Il violinista

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16 Maggio 1789

Juliette stava sul palchetto della sala principale, dove prima c'era il complesso di musicisti e stava guardando il capitano Pierre, o meglio Chat Noir dare ordini e direttive ai suoi uomini. Nonostante avesse il travestimento da eroe e il suo volto fosse coperto dalla maschera, era riuscito a convincere tutti della loro affidabilità.

Lei, era ancora dubbiosa sul fatto che fosse stata una buona idea rivelarsi in quel modo pubblicamente. Per ben tre mesi e mezzo avevano combattuto nel più assoluto anonimato, in modo che la capitale francese e i suoi abitanti non comprendessero e non si rendessero conto del pericolo. D'altro canto però, era la prima volta che Comt Ténèbre usciva allo scoperto in questo modo e come se non bastasse, questa volta, non aveva posseduto una persona sola, ma tutto il complesso che prima stava dove si trovavano loro due e che ora stava scatenando il panico nella sala principale.

Dopo vari minuti di caos generale e ordini impartiti, finalmente i soldati erano riusciti a calmare e scortare tutti all'esterno della reggia. Nella sala principale erano rimasti solo loro, loro e il maggiore Pierre che non accennava minimamente a muoversi e guardava entrambi con sospetto.

«Può andare monsier, qui ci pensiamo noi.» disse educatamente lei, rivolgendosi all'uomo.

«Siete voi due che dovreste andare: la quiete pubblica è sotto la responsabilità dell'esercito, soprattutto se minacciano il re.» rispose con aria seria e impassibile questi.

«Lei non capisce, questo è...» cercò di rispondere nuovamente l'eroina in rosso, ma fu interrotta bruscamente dal maggiore.

«No io capisco... Capisco il fatto che non so chi siate, né m'interessa più di tanto... Capisco comunque che siete due ragazzi, troppo giovani per atteggiarsi a eroi ed io non lascerò fare a gente di cui non so se fidarmi un lavoro che spetta a me!»

«Ma...»

«Inoltre, – interruppe di nuovo – da quando in qua le donne combattono? Dovrebbe uscire insieme alle altre signorine.»

«Ora basta!» disse perentorio e con una certa nota di rabbia Chat Noir, dopo aver sentito quelle pesanti critiche. Avrebbe permesso tutto a suo padre, anche di criticarlo ogni qualvolta ne avesse avuto l'occasione, ma attaccare verbalmente lei, no: quello era fuori dai suoi permessi, nonostante fosse lui il figlio e il sottoposto tra i due. Non aveva nessun diritto di risponderle in quel modo.

«Come scusi?!» chiese stupito di come si fosse rivolto a una persona comunque più adulta di lui.

Effettivamente si era stupito anche lui del suo stesso moto di coraggio: non si era mai rivolto così a suo padre in tutta la sua vita. Forse era perché il suo istinto di difendere quella che considerava ormai la sua donna era più forte della sua paura nei confronti del genitore, o forse era semplicemente la maschera che gli dava abbastanza sicurezza da concedersi quel tono autoritario, che altrimenti non avrebbe affatto usato.

«Le sto dicendo di smetterla e uscire! – disse, mentre Coccinelle ingaggiava uno scontro contro il violinista, che stava usando il suo archetto come un'arma – Noi affrontiamo questo genere di nemici da molto più di lei e sappiamo gestire la situazione perfettamente, mentre lei dovrebbe fare quello per cui è qui, ossia fare la guardia al re.» dopo quel severo rimprovero il suo sguardo gelido lo trafisse in modo talmente austero e furioso da farlo quasi pentire di ciò che aveva detto.

Tirò un sospiro di sollievo solo quando gli diede le spalle e uscì dalla sala. A quel punto si affiancò immediatamente alla sua compagna, che stava per essere attaccata alle spalle dal suonatore di liuto. Lo colpì alla schiena con il suo bastone attirando la sua attenzione su di lui.

«Qualche idea, mademoiselle?» chiese mentre anche lui iniziava a combattere seriamente.

«Nessuna! Non ci è mai successo di affrontare cinque nemici contemporaneamente.» rispose lei, mentre anche il trombettista iniziò ad attaccarli.

«Il nostro caro conte si è dato da fare...» commentò l'eroe gatto evitando un attacco con un balzo.

«Lucky Charm!» urlò Coccinelle, non appena ebbe un momento libero, lanciando la sua arma verso l'alto. Subito dopo tra le sue braccia cadde un violino con archetto, rigorosamente rosso a pois neri, perfettamente in pendant con i suoi vestiti.

«Dobbiamo forse combattere la musica con la musica?» chiese Chat Noir atterrando uno dei nemici contro cui stava combattendo.

«Credo proprio di sì... – rispose lei vedendo il suo potere suggerirle come fare, indicandole prima lo strumento tra le sue mani e poi le orecchie dei musicisti – Il problema è che io so suonare il pianoforte, non ho mai toccato un violino.» concluse, continuando a guardare dubbiosa l'oggetto in questione.

«Dammi qua!» disse lui prendendoglielo dalle mani e sistemandoselo sulla spalla sinistra.

Non appena l'archetto toccò le corde del violino Juliette si sentì in pace col mondo: quella melodia colpiva dritto al cuore e colmava l'anima, non aveva mai sentito nessuno suonare così.

Ci mise qualche minuto ad uscire da quella sensazione di perfezione. In realtà fu proprio lui a riportarla in sé con un finto colpo di tosse, si riscosse e gli rivolse una breve occhiata: lui stava continuando a suonare e con un cenno della testa le indicò i loro avversari.

Si voltò verso di loro e li vide doloranti, con le mani alle orecchie, come se quella musica fosse davvero insopportabile per loro. Capì che era il momento giusto per purificare quelle persone. Lanciò il suo yo-yo verso di loro facendo in modo che si aprisse e in un attimo vide l'aura maligna di Comt Ténèbre uscire dai loro corpi, mentre la sua arma s'illuminava di energia rossa.

Uno ad uno i cinque componenti del complesso di musicisti cadevano a terra svenuti e liberi. Non appena tutto finì, però, sentì le gambe cedergli e percepì il mondo vorticare per un attimo. Si sarebbe schiantata contro il pavimento se non fosse stato per Chat Noir che con pochi velocissimi passi fu al suo fianco, prendendola al volo.

«Tutto bene?» chiese con un tono quasi preoccupato.

«Sì, credo di sì... É stato solo più faticoso del previsto. – rispose lei rimettendosi in piedi con il suo aiuto, a quel punto lui le porse il violino e lei lo lanciò in aria – Miraculous Coccinelle!» esclamò e lo strumento sparì in una miriade di luci rosse che riportarono tutto alla normalità.

«Ottimo lavoro come sempre mon amì!» si complimentò lui, facendola scoppiare a ridere, con quella sua voce argentina.

«Dopo tutto quello che è successo tra noi, dubito possiamo definirci ancora amici... O mi sbaglio, capitano?» chiese.

«Forza dell'abitudine mia cara... Immagino che allora dovrò creare un nuovo appellativo per lei mademoiselle.» le rispose lui, mentre il potere della fortuna abbandonava il suo corpo facendola tornare semplicemente Juliette.

Makohon Saga _ Amore A VersaillesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora