. Questi glielo sfilò di mano, scrutandolo per qualche secondo, per poi restituirlo e permetterle di entrare.

La ragazza attraversò l'ingresso con disinvoltura e classe, ritrovandosi nel bellissimo e lussuosissimo corridoio, strapieno di gente.

Per l'ennesima volta si chiese cosa ci facesse lì, certo la musica che l'aveva accolta appena entrata era molto piacevole, colui che suonava il violino in particolare era parecchio bravo, ma non era un motivo abbastanza valido per rimanere lì ed annoiarsi.

Di fianco a lei passò un trio di giovani nobildonne, più o meno della sua età, che ridacchiavano con quella risata trattenuta e davvero poco naturale. Di sicuro avevano visto un qualche giovane uomo, magari un conte oppure un duca, non passò molto che ne ebbe la conferma, riuscendo a percepire uno stralcio dei loro discorsi.

«... e poi quegli occhi, credo di non aver mai visto degli occhi così belli!»

«Vogliamo parlare del fisico?»

«Già, però non dimenticate il suo titolo. Lui non è nobile, è un semplice soldato, nonostante la sua fama.»

«E allora? Che importa se è nobile o no? Anzi, meglio... È ancora più eccitante!»

Makohon Saga _ Amore A VersaillesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora