Il matrimonio

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20 Novembre 1790

Arno si affacciò alla finestra del suo appartamento, quell'appartamento nel centro della capitale, che gli era stato assegnato un anno prima per poter supervisionare le rivolte ormai giornaliere.

Il cielo quel giorno su Parigi era a malapena lilla. Da quando il tredici luglio dell'anno precedente Comt Ténèbre aveva dato il via al suo vero e proprio complotto, controllando la mente dei rivoltosi a Parigi, le cose sembravano essere migliorate. Lui e Juliette avevano deciso come agire il giorno in cui lui aveva chiesto al padre di lei la sua mano. Quella sera s'incontrarono a Notre Dame e parlarono a lungo: di loro, del loro futuro, di ciò che stava accadendo e poi presero la loro decisione. Non aveva senso correre e portare ogni volta allo stremo delle forze Juliette, rischiando di farla star male come l'ultima volta; avrebbero agito una o due volte a settimana, purificando non più di dieci persone alla volta. Secondo Tikki e Plagg, una volta purificati dal potere di Coccinelle le persone non potevano più essere contaminate, a meno che non fossero persone davvero impure, cosa che di certo non erano i poveri disperati che si ribellavano perché morivano di fame, il resto delle volte in cui si sarebbero trasformati sarebbe stato solo per quietare gli animi e controllare le rivolte. Spesso, quando toccava al plotone di Arno sedare le varie insurrezioni, era solo Juliette a trasformarsi in Coccinelle e a dar man forte al compagno. Lui d'altro canto, aumentando la distanza e l'astio con suo padre, era riuscito a convincere il suo plotone a non fare assolutamente alcuna vittima tra i ribelli, cercando di calmare i tumulti il più pacificamente possibile.

Per questo motivo, nonostante la rivoluzione non sembrava minimante accennare a diminuire loro si sentivano più sicuri e riuscivano a notare la differenza dai primi tempi, soprattutto perché finalmente il popolo di Parigi li aveva riconosciuti come loro alleati e il sovrano era troppo impegnato con le varie assemblee nel tentativo di smorzare tutto quel caos per accorgersi di loro.

Forse era per quel motivo, che finalmente avevano trovato il giorno adatto per quell'evento.

Si allontanò dalla finestra per poi guardarsi allo specchio e sistemarsi meglio la divisa scura, che gli avevano fatto cucire apposta per quel giorno.

«Nervoso?» chiese Plagg svolazzando di fronte a lui mangiucchiando un triangolino del suo adorato camembert.

«Parecchio...» sospirò lui.

«Sinceramente non capisco tutta questa agitazione: insomma ci sei andato a letto così tante volte, cosa sarà mai un matrimonio?» lo prese in giro la creaturina nera, ricevendo in cambio un'occhiataccia dal giovane soldato.

«Certo, per te è facile, tu e Tikki non vi siete mai sposati.»

«Ah certo... Pensi che ciò che ti ho fatto imparare a memoria in questa settimana fosse tanto per divertirmi?»

«Scusami... Ma sono davvero nervoso...» sospirò nuovamente, sedendosi sulla sedia.

«Beh signor nervoso, è arrivato il momento, quindi evita di sederti e usciamo.»

Arno chiuse gli occhi per un paio di secondi, cercando di ritrovare il suo autocontrollo, per poi alzarsi dalla sedia ed uscire.


Qualche ora dopo era a villa Ponthieu, nella sala che era stata adibita per la cerimonia: fermo e impettito. La vide entrare, bellissima come non mai.

Il suo elegantissimo adrienne per quell'evento era un bell'abito color crema di broccato. Le cuciture dorate sull'orlo della gonna, delle corte maniche a palloncino e della scollatura rettangolare riprendevano una fantasia di foglie, la stessa fantasia che con dei diamanti le decorava la parte del petto. Al collo portava la collana di perle che gli era stata donata come cimelio dalla sua domestica, ossia dalla madre di lui. I capelli erano acconciati in modo perfetto, mostrando quegli stupendi boccoli castani che le incorniciavano il viso: quel viso delicato di cui si era innamorato.

