La villa

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21 Novembre 1790

Arno infilò le chiavi nella serratura del cancello, la moglie al suo fianco. Quello per loro era un grande passo, ma lo era sopratutto per lui: nonostante suo padre non si era presentato al matrimonio, ben presto gli avrebbe sbattuto in faccia il fatto che si era sposato con una nobildonna parigina.

Attraversarono il piccolo cortile che portava dalla cancellata al portone della villa e lì si fermarono, in attesa che i domestici, assunti appositamente da monsieur Ponthieu per portare i loro ultimi bagagli, compiessero il loro dovere, raggiungendoli.

«Attraversata questa porta, inizierà la nostra nuova vita insieme.» disse lei, sorridendogli. Lui, con un sorriso altrettanto grande e altrettanto radioso, le prese la mano con la sinistra e con la destra infilò un'altra chiave al portone.

L'interno non era affatto come lo ricordavano: già solamente l'ingresso, completamente ristrutturato e arredato pareva decisamente un'altra cosa rispetto a quando l'avevano visto il giorno che il padre di Juliette l'aveva comprata loro. Il marmo bianco per terra dava l'impressione di camminare sulle nuvole e la donna rimase incantata dal bellissimo lampadario di cristallo che era appeso al soffitto.

I tre facchini, con un leggero colpo di tosse attirarono l'attenzione di entrambi.

«Dove portiamo questi, madame?» chiesero a Juliette.

«Portateli pure nei nostri appartamenti e sistemateli nel guardaroba.» disse con quel suo tono dolce, ma autoritario, che la caratterizzava sempre quando si rivolgeva a qualcuno che lavorava per lei.

I due giovani novelli sposi visitarono l'intera magione, assicurandosi che tutto fosse esattamente come avevano immaginato e voluto. Quello da quel momento in poi sarebbe stato il loro nido, il loro rifugio, ma non solo il loro, anche quello di Tikki e Plagg, nonché di Coccinelle e Chat Noir. Sì, perché avevano richiesto al padre di Juliette solamente due domestiche per la loro villa, tanto che dovettero insistere parecchio per convincerlo: perché questi non riusciva a immaginare cosa potessero fare due domestiche soltanto e queste erano Francine, ossia la madre di Arno, e Marie, che nonostante la sua giovane età e la sua inesperienza si era affezionata ai due. Poi avevano un cuoco in cucina e nessun altro.

Nel loro piccolo avevano deciso che, a tempo debito, a quelle tre persone avrebbero rivelato la verità, perché erano persone di cui si fidavano, in modo che in quella casa regnasse la pace e la tranquillità, senza nessun segreto.

«Lo sai che saranno perennemente in apprensione per noi quando usciremo, vero?» le aveva ricordato Arno, quando Juliette propose quella sua idea.

«Lo so, ma non voglio più aver paura di essere scoperta e poi i nostri poveri kwami devono sempre rimanere nascosti.»

Alla fine Arno cedette, dicendole che la sera stessa in cui si sarebbero trasferiti nella nuova casa avrebbero fatto quella rivelazione al personale.

I due facchini si congedarono con un inchino dai coniugi Pierre, dicendo loro che le domestiche e il cuoco sarebbero arrivati di lì a un ora, con le prime provviste e le ultime cose che mancavano. I due ringraziarono e continuarono la loro visita per la casa.


La sera, per cena, ebbero ospite il padre di Juliette, come da tradizione: in realtà la tradizione prevedeva che ci fossero entrambi i genitori di entrambi gli sposi e, visto che la madre di lei non c'era più e il padre di lui non si era presentato nemmeno il giorno prima, l'unico invitato aveva insistito che Francine per quella sera rimanesse a tavola con loro, rendendo disponibile una domestica di villa Ponthieu per aiutare Marie a servire.

Nonostante l'iniziale imbarazzo della donna, ben presto si sciolse e la cena andò liscia come l'olio: tra chiacchiere, promesse e tranquillità. A fine serata, monsieur Ponthieu fu accompagnato alla porta dalla figlia e suo marito.

«Arrivederci padre, ci vediamo nel fine settimana.» lo salutò dolcemente la figlia con un sorriso.

Non appena chiusero la porta alle spalle dell'uomo i due coniugi si guardarono con aria grave e seria.

«Credo sia il momento...» disse Arno.

In quello stesso istante Tikki uscì dal suo solito nascondiglio tra le pieghe dell'abito della sua portatrice.

«Juliette non lo fare! Non ricordi che cosa ha detto Noél? Nessuno deve conoscere le vostre identità!» disse con tono preoccupato.

«Sì ricordo bene cos'ha detto il maestro Noél, ma visti i recenti avvenimenti e visto l'aumento delle rivoluzioni abbiamo bisogno di qualcuno a casa che se torniamo feriti ci medichi e ci dia una mano.» le rispose la giovane nobildonna mettendo le mani a conca sotto di lei e permettendole di sedercisi sopra.

«Forse la ragazza ha ragione. – commento l'altro, uscendo anche lui allo scoperto e poggiandosi sulla spalla di Arno – Insomma sappiamo bene che molte volte il guardiano ha fornito tutti e sette i Miraculous e questa volta ci sono solo loro due ad affrontare una rivoluzione come questa, direi che avere un paio di alleati a casa che li attendono non è una cosa così terribile.» a quelle parole la kwami rossa sospirò, rassegnata.

«Stai tranquilla. Ci fidiamo di loro, vedrai che non diranno nulla.» la rassicurò Juliette.

«Insomma... – commentò Arno, che fino a quel momento era rimasto in silenzio – Non è che mi fidi molto di Marie.» alla moglie scappò una dolce risata.

«Marie è pettegola, in effetti, ma la conosco bene. Sono sicura che per una cosa così seria terrà la bocca cucita, almeno con chi non deve sapere.»

«Allora andiamo?» chiese lui, mentre i due kwami tornavano nascosti.

Lei rispose con un cenno di testa e si diressero nelle cucine della villa dove avevano detto alla scarsa servitù di ritrovarsi dopo la cena in loro attesa.

Makohon Saga _ Amore A VersaillesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora