14 Luglio 1789
«Juliette... – sussurrò lui, in modo che lo sentisse solo lei – Cosa ci fai qui? Dovresti essere a...»
«Non è la prima volta che combatto in certe condizioni, – intervenì la ragazza prima di fargli finire la frase – e non sarà certo l'ultima. Inoltre ero preoccupata.»
Un'altro rivoltoso si avvicinò a loro attaccandoli, ma Chat Noir intercettò nuovamente il colpo con il suo bastone, volgendosi poi verso la sua compagna.
«Preoccupata? E perché mai, mon petit? Io me la cavo benissimo!» disse con la sua tipica smorfia maliziosa e sicura.
«Preoccupata per Parigi, Chat... E non ti azzardare a chiamarmi più piccola.» lo rimproverò lei guardandolo male, per poi aiutarlo nel combattimento. Lanciò il suo yo-yo verso l'arma dell'uomo, avvolgendo così il filo attorno ad essa e strattonando, in modo da togliergliela dalle mani.
«Eppure quando siamo a letto ti piace essere chiamata in quel modo...» la provocò lui, approfittando del brevissimo momento libero, afferrandola per il fianco.
«Potresti fermare i tuoi bollenti spiriti per una volta?» si lamentò lei, prima che l'arma di un soldato della Guardia Svizzera non li costrinse a separarsi.
«Ehi!» protestò scocciato lui.
«Non c'è tempo per amoreggiare. – disse l'uomo – Inoltre non ci serve l'aiuto di due vestiti in maschera.» concluse con tono superiore.
«Ma noi infatti non stiamo aiutando voi!» rispose a tono l'eroe nero, bloccando un affondo del suo interlocutore, diretto a un rivoltoso.
«Come scusa?» chiese il soldato con un tono quasi adirato.
«Noi stiamo impedendo un massacro, monsier.» specificò Coccinelle, disarmando quell'uomo a cui il membro della Guardia Svizzera aveva puntato.
«Perciò se non le dispiace, lasci fare a noi ed eviti di uccidere persone innocenti.» gli suggerì il giovane.
A quella richiesta il soldato si allontanò, spostandosi solamente più in là. Chat Noir sapeva che, molto probabilmente, dopo essersi allontanato da loro avrebbe ripreso a comportarsi e combattere come aveva fatto fino a poco prima, ma purtroppo più di quello non potevano fare.
Continuarono così per parecchio tempo, quasi una buona mezz'ora, a disarmare sia i rivoltosi che i soldati che si trovavano davanti, ma più passava il tempo più diventava complicato: non solo perché aumentava la calca e la stanchezza, ma anche perché entrambi si stavano rendendo conto che sempre più cittadini di Parigi, infuriati e vogliosi di occupare, quasi distruggere, la Bastiglia, erano controllati dal loro nemico. Se ne rendevano conto dal modo in cui combattevano, così esperto, così potente, così incuranti di ciò che li circondava.
All'improvviso da uno dei cancelli che portavano al vero e proprio interno della struttura, uscì tutto trafelato un uomo. Non faceva parte della Guardia Svizzera, ma dalla sua uniforme era evidente che facesse parte di qualche corpo militare.
«Cessate il fuoco, cessate tutto!» urlò, ma in quel caos poca gente lo sentì, tra questi però vi era anche Chat Noir. La sua compagna vide le sue orecchiette nere, che a malapena si notavano sbucare dalla chioma scura, muoversi attente.
«Qualche problema?» chiese.
Non ebbe bisogno della sua risposta, perché all'improvviso il tamburo del segnale di resa rimbombò ovunque, richiamando tutta la piazza alla calma.
Per un attimo cadde un silenzio e una quiete quasi surreale. L'uomo che aveva urlato si avvicinò a loro, per poi consegnare qualcosa agli assedianti che lo stavano guardando stupiti, proprio come i soldati.
«Questa è una lettera per voi del governatore Launay in cui vi sono riportate le condizioni di resa.»
L'uomo, a cui il soldato aveva porto la lettera, la prese in mano ancora incerto di cosa stava accadendo. Guardò con dubbio la busta, laccata con lo stemma del governatore, poi il suo sguardo si caricò d'astio e preso il pezzo di carta con indice e pollice di entrambe le mani, strappò la lettera.
«Noi non accettiamo alcuna condizione e alcuna resa! D'ora in poi il popolo di Parigi si prenderà ciò che vuole!» urlò e subito dopo lo seguirono grida di assenso, colme della stessa rabbia e della stessa furia.
L'uomo che aveva strappato la lettera, senza pensarci un attimo, trafisse il soldato, uccidendolo sul colpo, non dando a nessuno il tempo d'intervenire per quanto fosse stato improvviso quel gesto.
Subito, la battaglia riprese come prima, se non anche peggio. Molti soldati della Guardia Svizzera non sapevano più se reagire o no, vista la resa del governatore, altri invece continuavano inesorabili ad affrontare i rivoltosi, anzi, parecchi di questi, ormai privi di ordini e di limiti, cominciarono a fare fuoco senza nessuna pietà.
Il caos e il pericolo diventò talmente tanto che Coccinelle dovette afferrare il compagno e issarsi di nuovo sul camminamento della Bastiglia per essere al sicuro dai vari proiettili vaganti.
«Dobbiamo fare qualcosa.» disse guardando in basso preoccupata.
«Sì, ma cosa? L'hai visto, sono completamente fuori controllo.» commentò l'eroe gatto.
«È colpa sua... – commentò lei alzando lo sguardo verso il cielo viola – È lui che li sta controllando. Per colpa sua la gente non ha più cognizione del pericolo. Si stanno distruggendo perché lui lo vuole.»
Chat noir sospirò esasperato, sapeva bene che la sua amata aveva ragione, ma sapeva anche dove quel discorso sarebbe andato a finire.
«Non puoi farlo...» disse semplicemente.
«Cosa?» chiese un po' stupita lei incrociando il suo sguardo.
«So bene cosa vuoi fare e non puoi!» le disse deciso, talmente seriamente che vide i suoi occhi ambrati tremare, come se avesse avvertito il suo ordine.
«Chat, se non lo faccio loro...» tentò di dire lei.
«Ho detto di no, Juliette! – enfatizzò lui, usando il suo vero nome, nel tentativo di farle capire che non ammetteva repliche – Sei ancora debilitata, inoltre non riusciresti nemmeno volendo e al massimo delle tue forze a purificare tutti quanti.»
«Cosa dovremmo fare allora? Lasciare che si uccidano?» chiese, irritata anche lei.
«Dà fastidio anche a me mon amour, ma finché non troviamo un'altra soluzione non possiamo fare niente.» le rispose lui dolcemente, cingendole le spalle con le braccia.
«Non è giusto...» sussurrò lei, ricambiando l'abbraccio.
«Lo so Juliette, lo so...»
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Makohon Saga _ Amore A Versailles
FanfictionJuliette e Arno sono i due portatori dei Miraculous della Coccinella e del Gatto Nero. Lei è una nobildonna di buone origini, lui il capitano dei moschettieri del re. Durante la loro battaglia contro Comt Ténèbre e l'imminente rivoluzione francese...