Come richiedeva la tradizione lei non gli volse nemmeno uno sguardo e, accompagnata dal celebrante, si recò di fronte a suo padre, inginocchiandosi sul cuscino di velluto rosso. Il duca Ponthieu le diede la benedizione, sorridendole orgoglioso: dal suo sguardo si capiva che pure lui era commosso. Dopodiché il cerimoniere la aiutò a rialzarsi e finalmente la scortò davanti a lui.

Avevano con molta fatica convinto il sacerdote a permettergli di fare una loro promessa: una promessa che a detta di Tikki e Plagg si erano fatti sempre tutti i portatori della coccinella e del gatto, compresi i due kwami, quando avevano deciso di unirsi per sempre.

Quando finalmente fu di fronte a lui le sorrise. Posò la mano sinistra sulla sua spalla destra e vide lei fare lo stesso nei suoi confronti, ma dall'altro lato; mentre le altre due mani, sinistra per lui e destra per lei, combaciavano perfettamente incontrandosi a metà strada tra loro.

Prese un lungo respiro e poi recitò quella parte che Plagg gli aveva insegnato meticolosamente, mentre si perdeva in quegli occhi color miele.

«Nell'oscurità, nel dolore, nella sfortuna e nella morte, finché avrò questo potere non ti tradirò mai, ti starò sempre vicino e ti guiderò in modo che tu possa fidarti di me.»

A quel punto fu lei a rispondergli, con qualcosa che probabilmente gli aveva insegnato Tikki, ma che Plagg non gli aveva riferito dicendogli che lui assolutamente non avrebbe dovuto sapere fino a quel momento.

«Nella luce, nella gioia, nella fortuna e nella vita, finché avrò questo potere non ti abbandonerò mai, ti starò sempre vicino e ti accompagnerò in modo che tu possa sognare con me.» nel sentire quelle parole, il cuore iniziò a martellargli nel petto furioso e dovette metterci tutto il suo impegno per ritornare lucido e concludere quella promessa.

«Per sempre.» disse.

«Per sempre.» rispose lei, sorridendogli. A quelle ultime parole il cerimoniere diede finalmente la sua benedizione e alla conclusione di quella i due si poterono baciare.

Arno allungò le braccia verso di lei, una verso la sua vita e l'altra verso il suo viso, per poi incontrare le sue labbra: nonostante non fosse il loro primo bacio, nonostante era ormai più di un anno che amava quella bellissima nobildonna davanti a lui, quel bacio fu come la prima volta che la sua bocca si posava su quelle delicate labbra rosee.

Intorno a loro i parenti e gli amici applaudivano festosi e anche quando si staccarono da quel bacio casto ma carico di amore e passione, quei battiti di mani impetuosi non si fermarono.

Dopo quel bacio, l'orchestra, posizionata all'angolo della stanza cominciò a suonare un minuetto e con un inchino Arno si scostò, allontanandosi dal centro della stanza e lasciando Juliette ballare quella danza da sola, come voleva la tradizione.

Rimasero tutti a guardarla ammaliati, lui più di tutti, distolse lo sguardo dalla sua amata moglie, solo quando qualcuno gli batte sulla spalla compiaciuto.

«Allora capitano, alla fine ha ceduto anche lei all'amore.» disse il suo secondo, che era diventato anche il suo migliore amico, negli anni fianco a fianco.

«Queste sarebbero le tue congratulazioni René?» chiese divertito lui.

«Congratulazioni, capitano Pierre!» gli sorrise lui, stringendogli la mano.

«Grazie Bourgeois.»

Quando il minuetto finì, finalmente altre persone si unirono alle danze, posizionandosi al centro della sala e iniziando a muoversi a ritmo della nuova musica e pure Arno poté raggiungere la sua dama.

«Mi concede questo ballo, mademoiselle Pierre?» chiese, porgendole la mano con un gesto elegante.

Lei con un dolce sorriso e senza nessuna risposta, poggiò la mano sulla sua e si avvicinò di più a lui. Dopodiché anche loro incominciarono a volteggiare nell'enorme sala.

Makohon Saga _ Amore A VersaillesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora